b_200_200_16777215_00_images_immagini_copertinelibri_appuntidiesoterismogrande.jpgNatura-Luce-Architettura: archetipi e  simboli del costruire tra Illuminismo e Libera Muratoria

SABATO 24 OTTOBRE – 17.00 

GIORGIO GALLI

( politologo, docente di Storia delle Dottrine politiche)

Lo Studio in questione e le analisi  sull'architettura  di Gabriele Bellotti raccolte  nel testo "Esoterismo e architettura dei Lumi"1  dimostrano la  coesistenza tra esoterismo e razionalità nell'Illuminismo. Questo pensiero,  che oggi appare quasi acquisito, ha origini  lontane. Gli studi miei,  di Erica b_200_200_16777215_00_images_immagini_articoli_bookcity2015_galli.JPGMannucci o Furo Jesi  furono pioneristici  in tale senso e i miei lavori sviluppati in questi anni  portano a considerare questo processo e orientamento della ricerca molto proficuo anche per l'avvenire. Oggi tuttavia pare  prevalere  in tale rapporto solo l'interpretazione  secondo la quale  questo connubio tra  razionalità ed esoterismo  non abbia avuto che aspetti negativi. Usando il termine  "controiniziazione"  e pertanto rifiuto, si è portati  a credere che tale  simbiosi non abbia fatto altro che determinare  quei fattori - tutti moderni- che , secondo tale corrente di interpretazione tradizionalista, determinano  tutti i malesseri  attuali.  Lungi dal pensare   che ciò possa essere la verità  ricordo i miei primi studi  sul marxismo e su come,   le diverse scuole di interpretazione dello stesso, per quanto identiche e contigue,  si scomunicavano reciprocamente affermando di essere  le sole vere e nel giusto. Per tale ragione  sono portato oggi a ritenere, anche alla luce degli  approfondimenti  svolti  nel mentre,  che   il termine  "controiniziazione" in ambito esoterico  non significhi altro che l'altra "parrocchia" o l'altra "scuola", poichè poi nei fatti, come emerge dal lavoro del  Bellotti in architettura, spesso scuole e correnti iniziatiche  differenti  ( in questo caso differenti obbedienze  massoniche a ispirazione templare e cavalleresca )  si  combattevano  l'un con l'altra sulla base di  un comune linguaggio e  retroterra  simbolico culturale e con un assoluta eguaglianza di credo e assunti etici, teoretici, morali, esoterici e simbolici. E' il caso eclatante a mio parere di Goethe, che  inveendo contro il buon Laugier, tuttavia, fa  proprie le idee dello stesso, in modo alquanto paradossale e non privo di contraddizioni e giungendo alle medesime considerazioni e  conclusioni sul gotico.

Nei miei studi su "esoterismo e politica"2 e  nella collaborazione  con Paolo Rumor  e Bagnara Loris  allo splendido lavoro  dal titolo "L'Altra Europa"3 ad esempio emerge come Cartesio - padre di quei "moderni" tanto elogiati e spronati da Laugier-  secondo Steiner per esempio non fu  che uno dei primi "sovvertitori"  della "tradizione"   anteponendo il pensiero all'essere  nel  suo  affermare "cogito ergo sum". Sappiamo altresì tuttavia che  Cartesio fu tra i primi  proto-illuministi e  fautori di quella "Riforma",  come  ribadisce  il Bellotti citando peraltro  lo studio  della  Yates dal titolo  "L'Illuminismo dei Rosacroce"4,   che   richiama ai  misteriosi manifesti del 1614, e che lo stesso Bruno  nelle sue opere  ermetico-egizie  antepone lo spirito e l'intelletto alla materia che ne è solo  una conseguenza.

Direi pertanto  semplicemente  scuole diverse  ove il termine "controiniziazione" e  "iniziazione" paiono  essere interscambiabili a seconda del punto di vista,  geografico, religioso,  etnico, culturale o geopolitico.

Non ultimo il buon ex-gesuita, enciclopedista, benedettino e libero muratore (?) Marc-Antoine Laugier che, secondo la scuola guénoniana, penso a Jean Robin ad esempio, non fu che uno dei grandi agenti della controiniziazione  determinando, con le sue opere e azioni, quel processo che  pose le basi della Rivoluzione Francese ( come se l' Illuminismo, nelle sue mille correnti e rivoli, l' Enciclopedia e poi  la Rivoluzione   nelle sue  molteplici fasi, fossero un tutt'uno ) senza scordarsi  di tutti i fatti  che ne furono premessa e che ancora oggi si riflettono nella Francia di un  de Gaulle e dei suoi eredi.

Il lavoro "Esoterismo e Architettura dei Lumi" evidenzia come  il linguaggio  architettonico  sia un esplicito supporto  visivo, iconologico e iconografico a questi processi, testimonianza delle profonde e complesse relazioni, nella modernità,  tra classicismo e anticlassicismo, tra esoterismo e razionalità,  e che purtuttavia necessità delle debite chiavi di lettura e di ulteriori approfondimenti in una prospettiva allargata.  Oggi più che mai.

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GABRIELE BELLOTTI

(libero ricercatore, dottore in Architettura e socio della Società Italiana di Studi sul Diciottesimo secolo)

«…Sarebbe privo di senso attribuire alla cerchia del duca, al Marigny, o al sovrano decisi orientamenti teologici. Ma, come ho già affermato, vi era nel suo entourage un numero sufficiente di uomini in grado di intendere cosa implicasse la scelta di dedicare a due sante come S.te Madeleine e S.te Geneviève le due grandi chiese di cui si è precedentemente parlato in questo capitolo: una scelta che per un gesuita o ex gesuita colto, come era padre Laugier, doveva sembrare addirittura ovvia. Si riteneva che S.te Madeleine fosse morta a Sainte-Baume, vicino a St. Maximin; le sue reliquie venivano colà venerate. Ella conseguentemente costituiva un legame diretto tra la Chiesa francese e i primi discepoli di Nostro signore…».

Joseph Rykwert, I primi moderni, 1986.

b_200_200_16777215_00_images_immagini_articoli_bookcity2015_bellotti.JPGRingrazio il prof. Galli dello splendido excursus, come anche del suggerimento di una possibile  differente  lettura, una sorta di prospettiva "rovesciata" o "deformata"  - come direbbe BaltruŠaitis-  rispetto a quando  ho evidenziato nel mio lavoro.  Mi è tuttavia doveroso porre però una premessa: questo è un lavoro di ricerca. Composizione di un mosaico partendo da briciole, della proposta di un percorso e di  piste  partendo da tasselli stimoli e suggerimenti. Che evidenzia  percorsi  in quanto frutto di contaminazioni ove nulla è scontato, e di molti, davvero molti,  dubbi. L'approccio  invece  di chi etichetta,  secondo un ordine infuso dall'alto, e di una valutazione di merito un processo storico, secondo verità divine a lui solo concesse  non ha nulla a che vedere con la ricerca storica. Potremmo altresì parlare di credo o di religione semmai. Il "T"radizionalismo guénoniano che mi pare possa ricondursi ai sostenitori delle tesi esposte dal prof. Galli  parte da una sorta di rigida verità metafisica e sulla base di essa si pontificano dottrine "adattando" sovente nomi, fatti e luoghi della storia secondo un piano preordinato e smussando spesso qua e là  quello che non torna.   Eco nel "Pendolo di Focault"5,  descrive, citando Pawels e Bergier  la "dottrina guénoniana"  una sorta di "nazismo senza carri armati"6, ed è pienamente condivisibile a proposito  il pensiero di Alec Mellor che, nel 1974, nell'introduzione a un suo libro sui miti massonici  riconduce tale pensiero a una sorta di "regressione"7 rispetto al percorso storico-scientifico che, al contrario,  potrebbe arricchire notevolmente non solo la conoscenza della  Libera Muratoria ma anche della Storia in generale.

Ciò detto tuttavia, se dovessi trovare un parallelo a questa sorta di "congiura", la ricondurrei  a quella "Querelles" tra Antichi e Moderni  che ebbe in Francia  -siamo nel Seicento- il suo vero e proprio campo di battaglia, e dove i "Moderni",  guidati da un Descartes  rosacrociano e sostenuti da un Perrault  ( medico, scienziato e architetto) si pongono,  rispetto agli antichi con pari dignità, facendo proprie le intenzioni di "Riforma dell'Unico-Verso" del Manifesto di Tubinga del 1614  e del quale  troviamo ampi approfondimenti appunto nel testo di F.A. Yates sull'"Illuminismo dei Rosa-Croce".

I Moderni, stanchi  della sudditanza psicologica rispetto a una mitica Eden perduta e a un 'età dell'Oro ove i grandi  del passato appaiono dogmi insormontabili, riaffermano  una propria dignità. "Posando i piedi sulle spalle" di chi prima di loro,  comprendono che possono osar  guardare orizzonti più lontani e portare avanti un perfezionamento e un progresso ulteriore dello scibile umano. "Liberarsi dalla servile abitudine dell'imitazione e della copia, ed osservare  direttamente i principi, ovvero la Natura  grazie al METODO...",  tuona  il gesuita e benedettino M.A.Laugier nei suoi saggi sull'architettura nel 1753- 65, e sprona  gli architetti ad osare  con quello stesso atteggiamento che fu proprio del rinascimento e del  medioevo.

La "Natura", in quanto oggetto di studio e creazione del creatore, è lo strumento idoneo  per pervenire alla conoscenza di Dio e del tutto grazie alla Scienza tanto quanto la Teologia:  equiparando lo scienziato al teologo si ripropone così nel Settecento  quel conflitto  che nel medioevo contrappose  i Teologi  averroisti di Parigi al Papa e comportò non pochi problemi a Leonardo da Vinci  nel rinascimento.  Dom  Mabillon equipara del resto in questo stesso solco lo studio alla più alta forma di preghiera nel Seicento, e siamo sempre a Parigi.

E la Natura, che muove   Saint Martin come Diderot  allo studio delle scienze e della biologia,  ha un nome preciso  per tutto il Settecento: Iside. Lo è per il Terrasson  nel "Sethos", lo è per il benedettino  Dom Pernety nel "Dizionario Mito-Ermetico" e lo è per  Charles Dupuis nell'"Origine di tutti i Culti". Anche  L.C.Ruotte per rappresentare la "Libertà e l'Uguaglianza unite dalla Natura"  non trova di meglio - siamo nel 1754-  che rappresentarla sotto le forme della Iside multimammia  che fu già di Montfauçon e Kircher. Si ripropongono così  nel cuore dell'Illuminismo quei  tratti inequivocabili che esprimono il  concetto di fertilità e vegetazione esattamente come  nel medioevo e nel rinascimento, nelle  cattedrali gotiche  come  nel Polifilo. Con tali  immagini  di uomini  vegetali e/o selvatici e  di Isidi prolifiche  vi è la costante idea di una Natura che esprime la sua forza vitale e che,  studiata, pone   l'uomo in quella  condizione  originale e sapienziale di illuminazione  e  quello stato primordiale e incorrotto che gli era consono prima della caduta e del diluvio.  Grazie  alla scienza, si equipara  lo scienziato dei lumi  al "buon selvaggio".   Simbolicamente nella Libera  Muratoria di questi anni viene rappresentato tutto ciò  nel  termine: "Noachita". 

E' questo atteggiamento che ispira e  porta  Dom Pernety (reduce dai viaggi con Bouganville nelle americhe) a difendere  l'uguaglianza tra esseri umani8 su basi ermetiche, monogeniste e bibliche, contrapponendosi a chi,   sostenendo tesi poligeniste, come de Paw o Voltaire ( Voltaire versus de Gobineau?)  negava di fatto che gli indigeni  delle americhe fossero esseri umani . In tale senso il Settecento e la Francia ( definita da Ramsay " patria di tutti i popoli e patria gentis humanae ")  non sono che metafore di uno stato ideale proteso a un idea  moderna e cosmopolita che  incarna i principi assoluti di libertà eguaglianza e fratellanza ben prima della Rivoluzione. Quando Ramsay  infatti nel "Discorso" del 1737 scrive che la Francia è la “Patria di tutti i popoli”, lascia intuire che non vi è altro, nella Francia, che una “idea-laboratorio” di carattere simbolico che non ha  nulla di nazionalistico o risorgimentale. Con lo stesso atteggiamento è possibile leggere le parole di Stanislao Leszczynski e di Marc-Antoine Laugier sulla Francia: niente altro che il punto di partenza di una “riforma architettonica-simbolica e sociale” da estendersi al mondo come modello di perfezione. Georges Pieri, in “Raison et Cosmopolitism au XVIII siécle”, a proposito dell’enciclopedia scrive: <<…è così che Jaucourt, nella Enciclopedia, all’articolo “Patria” scriverà: “Il patriottismo più perfetto è quello che si possiede quando si è ben riempito di ogni diritto il genere umano, e si rispettano faccia a faccia tutti i popoli del mondo”. L’amore della patria è l’amore della legge. È una virtù politica secondo la quale si rinuncia a se stessi, preferendo l’interesse pubblico al proprio. Lefranc de Pompignan potrà anche lui affermare:” Il cristiano è al contempo cosmopolita e patriota; queste due qualità non sono incompatibili. Il mondo è per la verità una patria comune”...>>.  Il Buon selvaggio di Rousseau, il Ciro di Ramsay e  il Robinson Crusoe  di Defoe,  come anche il Papagheno di Mozart  non  risultano  così  che ( perlomeno  in ambito iconografico)  la riproposizione  settecentesca dell'archetipo  del buon selvaggio-uomo selvatico   medievale o degli uomini pieni di frutti e foglie del Polifilo ( autentica summa ermetica del rinascimento ), ove il paradigma sapienziale , incarnato da Iside-Cerere ( patrona della vegetazione e della fertilità) non è altro che  la  forza della vita espressa dalla Luce e dalla Natura  e dalla loro interazione  come base  della conoscenza e del sapere. Nella Natura Laugier  indica la fonte delle buone regole. Su tale pensiero l'architettura gotica incarna e codifica , sul piano geometrico e materiale,   il pensiero  del francescano Roberto Grossatesta, uomo di scienza e studio che  riscopre  i classici (Aristotele)  grazie  ad Averroè ed Avicenna, e giunge nei suoi scritti sulla "Metafisica della Luce" alla conclusione che la materia non è altro che luce corporificata secondo leggi strutturate sull'ottava.  Lo sviluppo  -come sostiene tra gli altri BaltruŠaitis- delle cattedrali gotiche secondo le dottrine del Grossatesta si riflette pienamente nei taccuini di Villard de Honnecourt. Ed è questo  stesso pensiero quello  che  porta molti  "MODERNI",  sin dal seicento( Félibien, Perrault, Wren, e poi  Tournemine, Cordemoy e Laugier ) a sostenere  un origine "araba" dell'architettura gotica come veicolo della trasmissione di antiche conoscenze in grado di permettere un risveglio dell'Europa.  Origine  che Ramsay riconduce  nel suo "Discorso" al  movimento templare. Grossatesta del resto ispira  Isaac Newton e la scienza settecentesca: <<...questo spirito forse è il corpo della luce, dato che entrambi hanno un principio attivo prodigioso, entrambi sono perpetuamente all'opera. Perchè tutte le cose sono fatte per emettere luce col calore [...] Nessuna sostanza pervade tutte le cose in modo così indifferenziato, sottile e rapido come la luce e nessuno spirito sonda i corpi in modo così sottile, penetrante e veloce come lo spirito vegetale...>>. (Dibner collection MSS 1031 B (1,n.30). Lo studio della luce che  fa vegetare la natura, si esprime concettualmente nel Settecento in un'architettura   luminosa e nuova, frutto intenzionale  dell' unione tra la classicità greca e l'architettura gotica ( come unione degli opposti): il Panthéon ideato da Soufflot.  Grazie allo studio  delle strutture gotiche e ai rilievi  delle architetture classiche, ma anche agli studi scientifici di Kircher e di Villapando ( il cui Ordine Salomonico viene  studiato da Perrault  per l'edificazione della facciata del Louvre e  pubblicato  alla voce architettura nella stessa Enciclopedia), questi  principi  divengono nel Settecento i cruciali elementi iconografici incarnanti la  rinascita della scienza e della civiltà e  portano a riproporre in chiave  moderna, con la nascita di un "Ordine francese" a foglie di palma,  quell'archetipo assoluto nella storia dell'Occidente  che  sul piano architettonico era la sintesi di questi principi, ovvero  l'Ordine salomonico  in quanto  strumento ordinatore e regolatore del cosmo.

Il Panthéon di Soufflot ( alter ego materiale dei sogni laugeriani e ultimo grande geroglifico secondo Rykwert) pare così incarnare  dunque  il modello escatologico del terzo Tempio, sintesi  della classicità  con il gotico e massima espressione di quel Concilio di Clermont che, nella metà del Settecento, vede in Francia  la rinascita del Templarismo. Con esso si inaugura  un nuovo mondo. L'Ordine Francese fonda un nuovo linguaggio, quasi nella convinzione che l'architettura e la luce possano migliorare gli uomini. Recuperando  la forza matematica e strutturale del gotico  si permette  alla classicità quella leggerezza strutturale tale da proporla come rinnovato  Tempio di Salomone; struttura metafisica e luminosa e regolo dell'Universo nonchè  premessa alle opere di un Viollet le Duc, di un Le Corbusier, di un Bruno Taut o di un Gaudì.   

Il Panthéon,  la cui  posa della prima pietra ha, nel 1763, precisi intenti  libero muratori, è  intenzionalmente tutto questo: croce greca, luminosità e leggerezza, Tempio della nuova religione  e  enciclopedia di pietra  nonchè  incarnazione dei principi  esortati da Ramsay nel 1737  in cui il neo-templarismo si poneva  nella modernità come movimento  anelante  a riformare il mondo con la scienza9

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Gabriele Bellotti, Appunti di Esoterismo e Architettura dei Lumi-aspetti anti-classici in Marc-Antoine Laugier 1713-1769. Il Prato. 2014.

Galli Giorgio, Esoterismo e Politica, Rubbettino. 2010.

Paolo Rumor, Galli Giorgio, Bagnara Loris , L'Altra Europa- Miti, congiure ed enigmi all'ombra dell'unificazione europea. Hobby and Work. 2010.

Francis Amelia Yates, L'illuminismo dei Rosa-Croce, Mimesis. 2011.

Umberto Eco, Il Pendolo di Focault. Bompiani. 1988.

"...in un certo senso, l'hitlerismo era il guenonismo più le divisioni blindate..."  Pawels e Bergier, Il mattino dei maghi. Gallimard. 1960.

"... La regressione guénonana. Il movimento che si era così incontestabilmente affermato in favore di una concezione obiettiva, razionale, e, se possibile, scientifica della storia massonica, doveva incorrere, agli inizi del XX° secolo, contro un'ostacolo: quello del Guénonismo..." . Alec Mellor, Les Mythes Maçonniques, Payot. 1974

"...io credo ad un primo colpo d'occhio, che essi sono più uomini che noi, in tutti i loro costumi, degni della semplicità primitiva dei buoni vecchi tempi...". Pernety, Recherche philosophique sur les Américains, 1769.

"... la colonna libera, il colonnato, come ricorda  M. Petzet, non sono solamente garanti  di uno stile architetturale ma son concepite in rapporto all'ordine sociale e allo stesso ordine di tutto l'universo..." D. Rabreau, La basilica Sainte-Geneviéve di Soufflot. in Aa.Vv. Le Panthéon, 1989.