o comportarci in modo politicamente maturo di fronte agli attacchi che sicuramente ci saranno. Ma non c’è un altro piano». E sull’idea del
ADESSO DEVO DIRLO
RASSEGNA STAMPA, a cura di Redazione ETICA A.c.
Di David Grossman, 1 agosto 2025
«È una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto».
«Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: “genocidio”. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì».
Queste le parole, in un’intervista a Repubblica, dello scrittore israeliano David Grossman.
«Genocidio: pronunciarlo in confronto a Israele basta questo per dire che sta succedendo qualcosa di molto brutto».
«Anche solo pronunciare questa parola, “genocidio”, con riferimento a Israele, al popolo ebraico: basterebbe questo, il fatto che ci sia questo accostamento, per dire che ci sta succedendo qualcosa di molto brutto – prosegue -. Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi.
«Genocidio: è una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto. E porta ancora più distruzione e più sofferenza».
«Resto disperatamente fedele all’idea dei due Stati, principalmente perché non vedo alternative – dichiara lo scrittore -. Sarà complesso e sia noi sia i palestinesi dovremo comportarci in modo politicamente maturo di fronte agli attacchi che sicuramente ci saranno. Ma non c’è un altro piano».
E sull’idea del presidente francese Macron che propone il riconoscimento dello Stato palestinese aggiunge: «Credo sia una buona idea e non capisco l’isteria che l’ha accolta qui in Israele. Magari avere a che fare con uno Stato vero, con obblighi reali, non con un’entità ambigua come l’Autorità palestinese, avrà i suoi vantaggi. È chiaro che dovranno esserci condizioni ben precise: niente armi. E la garanzia di elezioni trasparenti da cui sia bandito chiunque pensi di usare la violenza contro Israele».