L’INGANNO

 

Fatale è l’inganno che la mente trama celando il suo fine ultimo e speculare; ti induce a pensare che l’aria che respiri ti sia necessaria, più che la forza del cuore, più che la memoria ancestrale, più che tutte le leggi dello spazio.

 

Dolce è il sonno in cui ti avvolge, cullandoti tra sogni e speranze, in un guanciale soffice, ma la traccia è segnata e tu riterrai che il risveglio sia prossimo e rigenerante.

 

La mente ti abbaglia e guida i tuoi passi, la presa delle tue mani, la proiezione del tuo sguardo.

 

Non sei tu a gioirne, non sarai tu a piangere o soffrire, ma solo le false percezioni che ti circondano; perché non comprendi che questo corpo che ti comprime e ti espone al mondo dei simili, altro non è che una catena immaginaria, un serraglio di uomini e belve, angusto e limitato.

 

Prendi il largo, abbraccia il mare e afferra la prima nuvola che passa; abbandonati al deserto ed ai ghiacciai perenni; schiudi il guscio che trattiene la tua anima, unica proprietà ed unica certezza perpetua del tuo vagare nel cosmo.

 

Bagna i tuoi piedi in più fiumi possibili ed incontra più vite che puoi, più nemici che puoi, più lampi e pioggia che puoi.

 

Perché non vi sarà tempesta più furente dell’ira dei Giusti; non chiederti mai quanti canti o quante danze hai condiviso, né quanti ne farai.

 

Non cedere all’inganno dei falsi miti e ripudia ogni gesto, ogni atto meschino, ogni bieco interesse che non sia condivisibile.

 

Quanto più avrai amato, quanta più pace riceverai, quanto più miserabile astio avrai sopportato, quanta più speranza e giustizia lascerai al tuo passaggio terreno.

 

E quando fatalmente attraverserai il confine tra questa esistenza e quella a venire, e sarai essenza pura, dai tutta la luce che puoi, agli anfratti bui dell’universo e sii quanto più vicino all’idea, alla sensazione, alla illusione di eternità.

©Alessandro Scuderi 

Sto tornando

 

Se fosse come librarsi in volo, mi lascio andare al vento e perdermi nel cielo, accarezzato e accettato, finalmente atteso e liberato da tutti i pesi, da tutte le nebbie cerebrali, da tutti gli sguardi di improbabili moralisti, da tutte le illusioni mal riposte…

Se fosse come scendere nel blu ed essere leggeri e protetti, finalmente accolto dal liquido abbraccio degli abissi, perdermi nel ventre del mare che tanto mi fu caro finché fui libero, ed espandermi tra correnti e flutti, abbandonarmi tra Atlantide e gli incubi dei guerrieri, tra le percezioni e le elucubrazioni dei dubbiosi, fino a disfarmene, come di stracci logori…

Se fosse come aggrapparsi alla roccia nuda e fredda, tra ghiacci e nebbie scrutatrici, porre passo su passo, artigliare pietra su pietra con mani sanguinanti e guardare giù, verso la fine. Come solo gli uccelli notturni sanno fare, in un unico respiro, un unico sguardo sull’infinita cupola e sull’infinita amata terra…

Se fosse come amare con le vene gonfie ed il cuore proteso, pulsante e lieve come nubi che si rincorrono, come piume sollevate e sospese dai sospiri lenti. Come le corse a perdifiato, come solo un amore vero sa sanguinare e gioire insieme; senza fiato, senza respiro, senza tregua emozionale…

Se fosse come le notti africane, buie, lente e scintillanti, con il manto stellato che ti avvolge ed il ricordo di vite vissute al fuoco di coscienze perdute; in attesa del leopardo, in attesa del nemico, in perenne stato di subconscio. La savana sotto i piedi e tutto ciò che tocchi punge, brucia o taglia…

Se fosse tutto come prima che aprissi la porta, prima di cedere alle tentazioni ed alle pieghe della vita, allora sì… tornerei per ricominciare e ricominciare, fino a ritrovare quel masso comodo e bianco come marmo dove, sedutomi e addormentatomi, sognai di essere il tuo eroe…

©Alessandro Scuderi

 

 

 

 

Il distacco

 

Come un bizzarro manto il mare avvolge la terra in una stretta acquea, così il cosmo riempie lo spazio fuori e dentro l’esistenza di tutto.

Ci si copre e ci si sveste secondo ritmi e sensazioni sconosciute; il mistero ci domina, l’inconsapevolezza della magia divina che circonda e comprime i sogni, ci dona l’ubiquità inconscia. 

Siamo qui, seduti su un masso poggiato sopra un masso, sospesi tra le galassie e l’onirico volo tra le stelle e la luce, scagliati come luce di scintille brevi.

Sospesi e galleggianti, come il ventre materno ci accoglie, eppure naviganti in spazi lontanissimi, con la memoria imbrigliata in oscena codardia; increduli, mediocri ospiti in una gabbia dalle sbarre lontane anni luce, comunque prigionieri, comunque vincolati ad un limite.

La vita dell’essere terreno è tempesta ed è bonaccia, è pioggia e torrida sete. Il presunto bisogno, la sedicente necessità e la vanagloria, come zavorre impietose, ci costringono all’oblio senza alibi, senza riscatto, senza dignità.

L’ascesa vertiginosa verso una follia impura, ad inseguire miti e tracce rettili, attanagliati da obblighi crepuscolari, capovolge le priorità dei sensi. Non c’è un salire, non c’è un scendere, semplicemente si vaga, scomparendo nel nulla esistenziale.

Se solo la coscienza di essere nell’Eterno, se solo la fiducia del ritorno ciclico potesse illuminare i tratti d’ombra dell’umano e momentaneo tragitto, saremmo inondati di luce diafana e perfetta; senza pianto né dolore, senza rimpianto né obnubilante cruccio.

La percorrenza si farebbe volo ed il volo sarebbe distacco.

Tenero, ammaliante, depuratorio e conclusivo.

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DICHIARAZIONE DEL 9 MAGGIO 1950

 

La dichiarazione del 9 maggio 1950 è considerata il testo fondativo della costruzione europea. Consegnata da Robert Schuman, ministro degli Affari esteri francese, al Salon de l'Horloge al Quai d'Orsay a Parigi, questa dichiarazione propone la creazione di un'organizzazione europea responsabile della messa in comune della produzione francese e tedesca di carbone e acciaio e ha dato vita alla prima Comunità Europea (CECA). Il 9 maggio è stata istituita nel 1985 come "Giornata dell'Europa".

Vi offriamo il testo completo di questa dichiarazione accompagnato dalle osservazioni di apertura di Robert Schuman.

 

Robert Schuman, DICHIARAZIONE DI APERTURA

 

Signori,

Non si tratta più di parole vuote, ma di un atto, un atto audace, un atto costruttivo. La Francia ha agito e le conseguenze della sua azione possono essere immense.

Noi speriamo che lo saranno.

Essa ha agito essenzialmente per la pace. Perché la pace abbia davvero una possibilità, è necessario che esista prima un'Europa. A cinque anni, quasi oggi, dalla capitolazione incondizionata della Germania, la Francia compie il primo atto decisivo nella costruzione europea e coinvolge in essa la Germania. Le condizioni europee devono essere completamente trasformate. Questa trasformazione renderà possibili altre azioni congiunte finora impossibili. Da tutto questo nascerà l'Europa, un'Europa saldamente unita e fortemente costruita. Un'Europa nella quale il tenore di vita migliorerà grazie al raggruppamento delle produzioni e all'allargamento dei mercati che faranno scendere i prezzi.

Un'Europa in cui la Ruhr, la Saar e i bacini francesi lavoreranno di

concerto e faranno trarre vantaggio dal loro lavoro pacifico, monitorato dagli osservatori delle Nazioni Unite, a tutti gli europei, indistintamente dell'Est o dell'Ovest, e a tutti i territori, in particolare l'Africa, che attendono dal Vecchio Continente il loro sviluppo e la loro prosperità.

 

Ecco questa decisione, con le considerazioni che l'hanno ispirata.

 

DICHIARAZIONE DEL 9 MAGGIO

 

“La pace nel mondo non può essere salvaguardata senza sforzi creativi commisurati ai pericoli che la minacciano.

Il contributo che un'Europa organizzata e viva può dare alla civiltà è essenziale per il mantenimento di relazioni pacifiche. Difendendo un'Europa unita da più di vent'anni, la Francia ha sempre avuto l'obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta, abbiamo avuto la guerra.

L'Europa non si farà tutta in una volta, né in una costruzione unica: sarà fatta attraverso realizzazioni concrete, creando anzitutto una solidarietà di fatto.

L'insieme delle nazioni europee esige che venga eliminata la secolare opposizione tra Francia e Germania: l'azione intrapresa deve interessare in primo luogo la Francia e la Germania.

A tal fine, il governo francese propone di intervenire immediatamente su un punto limitato ma decisivo:

Il governo francese propone di porre l'intera produzione franco-tedesca di carbone e acciaio sotto un'Alta Autorità comune, in un'organizzazione aperta alla partecipazione degli altri paesi d'Europa.

La messa in comune della produzione di carbone e acciaio assicurerà immediatamente la creazione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di regioni da tempo dedite alla fabbricazione delle armi da guerra di cui sono state le vittime più costanti.

La solidarietà di produzione che si stabilirà dimostrerà così che qualsiasi guerra tra Francia e Germania diventa non solo impensabile, ma materialmente impossibile. L'istituzione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno parteciparvi, fornendo a tutti i paesi che riunisce gli elementi fondamentali della produzione industriale alle stesse condizioni, getterà le vere basi della loro unificazione.

Questa produzione sarà offerta al mondo intero, senza distinzioni né esclusioni, per contribuire all'innalzamento del tenore di vita e al progresso delle opere di pace. L'Europa potrà, con maggiori risorse, continuare a svolgere uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano.

In tal modo si realizzerà semplicemente e rapidamente la fusione d’interessi essenziale per instaurare una comunità economica, introducendo il fermento di una comunione più ampia e profonda tra paesi a lungo contrastati da sanguinose divisioni.

Mettendo in comune la produzione di base e listituzione di una nuova Alta Autorità, le cui decisioni legheranno la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, questa proposta getterà le prime basi concrete per una Federazione europea indispensabile per il mantenimento della pace.

Per raggiungere la realizzazione degli obiettivi così definiti, il governo francese è pronto ad aprire negoziati sulle seguenti basi.

Il compito assegnato all'Alta Autorità comune sarà quello di assicurare, il più rapidamente possibile: l'ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità; la fornitura a condizioni identiche di carbone e acciaio sul mercato francese e su quello tedesco, nonché su quello dei paesi membri; lo sviluppo delle esportazioni congiunte verso altri paesi; la perequazione nel miglioramento delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.

Per raggiungere questi obiettivi dalle condizioni molto diverse in cui si trovano attualmente le produzioni dei paesi membri, in via transitoria dovranno essere attuate alcune disposizioni, tra cui l'applicazione di un piano di produzione e di investimenti, l'istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi, la creazione di un fondo di riconversione per facilitare la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell'acciaio tra i paesi membri sarà immediatamente liberata da tutti i dazi doganali e non potrà essere influenzata da tariffe di trasporto differenziate. Gradualmente emergeranno le condizioni che assicureranno spontaneamente la distribuzione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.

A differenza di un cartello internazionale che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali attraverso pratiche restrittive e con il mantenimento di alti profitti, l'organizzazione progettata garantirà la fusione dei mercati e l'espansione della produzione.

I princìpi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli Stati. Le trattative essenziali per precisare le misure attuative proseguiranno con l'assistenza di un arbitro nominato di comune accordo: quest'ultimo avrà il compito di vigilare sulla conformità degli accordi ai princìpi e, in caso di opposizione irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata. L'Alta Autorità comune preposta al funzionamento dell'intero sistema sarà composta di personalità indipendenti nominate di comune accordo dai Governi; un Presidente sarà scelto di comune accordo dagli altri paesi membri. Disposizioni appropriate assicureranno i mezzi necessari per impugnare le decisioni dell'Alta Autorità. Un rappresentante delle Nazioni Unite presso questa Autorità sarà responsabile di presentare una relazione pubblica due volte l'anno all'ONU per riferire sul funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi scopi pacifici.

L'istituzione dell'Alta Autorità non pregiudica in alcun modo il sistema di proprietà delle società. Nell'esercizio della sua missione, l'Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all'Autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, fintanto che essi rimarranno in vigore.

LA FONDAZIONE ROBERT SCHUMAN, creata nel 1991 e riconosciuta di pubblica utilità, è il principale centro di ricerca francese in Europa. Sviluppa studi sull'Unione Europea e le sue politiche e ne promuove i contenuti in Francia, Europa e all'estero. Provoca, arricchisce e stimola il dibattito europeo attraverso le sue ricerche, le sue pubblicazioni e l'organizzazione di convegni. La Fondazione è presieduta dal Sig. Jean-Dominique GIULIANI.

[Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari]

 

Nel Convegno Internazionale di Milano [organizzato a cura di Eticaedizioni.it] si è ragionato su QUALE FUTURO per QUALE EUROPA. Le ombre sono già ampiamente presenti e visibili.

Qui di seguito, un Estratto dell’Intervento di Alain de KEGHEL (traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari).

[Ph.: Sala Lucio Fontana, Museo del Novecento, Milano]

 

A Milano, siamo oggi qui riuniti per riflettere insieme sul contributo che possiamo portare in questo mondo di brutalità e di violenza, ma anche di disperazione.

L'Europa infastidisce, l'Europa delude, l'Europa divide. E allora, quale Europa vogliamo per domani?

A Bruxelles e alle sue istanze viene oggi rimproverato di non agire – dimenticando, contemporaneamente, che la Commissione Europea esegue soltanto i mandati dei Capi di Stato e dei governi, sempre frenati dall'immediatezza dei loro mandati a breve termine e dei loro interessi nazionali.

Ironia della sorte, è presentandosi come campioni degli interessi dei cittadini che i partiti degli euroscettici e dell'estrema destra hanno realizzato punteggi senza precedenti alle ultime elezioni del Parlamento europeo, nel 2014, così come anche recentemente nei Parlamenti nazionali.

Si tratta di un segnale inquietante. Si rimprovera all'Europa di essere troppo lenta, non abbastanza attiva o ancora prigioniera di una burocrazia, sinonimo di deficit democratico. Anche il ruolo dei media qui merita attenzione e dobbiamo constatare che pochi tra di essi si sono impegnati a spiegare perché abbiamo bisogno dell'Europa malgrado le sue imperfezioni, le sue debolezze, le sue lentezze, le sue disuguaglianze e anche le sue ingiustizie.

 

Troppo pochi, tra di noi, pensano in modo globale, perché non vi sono preparati nemmeno dall’insegnamento scolastico, dove la storia – almeno in Francia – è un parente povero dei programmi di studio. La generazione che ci governa non ha vissuto, così come i media che ci informano e formano l'opinione, l'ultimo conflitto mondiale. Non ha sperimentato la necessità vitale di costruire una Unione Europea solidale, sinonimo di uno spazio di pace durevole nel tempo.

Almeno, si dovrebbe auspicare una presa di coscienza delle sfide in gioco, poiché il Presidente Putin ci ha velocemente insegnato in Georgia, poi in Ucraina ed oggi in Siria, che il corso e il ricorso storico non è quello che prediceva Francis Fukuyama.

Si viveva ancora, fino alla crisi finanziaria del 2008 e poi con il recente risveglio generatosi intorno alla Crimea e all'Ucraina, nell'illusione di uno spazio di prosperità e di pace stabilizzata che durassero nel tempo. L'Europa costruita negli anni cinquanta del secolo scorso ne era e ne è rimasta la conferma.

Un ripiegamento nazionale l’abbiamo constatato, invece, durante le recenti elezioni in Grecia, in Polonia, in Francia ed altrove, con l’avanzata di nazionalismi, a fronte di una “Troika” che esalta l'austerità, anche se oggi un po’ meno oggi di ieri. Ecco ciò che domina, mentre abbiamo appena commemorato l’anniversario dell'inizio della Prima Grande Guerra mondiale europea del 1914 -1918. Sarebbe stata un’occasione, molto simbolica, per migliorare, completare e rinforzare un vero spirito europeo, allontanando il concetto di Stato-Nazione. Al contrario, assistiamo alla “preferenza nazionale” che prevale su quella europea, unica vera prospettiva, peraltro realistica, in un mondo ove prevarranno solo i grandi insiemi continentali.

La generosità, l'umanesimo, princìpi cardinali e motori fondanti della nostra Europa, hanno dimostrato velocemente i loro limiti quando si tratta di essere solidali nella difficile gestione dei flussi, non soltanto migratori, ma di masse considerevoli di rifugiati che fuggono, per ragioni umanitarie e di sicurezza, dai luoghi di combattimento. Lo tsunami anti-europeo trova una sua manifestazione anche in Gran Bretagna, ma non si tratta solo di questo. È un segnale di usura di un modello di società democratica, di condivisione, di solidarietà che pone la giustizia sociale al proprio centro. È un modello che viene a essere messo in discussione. Dunque una fonte d’inquietudine ancora maggiore quando ci si chiede quale futuro noi vogliamo per l'Europa.

 

Il ventaglio di riflessione è ampiamente aperto, nello spazio come nel tempo, sapendo che noi poniamo sempre l’Uomo e la società al centro del nostro umanesimo ispirato dalla filosofia di Spinoza. Sotto questo punto di vista, noi abbiamo l'obbligo morale di vegliare affinché i nostri ideali e princìpi trovino eco e il più largo spazio in un’area dove si preparano, si formulano e si decidono opzioni per il divenire delle nostre società e delle generazioni future.

Dobbiamo rassegnarci? Non dimentichiamo che si deve assumere un impegno individuale nella società. Un impegno individuale che deve essere naturalmente nostro quando si tratta di difendere e di affermare il principio filosofico: "Fai ciò che devi" per riuscire a far capire a chi ci governa o a chi ci rappresenta al Parlamento europeo, le voci dell'umanesimo, del diritto e di tutto quanto rappresenta la ricchezza generosa e ambiziosa della nostra eredità. Non possiamo restare paralizzati di fronte alle immense sfide e ancor meno rassegnati, perché l'ineluttabile sarebbe la negazione stessa della nostra aspirazione al progresso delle idee e a quello della società.

Ma allora, quali prospettive considerare, quali le modalità per agire? Dobbiamo imparare a pensare globale e sul lungo periodo. Cioè, senza trascurare le questioni del momento che comunque plasmeranno anche il futuro, dobbiamo puntare sull'insegnamento, mirare anche sulle élite di domani.

Nulla permette oggi di affermare che questo slancio condotto da pochi permanga nel tempo. Tuttavia possiamo osservare questo movimento attuale con un soffio di speranza.

Non possiamo accrescere la portata di tutto ciò se non coinvolgendoci, ciascuno di noi, con più forza, con più concretezza, con più convinzione e con più costanza.  Ma anche prendendo coscienza di tutta l’importanza di perpetuare tutto ciò nel tempo.

La nostra riunione odierna mi suggerisce un’ulteriore riflessione. Piuttosto che sempre e soltanto denigrare, deplorare, contestare la giustezza delle scelte, il nostro futuro per un’Europa migliore domani potrebbe prodursi anche per il tramite di “think tanks”. Questi contenitori di idee, questi laboratori per pensare il futuro che, nella misura in cui siano vicini ai nostri ideali o permeabili ad essi, potranno aiutare la  trasposizione e l’affermazione nel mondo reale e nelle nostre società delle istanze europee.

 

Tutto ciò passa necessariamente anche attraverso una definizione dei ruoli e delle prerogative di ciascuno, poiché l'eccesso di centralizzazione è paralizzante, mentre quello di delegare il potere senza legittimità, è contestabile.

Ci troviamo in questo periodo in una fase di costruzione lenta, mentre l'Europa continua ad andare avanti e altri attori compaiono sulla scena, ovviamente senza aspettarci. La sfida che ci è posta per contribuire a costruire l'Europa di domani è certamente di grande spessore. Ma è anche esaltante, perché ci offre uno spazio eccezionale per l’affermazione di princìpi, in un universo in cerca di riferimenti.

 

L'Europa istituzionale, quella nata nel 1957 dai Trattati di Roma successivi a quelli della CECA nel 1951, anche se al di fuori di quest’ambito, deve ricevere tutta la nostra attenzione poiché è portatrice di valori che sono i nostri e che abbiamo contribuito a difendere durante i dibattiti che hanno costituito il preambolo della costituzione europea. Da essa inizia a strutturarsi lo sviluppo del nostro spazio comune globale, culturale e di pace, le cui tendenze geopolitiche recenti ed i movimenti tellurici ricorrenti ci ricordano la fragilità.

Qui si tratta di vivere insieme. E di vivere bene. Di vivere in Pace.

Ma si tratta anche di una prosperità distribuita in maniera disuguale tra uomini e donne.

Figli di culture vicine tra loro ma pesantemente gravate dall’eredità della storia nazionale di ciascuna, i cittadini del nostro Vecchio Continente stanno imparando solo da poco tempo a vivere insieme.

L'Euro, uno degli ultimi avatar, testimonia di questa volontà così difficile da mettere in atto, cioè quella di coniugare il privilegio di stampare moneta, in precedenza soltanto nazionale, senza tuttavia sapersi distaccare dalla fiscalità delle economie nazionali.

Ma non è forse giunto il momento di operare riforme anche a questo riguardo? E di cambiare le mentalità?

A mio avviso, noi potremo avanzare solo con l’approfondimento di colloqui informali ma costruttivi, con l’impegno alla ricerca e allo sviluppo, con la prospettiva dell'insegnamento e dell'istruzione.

Si invita dunque ad un serio esame di coscienza sui nostri limiti, poiché tocca a noi tutti smuovere questo stato di cose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il BRUTTO PASTICCIO IN SALSA MESSICANA.

IL RITORNO

 

Pensavamo di essere tranquilli con il falso Grande Oriente del Messico di Samuel Aguilar Ibarra e la sua OPA - offerta pubblica di acquisto - sul Clipsas del 2020. Per la cronaca, e riassumendo molto rapidamente, Samuel Aguilar è accusato di aver creato un falso Grande Oriente del Messico nel 2018, registrandone il nome, cosa che l'autentico GODM (creato nel 1868), da cui era stato appena radiato, non aveva mai fatto, e affermando così di essere l'unico vero Grande Oriente del Messico. Una truffa pura e semplice e un guscio vuoto, ma che inizialmente è riuscita a ingannare molte persone, compreso il GODF. Aguilar arriva fino al punto di riuscire a ricevere il prix de la laïcité del GCG del GODF nel 2019! (vedere i nostri articoli Tambouille mexicaine au Clipsas (10 giugno 2020), Tambouille mexicaine au Clipsas: droit de réponse de Samuel Aguilar (13 giugno 2020),  Tambouille mexicaine, suite (29 giugno 2020), Tambouille mexicaine, un courrier de Samuel Aguilar (2 luglio 2020), Tambouille mexicaine: suite et fin ? (11 luglio 2020).

 

Entrato a far parte del Clipsas sotto il GODM del 1868, da cui è stato radiato nel 2017 per varie appropriazioni indebite, Aguilar continua a sedere lì dopo il 2018, sotto il suo nuovo GODM (bel gioco di prestigio. È lo stesso nome ma non più la stessa Obbedienza), e presenta domanda nel 2020 per la sua vicepresidenza al Clipsas, ma le sue imposture sono state svelate. Il Consiglio dell'Ordine del GODF sospende il 26 giugno 2020 il trattato di amicizia che aveva firmato nel 2019 con il GODM di Aguilar, e il Clipsas emette un comunicato stampa: Vista la gravità delle accuse mosse contro il Grande Oriente del Messico, [di Samuel Aguilar], spettava all'Esecutivo del CLIPSAS adottare misure urgenti per proteggere l'istituzione, (...) è stata effettuata una consultazione delle Obbedienze membri del CLIPSAS . A larghissima maggioranza (80% dei voti espressi), queste Obbedienze si sono dichiarate favorevoli alla sospensione cautelare. Per questo motivo è stata presa la decisione di sospensione cautelare fino alla prossima Assemblea Generale (...) Una commissione di studio indagherà i pro e i contro, a carico e a scarico, e presenterà le sue conclusioni all'Assemblea Generale, durante la quale le parti presenti avranno naturalmente la facoltà di prendere la parola e di presentare le proprie osservazioni. Alla fine, l'Assemblea Generale deciderà.

 

Dopo il Covid tutto si è rallentato, e si sta svolgendo in queste ore l'Assemblea Generale, prevista nel 2020, esattamente dal 12 al 15 maggio 2022 a Lisbona, in Portogallo, dove i rappresentanti dei due Grandi Orienti del Messico, quello del 1868 e quello di Aguilar del 2018, parleranno davanti all'Assemblea Generale che giudicherà ed deciderà quale dei due è legittimo e degno di sedere al Clipsas.

 

Per quanto riguarda il Grande Oriente di Francia, Oh sorpresa. Uscito dalla porta nel giugno 2020, Samuel Aguilar è rientrato dalla finestra nel gennaio 2022, poiché il Consiglio dell'Ordine del GODF ha poi ristabilito i rapporti con lui: Abbiamo ricevuto una sentenza del tribunale messicano relativa alla proprietà industriale, che (...) accredita Sam AGU come proprietario. Dal momento che gli allegati presentati non recavano alcuna prova effettiva e  poiché il F Sam AGU ha prodotto e trasmesso al G.O.D.F. documenti ufficiali dimostranti l'inanità dei fatti profani e massonici che gli vengono ascritti (fedina penale pulita, sentenza e certificati di proprietà del titolo G.O.D.M. e dei locali, etc....) Sembra che nulla si opponga alla ripresa dei rapporti”. Argomenti come minimo un po' leggeri. Per quanto riguarda la proprietà del nome GODM, sì, Aguilar ha fatto i depositi necessari che lo rendono il legale proprietario del nome, ma ciò è tuttavia massonicamente legittimo? Ci sembra di avere ampiamente dimostrato la truffa nei nostri articoli precedenti. Come poi scritto, rivolgendosi ad Aguilar: Cosa veramente rappresenta il tuo GODM rispetto a quello del 1868? Non hai l'impressione di avere, depositando e registrando questo nome, usurpato e deviato il nome di un'Obbedienza importante e rispettabile, riconosciuta da più di 150 anni e, giocando sulla confusione, tentato di ingannare tutta una serie di personaggi terzi?...Noi, sì, abbiamo questa impressione.

 

Quanto ai documenti ufficiali che dimostrano l'inanità dei fatti profani e massonici che gli vengono rimproverati, tutti i conoscitori del Messico vi spiegheranno con un sorrisetto quanto sia facile ottenere lì, per pochi Pesos, i documenti che desiderate, soprattutto una fedina penale pulita...Peraltro, nessun riferimento alle pubblicazioni incriminanti nei media messicani, compresi quelli governativi, che denunciano le pratiche di Aguilar in discutibili transazioni fondiarie e immobiliari e che mettono seriamente in discussione la sua onestà. Tutto ciò è deplorevole e angosciante.

 

Vedremo a breve quale sarà la scelta dellAssemblea Generale del Clipsas, tra il GODM del 1868 e quello di Aguilar, ma, con la sua decisione di gennaio, il Consiglio dell'Ordine del GODF ha nuovamente dato al Sig. Aguilar un riconoscimento che ovviamente egli non mancherà di menzionare nel dibattito. Di questa probabile strumentalizzazione era consapevole il Consiglio dell'Ordine quando ha preso la sua decisione, senza preoccuparsi di fare molte verifiche?... E cosa farà se il Clipsas scegliesse il GODM del 1868?

 

[Fonte Hiram.be e supporto di diffusione Eticaedizioni.it]

[Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari]