Dal 23 settembre 2021 al 15 gennaio 2022 un percorso originale (in contemporanea) di manoscritti e antiche edizioni che riunisce il patrimonio dantesco delle tre Biblioteche fiorentine – la Biblioteca Medicea Laurenziana, la Biblioteca Nazionale Centrale e la Biblioteca Riccardiana – e i Codici danteschi non conservati a Firenze ma di chiara origine fiorentina.  

I primi Commenti e le preziose illustrazioni segnano la nascita di un immaginario visivo (oggi si direbbe distopico), fino all’approdo alla stampa, dalla prima edizione del 1472 alla fortunata edizione del 1502 e oltre.  

La mostra si completa con la sezione “Leggere e studiare nella Firenze di Dante: la biblioteca di Santa Croce” che per la prima volta consente di riunire in un unico spazio alcuni dei più importanti Codici dell’antico patrimonio librario del convento francescano fiorentino di Santa Croce.

La Divina Commedia si organizza intorno a una topografia di fiumi, di laghi, di sorgenti, di torrenti e di paludi, mitologici, immaginari e reali.

Alcuni corsi d’acqua sono inventati da Dante stesso (il fiume Eunoé, per esempio); altri lo ossessionano più di quelli dell’Inferno, come l’Arno della sua città natale, Firenze. Dai fiumi infernali a quelli del Paradiso, tutte le acque convergono “per lo gran mar de l’essere”. Il mare diviene la somma di tutti i fiumi della Creazione, e lo specchio infinito del pensiero umano.

Una nuova lettura “eco-critica” della letteratura dantesca, per restituire la ricchezza delle metafore acquatiche nei loro rapporti con l’ambiente. Attraverso la composizione e la descrizione delle acque pure e impure, letali o lustrali, Dante ci fa vedere ciò che può essere l’Inferno o il Paradiso – nell’eau-delà e qui.

In un tempo in cui la conservazione delle risorse dell’acqua rappresenta una delle poste in gioco maggiori nella sfida climatica, rileggere Dante in un modo alternativo ci dona una chiave di attualità per cogliere l’atemporalità della sua opera.