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La mixité in Loggia: problemi e resistenze.
Il GODF ammette da poco tempo le donne: è il momento di fare il punto su alcune domande poste dalla mixité nel contesto “fraterno” della Loggia.
Nel mondo profano, dove la mixité è generalizzata, sussistono vari problemi relazionali. I rapporti tra uomini e donne adulti del tipo “amicizia” sono socialmente mal regolati, e alcuni sociologi sostengono che “esistono abbastanza dati per affermare che l’amicizia tra persone di sesso diverso presenta un lato oscuro che necessita d’essere meglio compreso e valutato”.
In realtà, la maggior parte degli studi mostra che la relazione amichevole contiene solitamente un certo grado d’interesse sessuale; inoltre, gli effetti attesi da queste relazioni differiscono tra uomini e donne: la parità non è certamente assicurata e soggetta anche al giudizio non benevolo degli altri.
Se non si può negare l’influenza determinante degli stereotipi nella persistenza di certi comportamenti maschilisti, molte osservazioni ci inducono a pensare che gli atteggiamenti degli uomini derivano probabilmente da altre problematiche, più profonde, che affondano le radici nella riproduzione, e soprattutto nell’assenza di certezza della paternità. L’etologia ha mostrato che, per controllare il comportamento riproduttore delle femmine, le varie specie animali hanno sviluppato soluzioni analoghe alle nostre, senza fare appello alla razionalità. È dunque possibile che il problema della mixité, in generale, e nelle logge in particolare, sia più complesso di quanto si pensi abitualmente e che gli argomenti di tipo scientifico abbiano una portata solo limitata nella ricerca della sua soluzione.
Superare questi problemi, in mancanza di definizioni certe, è una sfida significativa per la massoneria del XXI secolo.
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Uno sguardo massonico sui Dogon.
I Dogon sono agricoltori che vivono tra le falesie di Bandiagara in Mali. L’etnologo Griaule ha studiato la loro cultura dopo esserne stato iniziato in 33 giornate da un vegliardo, che gli ha svelato una cosmogonia panteistica integratrice dell’Uomo nell’Universo. È una mitologia tanto sapiente e importante quanto quella di Grecia, Egitto o Medio Oriente. Contiene una simbologia polimorfa, testimone della complessità delle credenze originali (e non primitive), dalle quali possiamo estrarre quattro grandi temi: la Sessualità, la Morte, le Parole, il Lavoro (agricoltura, tessitura). Ovunque sono presenti alcune costanti: la dualità, le rotture e la dialettica fecondità/morte.
Attualmente, questa civiltà costituisce un «isolato» relativamente ben conservato, non depauperato, riguardo alla ricchezza della simbolica e delle credenze di tutta l’Africa sud sahariana. I suoi principi si ritrovano nelle stampe e nelle pitture rupestri risalenti al periodo neolitico-umido, che consentiva l’agricoltura e l’allevamento. A causa della desertificazione, queste popolazioni si sono concentrate lungo i fiumi (il Niger), fino in Egitto dove si riconosce loro alcune grandi componenti del sistema. I Dogon sono dunque latori di una ricca simbologia che si manifesta attraverso i riti. La loro conoscenza permette un confronto parallelo (e fraterno) con la Massoneria, un altro sistema simbolico e iniziatico.
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Dal “fratello in tolleranza” al Frammassone.
Ernst Bloch tratta, nel suo lavoro di analisi sulla contemporaneità, dei “fratelli in tolleranza deisti” e definisce i loro rituali come “la mascherata civilizzata dei depositari di illusioni”. Tale qualifica è da intendersi rivolta ai gruppi di frammassoni che non si pongono risolutamente sulla via dei Lumi. La tolleranza non cade dal cielo. Esclude ogni appartenenza confessionale, ma esige la pratica. Per trasformare la tolleranza in virtù, occorre esercitarla. Devo esercitarmi in tolleranza, se voglio praticare la tolleranza. E per riuscirci, il mezzo migliore è il lavoro.
Questo esercizio di apprendistato della tolleranza è fondamentalmente differente dalla omologazione nell’ambito di una educazione ossequiente verso le regole di una religione. Questa affermazione è ancora più pertinente quando si è in presenza di una confessione che esclude ogni altra religione che non sia la propria. Secondo le nostre regole ufficiali, quelli che si trovano in tale condizione non possono trovare posto in frammassoneria. Tuttavia, nonostante le dovute accortezze, tanti fratelli bigotti si sono introdotti e hanno alterato lo spirito della tradizione massonica. I regolamenti generali del 1984, che disciplinano la vita massonica della Germania, pur escludendo, nel capitolo terzo, ogni riferimento a una qualsiasi religione, scrivono: “Ciò nonostante, la Bibbia resta la base irrinunciabile del nostro Ordine e costituisce la fonte principale della nostra più alta luce massonica, quella che è depositata sull’altare dei giuramenti”. La nostra massoneria umanistica non ha niente da guadagnare cercando un qualsiasi avvicinamento spirituale con i dogmi espressi da religiosi ed ecclesiastici.
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Ramsay, il suo re e la maestranza scozzese.
Dopo i suoi studi universitari in Scozia, André-Michel Ramsay passò la maggior parte della sua esistenza in Francia. Fu lì che nel 1736-1737 divenne l’araldo di quella che si chiama oggi la massoneria cavalleresca. Esserne l’araldo non significa però esserne l’inventore. Con molta prudenza, Ramsay, preferendo l’allegoria alla narrazione argomentata, rese solo visibile quello che altri avevano concepito. Quali altri? Per rispondere a questa domanda, è necessario ricordare la rivalità politica che oppose per più di un mezzo secolo i Britannici di parte giacobita a quelli di parte Hannover, con gravi ripercussioni nelle logge. La neutralità a questo proposito era un’illusione, come del resto dimostra il pastore Anderson negli Obblighi, quando denuncia i Fratelli « ribelli allo Stato ».
Sono questi « ribelli », vittime della rivoluzione orangista del 1688-1689 e mantenuti a distanza del potere dagli Hannover, che si distinguono nella genesi di tale cavalleria. Ramsay deve essere dunque letto più come un testimone dei sentimenti dei suoi fratelli in esilio, piuttosto che un fondatore, il quale, di testa propria, abbia deciso un giorno di creare un nuovo grado, fra l’altro sotto il nome di Maestro scozzese. Tra questi Fratelli che gli erano contemporanei, quello che recitò la parte maggiore fu indubbiamente il suo re, Giacomo III.
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La storia attraverso i testi.
Il Supremo Consiglio per la Turchia apre i suoi archivi.
Le due guerre mondiali, i rivolgimenti politici, l’oppressione dei regimi totalitari vissuti nell’ultimo secolo hanno provocato la dispersione degli archivi massonici di parecchi paesi. Una parte dei documenti della massoneria scozzese è stata perduta, trasferita o peggio distrutta; al contrario l’archivio della massoneria scozzese in Turchia si è conservato intatto.
Il Supremo Consiglio de R.S.A.A. per la Turchia, fondato nel 1861, celebra quest’anno il suo centocinquantesimo anniversario. I documenti del periodo 1861-1909 sono poco numerosi, ma tutta la corrispondenza intrattenuta dal 1909 è stata conservata.
Tra gli scambi epistolari con quasi 50 paesi, la quantità dei documenti relativi alla massoneria europea è preponderante e la corrispondenza tra il 1909 e il 1960 serve soprattutto a schiarire la storia della Massoneria Scozzese in Europa.
Il supremo consiglio del R.S.A.A. per la Turchia, nell’occasione del suo 150° compleanno, ha fondato un “Comitato di ricerca storica e documentaria del Rito Sozzese” presieduto dal Sovrano Gran Commendatore Hüseyin Özgen.
La condivisione, nella rivista «Kilwinning», dei documenti che saranno portati alla luce, aprirà nuovi orizzonti ai ricercatori sulla storia della Massoneria Scozzese in Europa. Dobbiamo rinforzare la memoria europea con documenti concreti e trarne insegnamento condividendo fatti ed eventi vissuti. Il primo libro di ricerca pubblicato quest’anno dal Supremo Consiglio per la Turchia fa luce sulla fondazione della prima Gran Loggia Nazionale. Si noti che i verbali originali sono scritti in francese.
Presentiamo qui sotto un bollettino pubblicato nel 1961. Questo breve documento scritto in tre lingue, contiene il verbale di una tornata del 1909 dedicata alla riforma del Supremo Consiglio del R.S.A.A. per la Turchia. Questa condivisione di documenti - lavoro per il presente e speranza per il futuro - proseguirà.
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Sui miti in generale, e su tre miti massonici in particolare
Dopo una introduzione generale sui miti che, in momenti diversi della sua storia, hanno caratterizzato l’esistenza umana e fornito la percezione che potevano spiegare la sua origine, la sua natura e il suo sviluppo, questo articolo analizza tre miti della libera muratoria : il mito della religione naturale, quello della creazione del mondo e dell’uomo e infine quello della costruzione del Tempio. L’esame di questi tre miti massonici si propone di far meglio comprendere al lettore le finalità e gli scopi dell’Ordine.
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