LA TANICA O LA LIBERTÀ

di  Jean-Dominique Giuliani

Laureato in Giurisprudenza - Laureato all'Istituto di Studi Politici, Revisore dei conti presso l'Istituto di Studi Avanzati della Difesa Nazionale - 44a sessione

Cavaliere della Legion d'Onore, Ufficiale dell'Ordine Nazionale al Merito, Gran Croce Federale al Merito della Germania, Commendatore dell'Ordine di Gediminas (Lituania), del Servizio Nazionale della Romania, della Repubblica di Ungheria e titolare di altre decorazioni.

Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari

Fonte: FONDAZIONE ROBERT SCHUMANN – Parigi, Bruxelles

 

Come fermare la guerra? Abbandonando l'Ucraina, ancor prima che fosse attaccata, la NATO e i suoi alleati hanno rinunciato a cercare di dissuadere Putin dall'attaccare il suo vicino. Poche truppe, anche in esercitazione, avrebbero potuto essere sufficienti...

Per le democrazie, la domanda è sempre la stessa: come contrastare i dittatori, le loro spudorate bugie, la loro paranoica ubriachezza e il loro cinismo? Ci servono sempre lo stesso cocktail che gioca sulla paura della guerra, l'ingenuità, l'innocenza, cioè l'onestà e la buona fede delle democrazie di fronte agli autocrati. Questo spesso porta al peggio, alla guerra, alla miseria, persino al genocidio e sempre alla sofferenza delle popolazioni.

Come fermarli quando minacciano l'ordine internazionale e fino a quando accetteremo di vedere i bambini ucraini soccombere sotto le bombe, le città d'Europa che crollano sotto gli obici e i diritti più elementari di un paese continentale violati?

È vero che gli Europei si sono mobilitati rapidamente e con forza. Quasi un migliaio di persone o di entità ora cadono sotto le loro sanzioni, le più severe mai assunte sino ad oggi. Ma solo la forza, la sconfitta o il timore di subirla possono far retrocedere Putin. In caso contrario, il ristabilimento di un vero equilibrio di potere può obbligarlo ad accettare vere trattative e porre fine ai combattimenti. Ma gli Europei esitano. Non sono ancora arrivati ​​a immaginare misure più forti perché esse danneggerebbero il modo di vivere dei loro cittadini.

Poiché ci rifiutiamo di utilizzare mezzi militari, la cosa più efficace sarebbe fermare qualsiasi acquisto di energia dalla Russia, il cui bilancio e le cui armi sono finanziati dalle entrate del gas e del petrolio. Gli obici che uccidono gli Ucraini vengono pagati con i proventi delle importazioni europee di petrolio e gas.

In questo caso, il prezzo della nostra libertà è il prezzo delle privazioni. E finché gli Europei non avranno il coraggio di arrivare al punto di privarsi di queste risorse, le loro grandiose dichiarazioni di sostegno all'Ucraina sono un po' sospette, comunque non abbastanza efficaci di fronte alla brutalità degli eserciti russi.

Si può capire la cautela delle autorità tedesche, italiane, ungheresi o bulgare, che le cattive scelte mercantiliste o politiche hanno reso quasi interamente dipendenti dai loro acquisti energetici in Russia. Ma qui potrebbe trovare espressione la solidarietà europea. Il rafforzamento del mercato e del commercio interno potrebbe rimediare a queste mancanze e potrebbe solo anticipare il calo del commercio internazionale in arrivo.

Allo stesso modo, è probabile che l'Unione europea si trovi di fronte alla necessità di rivedere con urgenza molte delle sue politiche, a cominciare dai suoi rapporti commerciali con terzi, e la sua politica agricola non potrà chiudere gli occhi di fronte alla prossima crisi alimentare o ai numerosi vincoli che si è imposta per essere esemplare, ad esempio, in materia di ambiente.

E, questa volta, saranno piuttosto i paesi del nord e del centro Europa ad aver bisogno della solidarietà degli altri! Un'altra buona occasione per dimostrare la solidarietà europea.