L’Europa e la Massoneria oggi.

Nel suo intervento, Christoph MEISTER si è affidato alle riflessioni che gli giungono dal dibattito europeo in ambito culturale e politico. Si è fatto paladino di un ruolo più partecipe e attivo dei massoni. Mettendo da parte le controversie di parte, fonte di attriti, i massoni non dovrebbero escludere dalla sfera dei loro scambi di opinione, sia all’interno delle logge, sia all’esterno oltre frontiera, le questioni dibattute in ambito europeo.

Il Grande Architetto dell’Universo. 

Da Platone a Newton.

Presente nelle costituzioni d’Anderson, regolarmente invocata in molte pratiche massoniche, considerata come un inamovibile vademecum da alcuni, valutata con grande cautela da altri, la nozione del G.A.D.L.U. non riscuote l’unanimità dei Massoni.

Dobbiamo sapere, in primo luogo, che essi non hanno dato origine a questa formula, divenuta poi canonica. E nemmeno ne detengono la prerogativa dell’uso esclusivo. Come risulta dall’analisi genealogica, la formula si è tramandata attraverso i secoli, da Platone, che ne fu l’iniziatore, a Cicerone, Boezio, Pico della Mirandola e Galileo. Fu nel secolo dei Lumi che trovò la sua espressione più evoluta nella fisica newtoniana. Per Newton, infatti, i Principia non sono unicamente mathematica. Contengono una buona parte d’influenza divina e sono ispirati da una metafisica più implicita e sottostante di quanto appaia a prima vista. Questa influenza, resa famosa da Voltaire dalla metafora del Grande Orologiaio, è quella del deismo, propria all’ideologia di quel secolo. Si pensa, troppo spesso e sempre sotto l’aspetto della critica, che i Lumi siano il sommo grado della razionalità. Questo è molto lontano dall’essere vero.

Dobbiamo attribuire a Desaguliers, fedele discepolo e seguace di Newton, la paternità dell’introduzione di questa nozione di Grande Architetto nella culla della massoneria nascente. Le ragioni sono semplici: ottenere il massimo accordo tra le diverse credenze, partendo da un contenuto minimo accettabile da tutte. Tra cattolici, anglicani, presbiteriani e altri, fu il deismo la soluzione di questo equilibrio tra massimi e minimi. Si cercava l’amalgama costitutivo del consenso sociale per mettersi al sicuro dai dibattiti sterili, talvolta suicidi, tra fautori di credenze contrastanti.

Forse, Desaguliers non ha mai conosciuto la diacronia di questa nozione generata da Platone. Gli sarebbe bastato leggere Calvino, che allude, anche lui, al “Divino Architetto”.

Le Président de la Société Européenne d’Etudes et de Recherches Ecossaises

  S.EU.RE-France

et les membres du Conseil d’Administration

 Vous souhaitent une bonne et heureuse année studieuse, harmonieuse et riche en rencontres et découvertes dans la diversité

La mixité in Loggia: problemi e resistenze.

Il GODF ammette da poco tempo le donne: è il momento di fare il punto su alcune domande poste dalla mixité nel contesto “fraterno” della Loggia.

Nel mondo profano, dove la mixité è generalizzata, sussistono vari problemi relazionali. I rapporti tra uomini e donne adulti del tipo “amicizia” sono socialmente mal regolati, e alcuni sociologi sostengono che “esistono abbastanza dati per affermare che l’amicizia tra persone di sesso diverso presenta un lato oscuro che necessita d’essere meglio compreso e valutato”.

In realtà, la maggior parte degli studi mostra che la relazione amichevole contiene solitamente un certo grado d’interesse sessuale; inoltre, gli effetti attesi da queste relazioni differiscono tra uomini e donne: la parità non è certamente assicurata e soggetta anche al giudizio non benevolo degli altri.

Se non si può negare l’influenza determinante degli stereotipi nella persistenza di certi comportamenti maschilisti, molte osservazioni ci inducono a pensare che gli atteggiamenti degli uomini derivano probabilmente da altre problematiche, più profonde, che affondano le radici nella riproduzione, e soprattutto nell’assenza di certezza della paternità. L’etologia ha mostrato che, per controllare il comportamento riproduttore delle femmine, le varie specie animali hanno sviluppato soluzioni analoghe alle nostre, senza fare appello alla razionalità. È dunque possibile che il problema della mixité, in generale, e nelle logge in particolare, sia più complesso di quanto si pensi abitualmente e che gli argomenti di tipo scientifico abbiano una portata solo limitata nella ricerca della sua soluzione.

Superare questi problemi, in mancanza di definizioni certe, è una sfida significativa per la massoneria del XXI secolo.

Riflessioni sul Faust di J. W. Goethe , 2da parte.

In queste “Riflessioni sul Faust di J. W. Goethe , 2da parte”, l’opera principale di Goethe è analizzata sotto l’aspetto di una “massima” dell’autore. Questa massima enuncia che “Non c’è niente di più spaventoso che vedere sviluppata un’attività priva di regole senza fare riferimento a principi fondanti”. Teniamo conto che il Faust di Goethe, e in particolare la sua seconda parte, deve essere interpretata, tanto per citare il germanista Jochen Schmidt, come l’invito a una “riflessione completa sul moderno processo di civilizzazione”. Questo processo presenta la doppia faccia di un’ambivalenza tra progresso e catastrofe alla quale non si può sfuggire. A questo proposito, la filosofia dei Lumi fornisce un’importante conferma. Analizzando il Faust, l’autore di quest’articolo si riferisce a un concetto che Helmut Reinalter, ricercatore scientifico di Innsbrück e framassone, denomina “la filosofia riflessa dei Lumi”. Il processo permanente della filosofia dei Lumi deve essere valutato e corretto, soprattutto nei suoi aspetti negativi. Allontanandosi da questa via, la nostra civiltà rischierebbe di impantanarsi nell’illusione di un progresso senza freni oppure diventerebbe vittima delle forze ostili ai Lumi.

Uno sguardo massonico sui Dogon.

I Dogon sono agricoltori che vivono tra le falesie di Bandiagara in Mali. L’etnologo Griaule ha studiato la loro cultura dopo esserne stato iniziato in 33 giornate da un vegliardo, che gli ha svelato una cosmogonia panteistica integratrice dell’Uomo nell’Universo. È una mitologia tanto sapiente e importante quanto quella di Grecia, Egitto o Medio Oriente. Contiene una simbologia polimorfa, testimone della complessità delle credenze originali (e non primitive), dalle quali possiamo estrarre quattro grandi temi: la Sessualità, la Morte, le Parole, il Lavoro (agricoltura, tessitura). Ovunque sono presenti alcune costanti: la dualità, le rotture e la dialettica fecondità/morte.

Attualmente, questa civiltà costituisce un «isolato» relativamente ben conservato, non depauperato, riguardo alla ricchezza della simbolica e delle credenze di tutta l’Africa sud sahariana. I suoi principi si ritrovano nelle stampe e nelle pitture rupestri risalenti al periodo neolitico-umido, che consentiva l’agricoltura e l’allevamento. A causa della desertificazione, queste popolazioni si sono concentrate lungo i fiumi (il Niger), fino in Egitto dove si riconosce loro alcune grandi componenti del sistema. I Dogon sono dunque latori di una ricca simbologia che si manifesta attraverso i riti. La loro conoscenza permette un confronto parallelo (e fraterno) con la Massoneria, un altro sistema simbolico e iniziatico.