Stampa
Visite: 352

 

 

EDITORIALE

 

RICORDO DI UNA PARENTESI INCANTATA

di

Philippe BUSQUIN, Presidente Onorario della S.EU.RE, Membro dell'Accademia Reale del Belgio

 

 

 

Nel momento in cui scriviamo queste righe, a pochi giorni dal primo anniversario dello scoppio dell'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe, l'Europa e il mondo intero stanno trattenendo il respiro. La rischiosa scommessa del presidente Vladimir Putin di impadronirsi dell'Ucraina con una guerra lampo ha per il momento provocato un'amara battuta d'arresto e il pericoloso risveglio di uno spalto con strane somiglianze con l'ex "cortina di ferro" che separa, da un lato, un mondo occidentale  generalmente unito e rinvigorito, accompagnato da un potente ritorno dell'America nella "vecchia Europa", da cui si era allontanata per concentrarsi sulla sua rivalità con la Cina, e dall'altro, un impero russo che afferma chiaramente la sua ambizione di restaurare il lustro " insultato" dalla storia, dal 1991. Ciò implicherebbe ristabilire la sua presa su aree che costituivano l'ex URSS di Joseph Stalin, e quindi alle nostre porte una grave minaccia alla sicurezza che ha già portato a un'estensione finora impensabile della NATO. La parentesi incantata di un'Europa pacifica, polo di stabilità in cerca di prosperità, sembra così compromessa che si levano voci per invocare moderazione, allo scopo di evitare una spirale disastrosa. Pur brandendo il rischio dello scontro diretto in una folle escalation, questi fautori del dialogo non intendono abbandonare la volontà di sostenere l'Ucraina e aiutarla nella sua lotta per recuperare la propria integrità territoriale.

 

Se esistono simboli forti in un tale contesto che minaccia la pace mondiale, la commemorazione di quest'anno del 60° anniversario del Trattato di riconciliazione franco-tedesco del 22 gennaio 1963 è una dei primi. Anche se subisce gli effetti dell'erosione, delle tensioni e del tempo, nonché di interessi divergenti in un certo numero di campi. È anche significativo notare che, al di qua e al di là del Reno, resta condiviso dall'86% degli interpellati, perché giudicato un fulcro benefico per l'affermazione dell'Unione europea sulla scena internazionale. Questo atto rimanda anche l'intera Europa alla sua storia, così tragicamente segnata da un susseguirsi di terribili conflitti armati, omicidi e devastanti, fonti del nostro decadimento. Il Trattato di Roma, ponendo le basi dell'Unione Europea il 25 marzo 1957, è stato innegabilmente il fondatore di questa "parentesi incantata" cui rimaniamo decisamente legati, nonostante tutte le sue imperfezioni.

 

In un momento in cui si sentono allarmi nel conflitto di cui l'Ucraina rimane vittima, tesi a sottolineare i rischi di escalation e di spirale, di cui nessuno può ignorare le minacce insite negli errori di calcolo - senza nemmeno accennare a quella di varcare la soglia delle armi non convenzionali - ci accorgiamo di toccare qui il cuore stesso della nostra cultura umanista, universale e cosmopolita. Se il realismo ci costringe a considerare che abbiamo poco peso in questo dibattito geopolitico, al contrario, ogni voce conta quando si tratta di difendere gli alti valori morali che sono alla base del nostro approccio a favore di un mondo più giusto e pacifico. Ovviamente non bisogna mollare la presa e rimanere perfettamente lucidi, mentre i poteri si affermano e prendono la parola, da Pechino e Mosca, sfidando con forza il modello universale di società democratica derivante dall'Illuminismo, da cui discende la Carta dell'ONU, per sostituirlo con quello di un nuovo ordine mondiale di cui sono i cantori. Tanto più che questi atteggiamenti trovano un'eco benevola alle nostre porte, anche all'interno dell'UE, tra i sostenitori di regimi che si definiscono "democrazia illiberale", ma anche in alcuni paesi del Terzo Mondo, tra i quali l'Iran è oggi l'esempio più oltraggioso di disumanità.

 

Il nostro lavoro di studio e ricerca, che fa appello alla nostra memoria e alla storia, attività alla quale, collettivamente, ci dedichiamo dal 2007 con rigore, metodo e perseveranza, non fa altro, con l'indispensabile ausilio della condivisa erudizione di massoni del nostro spazio europeo, che iscriversi nella lunga fila dei nostri predecessori, applicando l'influenza del nostro approccio filosofico, quello dell'Illuminismo messo al servizio dell'Umanità in un'eterna ricerca di miglioramento.

(Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari).

 

 

 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies per migliorare servizi ed esperienza dei lettori.
Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
Per ulteriori informazioni sui cookies e su come eventualmente disattivarli, clicca qui.