SPRAZZI DI LUCE, di Joseph G. Kalowski

Tel Aviv, 13 luglio 2025

 

Qualcosa negli ultimi giorni a favore della pace in Medio Oriente si sta muovendo.

Dopo la traumatica guerra con l'Iran qualche segnale di dialogo si sta manifestando. Non è pace, sono sprazzi di luce breve.

I bagliori di un possibile accordo partono dalla Siria con l'incontro in Azeirbagian tra una delegazione israeliana e la nuova leadership siriana. Da Damasco sembra arrivare la chance di una svolta diplomatica significativa. Al Joulani, a meno di clamorosi dietrofront, sembra avere una intelligenza politica fino ad oggi sconosciuta al mondo islamico.

Il nuovo governo siriano sembra avere una strategia di lungo periodo mettendo finalmente da parte il sogno della distruzione dell'entità sionista e beneficiare del forte indebolimento dell' "Asse della Resistenza" sembra una mossa di real politik di stile europeo più che mediorientale.

Anche un semplice accordo di sicurezza tra i due paesi potrebbe provocare un effetto volano che farebbe accelerare l'adesione dell'Arabia Saudita con gli "Accordi di Abramo" per poi magari propagarsi fino ad un accordo con il Libano, finalmente senza Hezbollah.

L'Iran in questo momento è troppo debole perché possa opporsi a un cambiamento di questo tipo, perciò Israele dovrebbe imprimere  una accelerazione alle trattative perché.... adesso o mai più.

Rimane il grandissimo problema di Gaza, con Hamas che rifiuta praticamente ogni tipo di accordo, probabilmente "fiutando" il pericolo per la propria sopravvivenza di fronte a un accordo globale di tale portata.

L'Iran, dopo la guerra dei 12 giorni, è più isolato che mai: pressioni diplomatiche, fragilità interne, nuove sanzioni internazionali in arrivo rendono il momento storico molto appetibile per un profondo cambiamento dello scenario mediorientale. Non è un caso che proprio adesso cinque Sceicchi di Hebron in Cisgiordania abbiano strizzato l'occhio agli Accordi di Abramo, proponendo di stipulare accordi direttamente con Israele e di dare voce al popolo palestinese fuori dalla logica di Hamas e di Abu Mazen.

Israele non può permettersi di perdere questa opportunità : deve agire al più presto per porre fine alla guerra a Gaza, pena la perdita del supporto dei paesi  arabi moderati.

La guerra a Gaza è l'ostacolo principale a un accordo regionale:  Netanyahu con un accordo ha la possibilità di fare tornare a casa gli ostaggi e di normalizzare i  rapporti con gli stati arabi moderati, mettendo all'angolo un Iran isolato. Dopo la netta vittoria militare contro Hezbollah, messi a nudo i grandi limiti militari dell'Iran, Israele non deve sperperare la propria ritrovata deterrenza militare: la sua forza deve essere usata per la ricerca della pace in termini concreti.

Mi auguro che l'attuale governo israeliano abbia la statura e la lungimiranza necessaria per non farsi sfuggire questa grande opportunità,  perché l'Iran non aspetta inerte: le minacce delle ultime ore di ritorsione verso Israele mirano proprio a sconvolgere i tentativi di pace.