Ebraismo e cancel culture
La tradizione ebraica premia la molteplicità di voci, ma ritiene anche che alcune idee siano troppo pericolose per circolare liberamente.
L’esclusione di qualcuno dalla vita comunitaria attraverso l'ostracismo sociale o, in alcuni casi, la scomunica – ciò che oggi spesso chiamiamo cancellazione – ha una lunga storia nella vita ebraica. Dai tempi biblici fino ai giorni nostri, questi strumenti di disprezzo sociale sono stati utilizzati per dichiarare certe idee o persone al di fuori delle norme comunitarie, sebbene siano stati generalmente impiegati raramente e in genere con l'approvazione delle autorità comunitarie riconosciute. Sebbene tecnicamente qualcuno potesse subire questa punizione per una serie di misfatti, inclusi alcuni innocui come la mancanza di rispetto, è stata utilizzata principalmente per punire i colpevoli di eresia.
Cos'è la cultura della cancellazione?
La cancel culture è l'idea che certe azioni o idee siano così totalmente inaccettabili da meritare l'esclusione dalla società. I parametri esatti della cancel culture possono variare. La maggior parte delle persone concorderebbe sul fatto che i tentativi di allontanare un trasgressore, espellerlo da un particolare social media, rimuoverlo da una posizione di prestigio o influenza, o persino licenziarlo dal suo lavoro, siano considerati cancel culture. Ma il termine è stato usato anche per riferirsi ai tentativi di esigere un prezzo economico per una presunta trasgressione culturale, come quando gli inserzionisti ritirano il loro supporto a un talk show il cui conduttore ha pronunciato qualcosa di inappropriato. I bersagli della cancel culture possono, e a volte lo fanno, riabilitarsi, ma come suggerisce il termine stesso, cancel culture implica un tentativo di eliminare i trasgressori e le loro opinioni dal dibattito sociale.
Per i difensori di questa pratica, la cancellazione è un meccanismo legittimo per mantenere il dibattito pubblico entro certi limiti. Ma i critici la vedono come una forma di totalitarismo, che esige un prezzo così alto per la deviazione che molte persone si sentiranno costrette a seguire la linea prescritta. Sebbene il fenomeno sembri moderno – il termine stesso è entrato nel lessico comune solo negli anni 2010 ed è spesso alimentato da reazioni indignate su internet – la pratica di considerare certe idee, azioni o persino persone al di fuori del normale è ben consolidata nella tradizione ebraica.
Quando Dio cancellò Amalek
Probabilmente il corrispettivo più vicino alla cultura della cancellazione nella Torah è il comando di Dio di eliminare la tribù di Amalek . L'ingiunzione è specificata in Deuteronomio 25:19, che ordina agli Israeliti di "cancellare la memoria di Amalek sotto il cielo". La parola ebraica per cancellare – timcheh – condivide la radice con un'espressione comunemente usata in alcune comunità ebraiche oggi in relazione al nazismo: y'mach sh'mam , che letteralmente significa "possano i loro nomi essere cancellati".
La natura precisa del peccato che meritò una punizione così unica per Amalek – la tribù non è l'unica ad aver mosso guerra agli Israeliti, ma è l'unica a essere designata per la completa eradicazione – è oggetto di dibattito. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il loro reato fosse quello di colpire i vulnerabili, attaccando alle spalle una debole nazione israelita recentemente liberata dalla schiavitù egiziana. Altri suggeriscono che, avendo attaccato gli Israeliti subito dopo i miracoli dell'Esodo, abbiano dimostrato una sfacciata mancanza di timore di Dio. Quindi, sebbene sia chiaro che in almeno un caso la Torah affermi inequivocabilmente che la cancellazione sia meritata – e anzi obbligatoria – non è chiaro quali circostanze precise la richiedano.
La sezione del Deuteronomio contenente i tre comandamenti riguardanti Amalek – sradicarlo, ricordare ciò che ha fatto e non dimenticarlo – è narrata pubblicamente in una lettura supplementare della Torah durante lo Shabbat prima di Purim , la festività il cui principale antagonista, Haman, si dice sia un discendente di Amalek. (Quando il nome di Haman viene letto ad alta voce durante la recitazione pubblica del Rotolo di Ester , è tradizione fare rumore per renderlo inudibile – in effetti, per annullarlo.) Ma i rabbini successivi furono chiaramente sconcertati da quello che sembra essere un obbligo di commettere un genocidio. Il Talmud (Yoma 22b) include un insegnamento che suggerisce che Re Saul – che non diede ascolto al comando di Dio nel Libro di Samuele di sterminare Amalek, comprese le loro donne, bambini e animali – discusse con Dio, chiedendogli perché non dovesse avere pietà dei bambini e degli animali innocenti.
Scomunica
L'altro concetto biblico che ha a che fare con la cultura della cancellazione è herem . Comunemente tradotto come "scomunica", nella Bibbia equivaleva a una punizione di morte per una serie di peccati gravi. Ai tempi del Talmud, il herem era essenzialmente una forma di grave ostracismo sociale. Il herem più famoso della storia fu quello del filosofo olandese del XVII secolo Baruch Spinoza , che fu scomunicato dalla comunità ebraica di Amsterdam per non meglio specificate "eresie abominevoli che praticava e insegnava e per le sue azioni mostruose".
Il herem poteva essere imposto per reati puramente retorici, come in seguito avvenne per Spinoza. Maimonide, nella sua enumerazione dei 24 reati per i quali era giustificata la scomunica, incluse diverse violazioni che potevano essere raggruppate sotto la voce generale di mancanza di rispetto: insultare un uomo colto, chiamare schiavo un altro ebreo o insultare un messaggero della corte rabbinica. La maggior parte delle voci dell'elenco, tuttavia, si riferisce a violazioni rituali. Nessuna di queste riguarda semplicemente il sostenere o esprimere un'opinione impopolare.
Tuttavia, il herem fu imposto ai tempi di Maimonide proprio per questo tipo di ragioni. Gli studiosi francesi proibirono i suoi libri per eresia, contestando in generale il tentativo di Maimonide di sintetizzare il pensiero e la filosofia ebraica e diverse affermazioni specifiche, tra cui quella che Dio non ha forma fisica. Maimonide, a sua volta, comminò la scomunica a un altro leader della comunità ebraica egiziana, Sar Shalom ben Moses, per reati fiscali.
In tempi moderni, il herem è stato istituito solo raramente e generalmente per motivi di devianza ideologica. Nel XVIII secolo, il Gaon di Vilna approvò un decreto di scomunica contro il nascente movimento chassidico, dichiarando eretici coloro che si impegnavano in una serie di pratiche discutibili. Nel 1945, il rabbino Mordecai Kaplan, fondatore del movimento ricostruzionista, fu formalmente scomunicato da un gruppo di rabbini ortodossi che bruciarono pubblicamente un libro di preghiere da lui scritto, dichiarando che "dimostrava totale eresia e una completa incredulità nel Dio di Israele e nei princìpi della legge della Torah di Israele". Nel 2006, il rabbino capo di Israele lanciò un appello a scomunicare i membri della setta chassidica Neturei Karta, molti dei cui membri avevano partecipato a una conferenza in Iran con l'intento di dimostrare che l'Olocausto non aveva avuto luogo.
Il Talmud sulla cancellazione
In generale, i rabbini del Talmud erano chiaramente a loro agio con la diversità di opinioni e si impegnarono a fondo per garantire che le opinioni delle minoranze fossero preservate nel testo come degni argomenti di studio. In effetti, il Talmud è spesso considerato l'esempio paradigmatico dell'accettazione da parte dell'ebraismo di molteplici punti di vista e del suo rifiuto di cancellare dalla tradizione le opinioni impopolari. Ciononostante, i rabbini sostenevano una forma di cancellazione sociale.
Vale la pena notare che i rabbini talmudici tolleravano l'ostracismo per qualcosa di apparentemente insignificante come la mancanza di rispetto. È anche importante notare che la punizione non veniva imposta dalla folla, ma da due rabbini eruditi che sedevano in tribunale e stabilivano che l'ostracismo fosse una punizione appropriata. Infine, il testo implica che l'ostracismo non è una condizione permanente. Ha un limite temporale, dopo il quale il trasgressore può rientrare nella comunità.
Il Talmud include un famoso caso di cancellazione permanente: Elisha ben Abuyah, un tempo stimato studioso che divenne apostata e fu quasi completamente estromesso dal Talmud, chiamato solo aher, che significa "altro". I dettagli sono limitati, ma dal racconto talmudico è chiaro che Elisha, un tempo eminente studioso e membro del Sinedrio, abbandonò l'osservanza ebraica e divenne eretico, apparentemente dopo un incontro con Dio descritto nella famosa allegoria dei quattro che entrarono nel pardes (frutteto). Quindi, sebbene il Talmud rispettasse certamente la diversità di opinioni, certamente non le tollerava tutte.
Conclusione
Quindi l'ebraismo tollera la cancellazione? La tradizione ebraica premia innegabilmente la molteplicità di voci e il disaccordo per scopi nobili, ma certamente non avalla l'idea che ogni idea sia degna di considerazione. E alcune idee (e i loro promotori) sono considerate troppo pericolose o dannose per poter circolare liberamente. I leader ebraici, sia antichi sia moderni, si sono avvalsi di vari strumenti per garantire il mantenimento di determinati confini tra comportamenti, religiosi e di altro tipo, e idee. La sfida, allora come oggi, è determinare dove tracciare tali confini. [Fonte: Jewish Learning, traduzione dall'inglese a cura di Barbara de Munari]