Affermare il principio di Fraternità dovrebbe essere, per noi massoni, una tautologia. Tuttavia, sarebbe probabilmente opportuno scavare un poco più a fondo in questo principio che è sacro per noi e che costituisce la pietra angolare di una scelta di comportamento che non potrebbe essere soddisfatta dalla sua semplice affermazione né essere limitata, lontano da essa, al solo spazio chiuso della loggia. La Fraternità è, infatti, inseparabile dall'alterità. Ma non si acquisisce mai in modo definitivo o spontaneo e non è certo accontentandosi di proclamare il nostro attaccamento al suo principio che soddisferemmo le forti richieste che essa pone a ciascuno di noi individualmente e collettivamente. L'esperienza ci insegna le insidie ​​e i limiti troppo umani che si incontrano, per non esimerci da un esame di coscienza poiché la Fraternità è troppo spesso ostacolata da interessi che ne impediscono la pienezza dell'attuazione. L’essere fraterni, inoltre, è così difficile da definire, e molto di più da applicare non appena usciamo dal disegno del nostro quadro (e si riesca anche a guardare le cose in faccia, a questo proposito), che dobbiamo avere il pudore ammetterlo senza trucco, ma anche considerarlo come un obiettivo di generosa "saggezza" da non tralasciare mai nel mettere in prospettiva i nostri progetti.

Nessuno sfugge, per quanto ben intenzionato, al rischio di derogare da questa esigenza primaria. La Fraternità fa parte del trinomio repubblicano inscritto sul frontespizio di tutti i nostri edifici pubblici. Essa permea profondamente la nostra storia e la nostra cultura nazionale dalla Rivoluzione francese. Si è innegabilmente diffusa in tutto il mondo grazie all'influenza di ideali largamente esportati, che fortunatamente si sono appropriati di correnti "illuminate". Può, a ragione, essere rivendicata a tutte le latitudini come parte del patrimonio universale dell'Umanità. Tuttavia dobbiamo però diffidare della nostra propensione a pensare di essere i detentori, in qualche modo "per eccellenza", di questa virtù. E poiché intendiamo collocarci in una prospettiva europea, sarà interessante fare qui riferimento al pensiero di Jürgen Habermas, filosofo tedesco padre fondatore dell'“etica della discussione”.

 

Essa si basa sui poteri emancipatori della ragione, cercando di superare la netta opposizione tra il razionalismo e le critiche della ragione sviluppate da Nietzsche e da Heidegger, e da quelle radicali della scienza di Foucault.

 

Non possiamo restringere il campo delle nostre riflessioni a quest’unica dimensione ma, nel contesto europeo quale è il nostro oggi, e al quale si rivolgono le nostre indagini, possiamo e dobbiamo essere attenti ad essa ponendoci domande aventi per finalità, non in una sorta di auto-flagellazione, un metodo basato su esigenze contemporanee in un ambiente internazionale che porta il segno di una globalizzazione denigrata ma alla quale nessuno sfugge, a causa della realtà implacabile del "villaggio globale" più che mai esposto a spietati rapporti di forza e ad egoismi sia nazionali sia intereuropei tra le principali potenze coinvolte.

L'Europa, lo vediamo chiaramente, si confronta con questa dura realtà che gioca a sfavore degli stretti egoismi nazionali, privi di ogni forma di Fraternità, come possiamo osservare nelle famose "democrazie illiberali" in Ungheria e in Polonia, peraltro grandi beneficiarie di importanti sovvenzioni dell'UE. Ma, per contro, non è certo incoraggiante notare gli effetti di esplosioni inaspettate, indotte dalla resistenza di un numero significativo di paesi europei, si spera perenne, agli eccessi dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump che durante il suo mandato alla Casa Bianca ha eretto l'egoismo nazionale più esacerbato, cinico e brutale al rango di principio di governo, ovviamente del tutto privo di qualsiasi forma di empatia, di compassione o di Fraternità. Non è perché questo ex capo di Stato del paese faro della più grande democrazia di un tempo, così ben analizzata da Alexis de Tocqueville, che è riuscito a prevalere sul pianeta Terra per quattro anni in buona compagnia con dirigenti cinesi, coreani, russi e turchi, per citare solo i più influenti oggi nella misera interazione del concerto delle Nazioni, che noi si debba assecondare questo "pragmatismo". Anzi! Ciò significherebbe negare i nostri valori e ciò che costituisce la ragion d’essere capitale del nostro Ordine iniziatico.

Certamente è importante non ignorare le norme, non prive di cinismo, della "Real Politik", che ci condannano ad ammettere, pur rifiutandole, le regole del gioco politico internazionale che, almeno a partire da Machiavelli, prevalgono nel dialogo delle Nazioni al punto da rovinare gli sforzi e le speranze alimentate dalla creazione delle Nazioni Unite dopo il fallimento della Società delle Nazioni. Tuttavia, se queste realtà, così contrarie alla nozione di Fraternità, non possono essere totalmente ignorate, non ci sarà mai alcuna fatalità implacabile per noi che possa farci rinunciare alla  bella utopia della Repubblica Universale enunciata dal Cavaliere di Ramsay nel suo famoso discorso precursore.

La forza di questo messaggio è più attuale che mai. L'Europa, della quale Pascal Lamy ha potuto scrivere che "rimane l'opzione più civile della globalizzazione" (Pascal Lamy, "Quand  la France s'éveillera", Odile Jacob. Vicino a Jacques Delors, Pascal Lamy è stato commissario europeo incaricato al commercio (1999-2004) e poi ha diretto l’organizzazione mondiale del commercio) deve rimanere per noi un campo in cui eserciteremo quindi attivamente la nostra influenza per contribuire a far prevalere la Fraternità, facendo affidamento sul maggiore denominatore comune grazie alle SS:. e FF:. dello spazio dell'Unione Europea dei Ventisette, che aderiscono liberamente a questa bella e nobile ambizione, nel migliore dei casi forse facendo astrazione dai loro vincoli dottrinali massonici.

Ma l'Utopia andrà così lontano? È importante, comunque sia, che la parola circoli senza ostacoli o idee preconcette, per aprire nuovi spazi sensibili a questa "etica della discussione" sopra citata. Dopotutto, ricercatori e storici hanno potuto dimostrare, grazie al dialogo massonico senza precedenti avviato nel 2007 a Edimburgo, la loro capacità di sedersi allo stesso tavolo senza imporre gli infiniti fastidiosi prerequisiti. Un approccio risolutamente fraterno che, da allora, ha prosperato con i famosi "Incontri internazionali di Storia della massoneria e delle organizzazioni Fraterne" svolti alternativamente alla Biblioteca nazionale di Francia e a Washington. A riprova che niente è mai impossibile.

Allora, come estendere questo metodo ai poli europei e a Bruxelles? La domanda contempla inevitabilmente una comprovata competenza e la capacità di sensibilizzare e di farsi ascoltare negli ambienti istituzionali. Il Grande Oriente di Francia ha sperimentato, in varie forme e con risultati che alcuni giudicheranno in questa fase disomogenei, la formula di un lobbista responsabile essenzialmente dell'osservazione e dell'individuazione delle vie per informare e supportare il Consiglio dell'Ordine e il suo Gran Segretario per gli Affari Esteri , in un ambiente molto "competitivo". Dobbiamo ammettere che, in questo caso, siamo in presenza di rapporti di potere che sfuggono alla scala di un'obbedienza, anche se forte di circa 50.000 membri. La costituzione della COMALACE e / o dell’AME (Associazione Massonica Europea) non è stata particolarmente determinante, perché queste entità ad hoc soffrono di un problema, sia per mancanza di legittimazione, sia per la concorrenza più o meno sorda tra le obbedienze europee e comunque per l'atomizzazione del corpo massonico europeo in cui operano, contemporaneamente, i vari attori e le istituzioni di Bruxelles per l'attuazione dell'articolo 17 del Trattato di Lisbona.

Abbiamo anche il diritto di interrogarci sulla nascita dell'IME (Istituto Massonico Europeo) e su quella della FEFM (Federazione Europea dei Massoni). A questo si aggiunge la formidabile competizione con altri soggetti che non mancano di potenti mezzi finanziari fuori dalla nostra portata, tra i quali si trova non solo tutto ciò che ruota intorno alla Chiesa Romana Cattolica e Apostolica, ma anche quello di gruppi sempre più significativi vicini alle sette religiose anglosassoni. Di fronte a questi concorrenti la massoneria, plurale per definizione, scomposta in una miriade di obbedienze, ma anche ricca nella sua diversità, difficilmente ha peso. Non possiamo però accontentarci di quella che sembrerebbe una rinuncia ed è opportuno accogliere al riguardo la scelta del Convento del GOdF di Rouen, nel 2019, che ha testimoniato un impegno volontaristico senza precedenti, con il voto massiccio della decisione 28 del 91,7% dei voti dei Delegati che hanno dato mandato al Consiglio dell'Ordine e ai Congressi Regionali per aiutare la condivisione del lavoro di tutte le logge volontarie che desiderassero lavorare per l'ideale della fraternità europea. Si tratta dell’occasione tanto attesa per agire in modo diverso.

La Loggia missionaria SAMARCANDE che, al GOdF, s’impegna con metodo per identificare e riunire nella sua opera FF:. e SS:. sparsi per il mondo, si è anche assegnata come uno dei suoi obiettivi quello di aiutare ad affrontare le sfide in Europa, come fanno già da tempo per vocazione anche la Loggia di studi e di ricerche AD EUROPAM e le Camere della Région Paris 2, unendo con grande energia talenti e competenze. Questo lavoro ha la singolarità di associare membri del nostro Ordine che non appartengono al GOdF, nel caso particolare di AD EUROPAM che, quindi, non può operare come altri.

Anche se siamo ancora agli inizi e dobbiamo stare sul lungo periodo, che è quello massonico, quello della storia, della riflessione e della cultura, è incoraggiante notare un impulso nuovo e promettente che è da sperare possa beneficiare di una sempre più numerosa e forte adesione delle logge, anche se, purtroppo, la pandemia paralizza le attività "in presenza" di molte di esse e ignoriamo ovviamente l'ampiezza e la durata del covid 19. "Infinitamente rimandata, la fine della crisi è un concetto sfuggente", come ha osservato una cronista di Le Monde ("Le monde d'après? Nous y sommes" di Sylvie Kauffmann, Le Monde, 18 febbraio 2021). Quello che rimarrà decisivo sarà, alla fine, l’apporto dei FF:. e delle SS:. che contribuiranno, nonostante questo contesto sanitario senza precedenti, al lavoro collettivo per aumentare Fraternità e solidarietà.

La solidarietà, infatti, va di pari passo con la Fraternità dalla quale è inseparabile. Ma sembra ancora essere il parente povero dell'Europa, sia all’interno dei Ventisette sia esternamente in spazi geopolitici vicini e talvolta più distanti di un mondo multipolare, ai quali non possiamo rimanere insensibili. Le migliaia di scomparsi nel Mediterraneo scuotono le nostre coscienze e ci riportano alle dolorose realtà di un'umanità alle prese con le difficoltà derivanti da bacini di estrema povertà e / o da conflitti armati, quando non si tratta di popolazioni soggette a regimi totalitari che portano all'esodo. Abbiamo solo scalfito la superficie di questa necessaria solidarietà negli sviluppi precedenti. Ma la solidarietà ci rimanda a una tragedia umana che si svolge alle porte di questa appendice dell'Eurasia, erede di antiche civiltà, dell’umanesimo giudaico-cristiano, del diritto romano e dell’illuminismo. Il preambolo della Costituzione europea afferma questa filiazione ricordando che essa trae la sua ispirazione "dalle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, dalle quali si sono sviluppati i valori universali che costituiscono i diritti inviolabili e inalterabili della persona umana, così come la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo Stato di diritto ". Tuttavia, cosa succede nella realtà e quando si confrontano gli interessi particolari degli individui e degli Stati? Noi qui ci troviamo di fronte, con una concettualizzazione abbreviata, al contesto geopolitico profano del dibattito al quale siamo invitati.

Tuttavia, le obbedienze o l'Ordine massonico, in una parola ciascuno di noi, perché sono solo l'aggiunta istituzionale, hanno una vocazione specifica che appartiene al loro proprio campo: quella di ricercare con i FF:. e le SS:. del nostro perimetro europeo l'esplorazione fraterna e la costruzione rispettosa di modalità di attuazione concreta della solidarietà; queste non potrebbero essere definite diversamente, per essere accettabili e accettate, che nel rispetto delle specificità dei vari ambienti che costituiscono il vasto mosaico dell'Europa dei Ventisette.

Ciò presuppone di resistere a una tentazione, fin troppo naturale per noi, di un messianismo che sarebbe inaccettabile dai nostri partner, come sappiamo per esperienza, e quindi destinato al fallimento. Diffidiamo dei nostri demoni. Suggeriamo quindi partenariati di solidarietà piuttosto che quelli che assomigliano troppo alle eroiche epopee napoleoniche o repubblicane post-rivoluzionarie che, per un tempo effimero, hanno nutrito il nostro orgoglio nazionale ridisegnando la mappa dell'Europa. Alcuni lo sognano ancora, poiché l'insegnamento che abbiamo ricevuto sin dalla nostra più giovane età è stato applicato per convincerci della superiorità che deriveremmo dall'eredità della nostra gloriosa Rivoluzione francese. Dobbiamo anche fare attenzione ai nostri istinti. La storia ci insegna cosa è successo e cerchiamo di staccarci un attimo dalle Images d’Épinal. A rischio di balbettare, ricordiamo che noi massoni possiamo solo lavorare utilmente e ragionevolmente sul lungo termine, mentre la nostra società, in costante accelerazione, è tentata dall'immediatezza e dagli effetti perversi indotti dai social network.

Definito questo stato dell’arte, ci troviamo inevitabilmente di fronte alle realtà di una messa in atto che possa idealmente integrarne i vari aspetti. Se intendiamo essere coerenti con quanto precede, cioè una modalità operativa fruttuosa e rispettosa delle potenze presenti in Europa, anziché formulare qui, noi stessi, progetti che diverrebbero quindi, in qualche modo, figure imposte, perché non permettersi per una volta un passo di lato, lavorando certo internamente senza ulteriori indugi, ma permettendo all'immaginazione creativa di espandersi, per chi vorrà coglierla qua o là, per confrontarci? Questo certamente non significherebbe mettere in atto, nella forma inizialmente prevista, una decisione emanata dal Convento sovrano delle logge del GOdF. Ma non significherebbe derogarvi. Non sarebbe proprio questo il modo migliore per dimostrare la capacità collettiva dei Massoni europei di contribuire, con un'autentica Fraternità, ciascuno con la propria pietra, a un edificio che si è chiaramente impegnato a costruirsi senza di loro, un'Europa istituzionale, nonostante le sue debolezze spesso denunciate e che ha già dimostrato la sua capacità di progredire dove fino ad ora non siamo stati in grado di superare ciò che ci divide?

Questo metodo iconoclasta, di cui alcuni potrebbero offendersi e che altri potrebbero forse salutare con piacere, avrebbe il vantaggio di innovare, lasciando il campo aperto a una dinamica decisamente innovativa che non sarebbe concentrica ma risulterebbe dall’apporto fecondo, in una nuova temporalità, delle obbedienze europee il cui peso non includerebbe il difetto originale di tutti coloro che vogliono o devono dominare fin dall'inizio. Il dibattito sulle idee sarebbe così liberato da ogni forma d’inibizione e tanto più fecondo poiché le maggiori potenze massoniche europee, attori sperimentati nelle opere da esse ideate e dirette, sarebbero invece totalmente libere di contribuire poi, senza altro limite che la Fraternità e la solidarietà, dopo aver integrato i vari contributi.

Alain de KEGHEL, febbraio 2021