Prefazione allꞌEdizione italiana
Alain de Keghel
Quando fu intrapresa la prima edizione di quella che era stata concepita come una sorta di "arte e illustrazione della Massoneria", confrontandosi con le sfide che si presentavano tre secoli dopo la sua creazione a Londra, nessuno immaginava l'epidemia di COVID-19, né tanto meno le importanti rotture geopolitiche causate dalle avventure belliche di un presidente russo che risvegliava i vecchi demoni dell'eurasiatismo che avevano perseguitato Mosca fin dai tempi di Stalin, e ancor meno l'imprevedibile e mutevole avventurismo del presidente Trump che tornava alla Casa Bianca per un secondo mandato.
Certamente, la geopolitica nasconde la sua quota di incertezze dettate dalla fluttuazione degli interessi in gioco e dal contesto internazionale. Non avevano forse condiviso le loro analisi, con rara lucidità mista a ragionevole ottimismo, già alla fine degli anni Settanta i più rinomati politologi, tra cui potremmo giustamente annoverare il filosofo Raymond Aron? Così, Aron scrisse nel suo appello contro la tentazione del totalitarismo[1]: «Le crisi dell'Europa non sono solo segni di esaurimento, rassegnazione e ansia per il futuro, ma anche segni della persistente vitalità di una civiltà che, attraverso l'autocritica e l'autocorrezione, è capace di reinventarsi». Nessuno sa ancora a quali conseguenze potenzialmente catastrofiche porteranno i profondi sconvolgimenti sulla scena internazionale, cui stiamo assistendo con un misto di ansia e sgomento. Tutto ciò cui stiamo assistendo assomiglia stranamente a un piano per smembrare l'Ucraina, ma altrettanto a una nuova divisione dei ruoli tra due forme di imperialismo risorgente, con Donald Trump a gestire il breve termine e Vladimir Putin, un abile stratega post-sovietico di lungo periodo addestrato nei misteri del KGB. Due potenze imperialiste diseguali agiscono quindi di concerto con la scusa di porre fine congiuntamente alla guerra in Ucraina scatenata da Mosca nel suo irresistibile Drang nach Westen. L'intera Europa, a partire dall'Unione Europea, corre il rischio concreto di essere estromessa dal tavolo delle trattative sulla – molto temporanea – fine del conflitto. In effetti, non vi è ancora alcuna indicazione che il nuovo “discorso” statunitense stia generando l'essenziale consapevolezza collettiva e unitaria da parte dei paesi della nostra libera area europea, inclusa la Gran Bretagna, mentre è chiara la consapevolezza che è davvero la fine di un'era e che dobbiamo reinventarci. E formulare un'analisi del mondo che non sia né ingenua riguardo alla Russia di Putin né ingenua riguardo agli Stati Uniti di Trump. Qui, si potrebbe essere tentati di ricorrere al pensiero di Hannah Arendt, che parlava di una ꞌꞌbrecciaꞌꞌ. Chi riuscirà ad accedervi sarà tra gli attori, ma guai a chi non riuscirà a trarne vantaggio.
Tutte le considerazioni e le motivazioni dei due attori imperiali prestano scarsa attenzione ai valori fondanti la nostra base comune che è quella del nostro universo, le cui radici umanistiche poggiano su un'eredità essenzialmente ellenica. Stiamo assistendo chiaramente alla trasformazione di nuove forme di credenza in sistemi sociali, all'istituzionalizzazione di nuovi spazi sociopolitici e al rapidissimo sviluppo di nuovi sistemi di relazioni tra essi. Ciò include le relazioni tra Stati o grandi gruppi regionali. Sistemi alternativi a quello costruito dall'Occidente stanno tentando di affermarsi. Si tratta di un compito arduo in un mondo la cui globalizzazione ha moltiplicato i suoi legami. Esso va ben oltre tutte le prospettive che ho cercato di delineare nel 2020, riguardo alle sfide che la nostra società del XXI secolo e, con essa, il nostro Ordine iniziatico, attingendo alle idee dell'Illuminismo, si trova ad affrontare.
Il mondo odierno è quindi soggetto a una duplice tendenza. Da un lato, l'intensificazione delle relazioni internazionali e la moltiplicazione di coloro che vi sono direttamente coinvolti stanno socializzando il pianeta. Gli sforzi per stabilire una regolamentazione globale non sono mai stati così considerevoli dall'istituzione, nel 1945, di un nuovo ordine ONU presumibilmente concepito per prevenire i conflitti e, dall’altro, ci sono coloro che hanno capito che esiste un solo modo per sfuggirvi: la deterrenza nucleare.
Questa non viene più utilizzata per promuovere l'equilibrio globale, ma piuttosto permette di sfuggirvi e di entrare in un'altra modalità di relazioni internazionali, come la Russia di Putin, che tenta di espandere la propria base territoriale e strategica, includendo la guerra ibrida combinata con la minaccia costantemente brandita di usare armi nucleari. Questa riflessione, tuttavia, non ci allontana completamente dagli approcci multidisciplinari proposti nella prima edizione francese. L'approccio attuale esplora in profondità la vita politica del nostro mondo competitivo e in rapida evoluzione. Ci permette di tenere conto dei vincoli ecologici, delle forze economiche, digitali e scientifiche, dell'interazione sociale tra status e prestigio e del ruolo delle rappresentazioni nelle decisioni geopolitiche. Mostra come l'immaginario politico cementi gli spazi sociopolitici. Questo ci riporta al nostro approccio massonico in tutti i suoi aspetti più nobili, la cui rilevanza mi sembra più essenziale che mai, se comprendiamo veramente i princìpi fondanti di libertà e progresso e tutti i valori che lo sostengono.
Alain de Keghel, Parigi, febbraio 2025