[Dalla nostra Redazione di Parigi, traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari, Prefazione di Alain de Keghel]

 

“La Massoneria devastata dalla demagogia profana” - 9 settembre 2023, © Le Monde

 

 

Articolo di Bruno Etienne pubblicato su Le Monde di sabato 9 settembre 2000 dal titolo “La massoneria devastata dalla demagogia profana” e aggiornato dalle parole di Michel Maffesoli.

Bruno Étienne è stato un sociologo e politologo francese nato il 6 novembre 1937 a La Tronche (Isère) e morto ad Aix-en-Provence il 4 marzo 2009. Era uno specialista in Algeria, Islam e antropologia delle religioni. Era un membro del Grande Oriente di Francia.

Il vecchio articolo (è del 2000 e il suo autore era un Carissimo Fratello, amico e brillante accademico dallo spirito libero) che vi condivido è stato ripreso da un Blog che si preoccupa proprio del vuoto siderale che dura da più di 20 anni e che ha sfruttato i partiti estremisti della destra e della sinistra radicale dei “ribelli” (lfi). La mia intenzione non è criticare il GODF, indebolire ulteriormente il suo messaggio, ma al contrario, come vecchio e fedele massone impegnato in questa grande Obbedienza, spero di contribuire allo  slancio annunciato dal nuovo Gran Maestro Guillaume Trichard.

Alain de Keghel 

 

 

La Massoneria è un'istituzione molto curiosa. Presenta, infatti, un certo numero di caratteristiche che spiegano, in parte, le fantasie e le domande che ha suscitato sin dalla sua creazione in Inghilterra, tra il 1717 e il 1723, da parte di ugonotti francesi emigrati, ammiratori di Newton e gestiti dalla Royal Society. Si presenta come una società di pensiero caratteristica del XVIII secolo, abbagliata dalla “scienza nuova”.

 

Ma è più una comunità pneumatica che un club perché pretende anche di assumere la trasmissione di una doppia tradizione: quella dei muratori “liberi” e quella del “mestiere”, tradizione basata sull'interpretazione del mito di Hiram , il costruttore del Tempio di Salomone, unita all'altro aspetto del mito fondatore, la cavalleria templare. La storia e l'evoluzione di questa duplice funzione ci permettono di comprendere la crisi che la Massoneria sta attraversando attualmente, soprattutto in Francia e più in particolare nel caso del Grand Orient de France (GODF).

 

Come ha potuto superare tutte le scomuniche, le condanne e le accuse, giustificate o meno? Come è riuscita a sopravvivere al di là dei suoi vagabondaggi ed errori, dei suoi numerosi avatar e delle molteplici sette, a tutti i regimi politici, compresi quelli che l'hanno martirizzata? Non certo per le sue posizioni contingenti ma perché ha un qualcosa di archetipico e di paradigmatico, vale a dire in questo caso i suoi riti, i suoi miti e soprattutto il suo sistema iniziatico.

 

Si tratta, infatti, di una delle rare società iniziatiche che propongono, in Occidente, una via per superare la morte. Questo particolare metodo si basa sul simbolismo e sul ragionamento per analogia. Sono questi i suoi veri valori universali che la collegano a ciò che Jacquart chiama “l’humanitude”.

 

In Francia ha prodotto due massonerie che convivono, volens nolens, da tre secoli ma che oggi sembrano sul punto di esplodere. La prima ha come motto “libertà, uguaglianza, fraternità” e intende partecipare attivamente alla costruzione della società ideale. La seconda ha come motto “forza, saggezza, bellezza” e preferisce lavorare alla costruzione del Tempio dell'Umanità partendo dalla costruzione del tempio interiore attraverso la padronanza dell'ego.

 

Una è estroversa, progressista, mondana; l'altra è rivolta all'interno, è progressiva e mistica. Alcuni hanno ritenuto di poter appartenere, senza troppa schizofrenia, a entrambe le tendenze. Oggi questo non mi sembra più possibile nel Grande Oriente di Francia.

 

Quest'ultimo, infatti, appropriandosi del monopolio dell'interpretazione repubblicana, identificandosi soltanto con la Repubblica monista, dichiarandosi ultimo baluardo contro la barbarie pluralista, è divenuto un profano che non fa altro che mettere in parodia le divisioni della società francese. E come questa si irrigidisce nella sua incapacità di gestire il nuovo pluralismo culturale e religioso.

 

Troviamo quindi all'interno del  GODF dei fanatici della Repubblica, degli integralisti della laicità, degli “atei stupidi”, secondo la formula di Anderson, l'estensore della prima Carta massonica, sovranisti e federalisti di minoranza e perfino spiritualisti più discreti dei portavoce dei media.

 

In questo senso, il GODF è un buon barometro dello stato in cui si trova la società francese. Anch’esso è quindi al bivio di un cammino e deve prendere risoluzioni drastiche. Oppure divenire un club politico come gli altri con poche possibilità di competere con quelli già esistenti, a giudicare dalla notevole mediocrità delle sue produzioni pubbliche. Oppure, al contrario, proporre una riforma radicale che permetta alla Massoneria di rispondere a un certo numero di inquietudini dei nostri contemporanei sul piano della spiritualità attraverso la via iniziatica. L'importanza dei lavori di ricerca delle logge, soprattutto provinciali, che non viene mai alla luce, mi convince di questa possibilità. In quest'ottica è necessario rinunciare a un certo numero di pratiche che hanno portato le obbedienze massoniche a divenire macchine amministrative gestite da professionisti la cui maestria è inversamente proporzionale al loro ego. Il GODF ha pubblicamente mostrato i suoi dissensi con sei “Gran Maestri” in meno di dieci anni. Questo non è il massimo dell’ordine per una “società segreta”.

 

Ma come si possono gestire novecento logge? Non sono le convention annuali, gestite da professionisti, a prendere decisioni così difficili. Dobbiamo quindi ritirarci dal sistema.

Ritorniamo semplicemente alle Costituzioni di Anderson, alla libera loggia (il GODF è una federazione di logge e di riti, non una  un'istituzione magistrale centralizzata), riprendendo i nostri lavori condotti con discrezione, stando nella società civile e non nell'Audimat (auditel, n.d.t.), accettando la progressività del cammino e poi, armati delle verità interiori acquisite, offrirle al mondo, che del resto non chiede poi così tanto.

 

È senza dubbio giunto il momento di ripensare le strutture che producono solo entropia e gratificazione dell’ego per chi vuole essere califfo al posto del califfo. D’altra parte, sono i burocrati di apparato eletti secondo un complesso sistema multilivello quelli che parlano di più di “trasparenza democratica”. È giunto il momento perché, nel quadro europeo, non saremo più in grado di mantenere le nostre appartenenze nazionali. Dobbiamo quindi immaginare e costituire altri gruppi, partendo dal basso, per affinità, per localizzazione, per scelta ponderata.

Dobbiamo iniziare dissociando la gestione del Grande Oriente di Francia come associazione della legge del 1901 e di quella della progressione iniziatica. In questi tempi giubilari in cui si mette tutto sul tavolo, il GODF potrebbe distribuire ai poveri un patrimonio immobiliare eccessivo e permettere così ai fratelli di ritornare a una maggiore discrezione: non dobbiamo disperderci sulla pubblica via, né avere un negozio.

 

Ma è giunto il momento, soprattutto, di rileggere il nostro rituale sulla morte del Maestro Hiram. Il GODF ha raggiunto questo grado di putrefazione in cui “la carne lascia le ossa” e quindi affinché “l’acacia rifiorisca” e affinché l’Ordine massonico sopravviva, dobbiamo rinunciare alle strutture di obbedienze centralizzate. Dobbiamo rinunciare ad agire a tutti i costi, ammesso che si agisca. Dobbiamo rinunciare a dichiarazioni pubbliche, intempestive e prive di effetto reale. Dobbiamo rinunciare a seguire una demagogia profana e da auditel. Dobbiamo ritornare sul cammino della nostra stessa iniziazione, perché solo il progresso individuale di ciascuno di noi può contribuire al miglioramento della società che ci ospita.

 

In altre parole, dobbiamo mettere il carro dietro ai buoi e rimetterci al lavoro attraverso l’ascesi e l’ermeneutica. Viva! Viva! Sempre viva.