«Un'Europa migliore» e le minacce del populismo alle elezioni

del Parlamento Europeo

(Alain de KEGHEL)

 

Un’Europa migliore, questa è la formula che mi auguro di sviluppare con voi all’avvicinarsi delle elezioni europee del 9 giugno 2024.

«2024, l’anno degli elettori», titolava Alain Frachon su Le Monde il 9 febbraio, riferendosi ai 60 paesi che sottoporranno le loro scelte al voto degli elettori.

In Europa, i sondaggi prevedono un’impennata dell’estrema destra in un contesto di discredito delle élite e della policrisi che l’umanità sta attraversando.

Ma «la prima resistenza è quella della mente», ci dice Edgard Morin.

Ma se l’Europa è migliore, sicuramente più vicina al cittadino, è anche, in buona parte, perché è più capace di comunicare e spiegare le conquiste di quanto è stato via via costruito in un arco di tempo in fondo non così lungo, guardando di più da vicino, dopo il Trattato di Roma del 1957 e quello della CECA del 1951.

L'opinione pubblica non ne è ancora sufficientemente consapevole: si tratta ancora e nonostante tutto di un'area di pace duratura, nonostante i conflitti regionali che ha vissuto nell’ex Jugoslavia e la guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina dal 2014 con l’annessione della Crimea e poi la sua fulminante invasione nel febbraio 2022; ciò illustra in modo molto concreto l’importanza di una UE forte e del mantenimento degli equilibri essenziali e dei rapporti di forza in un contesto internazionale di dominio sempre più assertivo dei grandi gruppi geopolitici regionali e di fronte a due grandi potenze mondiali rivali: gli Stati Uniti d’America e la Cina.

Senza trascurare le altre potenze e continenti emergenti: i BRICS e le nuove sfide poste dal «sud globale». Questa piccola appendice dell’Eurasia è, non dimentichiamolo, la culla in cui è apparso ed è fiorito l’Illuminismo e da cui sono emersi valori inestimabili per tutti, anche se resta ancora molto da fare e i detrattori tradizionali e populisti ne fanno una questione politica che costituisce una vera sfida di fronte a un elettorato disorientato.

I risultati di recenti sondaggi in Francia hanno mostrato che il numero di connazionali che affermano che altri regimi potrebbero essere altrettanto validi quanto la democrazia sarebbe salito al 36% degli intervistati, e ciò merita ancora più attenzione poiché in diversi paesi dell’Europa dell’Est così come in Italia, Paese firmatario del Trattato di Roma, queste posizioni sono quelle dei partiti di governo.

Il caso della Polonia, con il recente ritorno al potere attraverso le urne dei partiti democratici dopo un governo a lungo dominato da oscurantisti che non hanno esitato a rompere il contratto di fiducia con l’UE, ci insegna che questo è possibile. Le sfide e gli eccessi cui è abituata l'Ungheria di Orban a Bruxelles devono allertarci e spingerci a essere più fermi e determinati a non cedere nulla. Ma l’Italia di Madame Meloni ci insegna anche i limiti della «realpolitik» in relazione agli atteggiamenti elettorali antieuropei messi alla prova dell’esercizio del potere. Nessuno può ignorare una certa disaffezione nei confronti della democrazia, compresa la (e forse a cominciare dalla) Francia. È consustanziale a quel riferimento all’universalità di valori a lungo considerati come parametri strutturanti, minati tanto dal «trumpismo» americano, che scredita la democrazia, quanto dalle posizioni assunte dalla Cina di Xi Jin Ping  e dalla Russia di Putin.

 

Un’Europa migliore significa tenere maggiormente conto di coloro che restano o hanno la sensazione di rimanere dimenticati o sacrificati dal progetto. Un progetto politico, economico, sociale e umano che non è giunto a compimento. E che ha i suoi difetti così spesso e giustamente denunciati: l’eccessiva enfasi data alla finanziarizzazione e la priorità data alle dottrine ispirate alle grandi istituzioni finanziarie internazionali, l’assenza di una reale risposta strutturale dopo la crisi del 2008 e l’urgente necessità per le élite dirigenti «sicure e dominanti» addestrate – o distorte? - nel crogiolo delle Grandes Écoles, di abbandonare le proprie fredde e lontane certezze tecnocratiche, per ascoltare meglio il senso comune degli elettori, cittadini desiderosi di partecipare alla preparazione di politiche meglio concertate.

 

Un’Europa migliore è anche consapevolezza dei punti di forza e di debolezza di una BCE e della necessità di ripensare politiche monetarie e di bilancio che portano ancora troppo il sigillo di una Germania ancora «culturalmente» prigioniera del trauma delle svalutazioni subite, nel corso della sua storia, che rovinò in gran parte la democrazia e portò all’avvento della barbarie nazista.

Si evita così il ritorno alle pagine più oscure di una storia tragica che ha visto la scommessa di Hegel, Heine, Goethe, Schiller e Kant condurre il mondo in una conflagrazione senza precedenti ma che i politici avevano voluto ignorare per colpevole debolezza.

Certo, la storia non si ripete, ma come ha giustamente detto un personaggio famoso, «a volte balbetta». Ebbene sì, oggi non possiamo fare a meno di modificare gli equilibri di potere nell’Europa dei 27, attraverso l’attuazione di una pedagogia politica essenziale sia a livello di dialogo intergovernativo sia a livello delle istituzioni europee, senza dimenticare, anche in questo caso, la parte che ricadrà sui cittadini e su di noi Massoni individualmente e collettivamente.

Il precedente non ancora del tutto compiuto della BREXIT, con il suo carico di incertezze, di devastanti «verità alternative» su un modello importato dall’America, dove al primo posto c’è la spudorata relativizzazione dell’informazione pur verificabile e il rischio di una débacle politica britannica, alla quale si aggiunge la caduta libera della sterlina, dovrebbe aiutarci ad aprire gli occhi e a fornire maggiore lucidità.

 

Un’Europa migliore è proprio l’EURO, che ha festeggiato il suo ventesimo anniversario nel 2022, sinonimo di fluidità dei viaggi e dei mezzi di pagamento intra-europei, all’interno della zona euro. Sembra, secondo i sondaggi, che questo sia ancora uno degli aspetti meglio percepiti dall'opinione pubblica e bisogna evidenziarlo.

 

Un’Europa migliore è anche, e sarà in larga misura, la soluzione alla difficile equazione tra mantenimento, o meglio, ripristino del reddito disponibile per le famiglie, osando rimettere in discussione, come aveva fatto il Club di Roma, il nesso univoco tra crescita e benessere. Il che impone di integrare simultaneamente ("allo stesso tempo"...) le aspettative della società, la tutela dell'ambiente e lo stato del mondo cui si è fatto riferimento nell'introduzione. L’Europa, benché ridotta oggi solo a una piccola appendice nel nostro universo globalizzato e multipolare, possiede ancora tutto il considerevole potenziale del genio delle sue forze unite e tutto il peso del suo simbolismo storico, purché ne siamo sufficientemente convinti, per dispiegarli a beneficio dei cittadini pieni di dubbi. Un’Europa federale o un’Europa delle Nazioni sognata da De Gaulle, dall’Atlantico agli Urali, è divenuta una visione dell’anima almeno dopo le ripetute aggressioni di una Russia che alimenta il sogno di una ricostituzione dell’ex impero sovietico. Evitiamo quindi falsi dibattiti senza privarci dei nostri sogni.

 

Un’Europa migliore richiede di tenere conto delle realtà e dei sentimenti dei cittadini che si esprimeranno alle urne il 9 giugno. Uno studio qualitativo realizzato dall’organizzazione indipendente «DESTIN COMMUN» ci allerta fin dal titolo: «Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: le cause di una grande disconnessione».

 

Prima osservazione allarmante: quasi nessuno dei partecipanti allo studio era a conoscenza delle elezioni che si terranno nel prossimo giugno. Altrettanto preoccupante, solo il 53% dei francesi intervistati ritiene che l'Unione europea sia un'organizzazione democratica. La visione dominante è quella di un’Europa «à la carte», disunita e burocratica. L'orgoglio di essere europei è piuttosto minoritario tra gli intervistati. Il che si riferisce a una tendenza forte nel nostro Paese se teniamo presente le precedenti delusioni per il progetto fallito di un Trattato sulla Comunità Europea di Difesa (1954) e poi il risultato del referendum sul progetto del Trattato di Maastricht (2005). Tuttavia, come sottolinea il rapporto di DESTIN COMMUN:

 

«Idealizzare l’Unione Europea quando è imperfetta, ridurla agli aspetti tecnici quando è frutto di decisioni politiche che hanno un impatto diretto sulla nostra vita quotidiana, emarginarla quando nessuna delle grandi sfide del mondo di oggi avrà soluzione sulla scala dello Stato-nazione senza l’Unione: è la nostra incapacità di discutere il futuro dell’Europa in modo chiaro, semplice ed efficace ad alimentare l’astensione.

Leader politici e attivisti, giornalisti, sindacalisti, volontari, intellettuali, insegnanti… questa indifferenza è un fallimento collettivo. Da qui al 9 giugno è urgente mobilitare tutta la società civile per esigere il dibattito che l’Europa merita, un dibattito di qualità, per tutti e ovunque».

[Marie Trélat, portavoce del Movimento Europeo - Francia, uno dei partner dello studio].

 

È giunto il momento, alla luce dei preoccupanti sondaggi che attribuiscono al partito di estrema destra e populista RN nel nostro paese un netto dominio delle urne con circa il 30% delle intenzioni di voto a suo favore, di riprendersi e agire senza debolezza o esitazione. Non c'è tempo per procrastinare.

Il convegno pubblico organizzato dal GODF a Parigi il 17 aprile sotto l'egida della Loggia di Studi e Ricerche AD EUROPAM con la partecipazione di testimoni ungheresi e tedeschi nonché quella di un eurodeputato portoghese verrà, cosa da sottolineare, trasmessa su YouTube in interazione diretta con gli ascoltatori, compresi i più giovani.

Questa iniziativa, presieduta dal Gran Maestro, illustra senza dubbio in modo emblematico tutta l’attenzione prestata dalla nostra Obbedienza alle sfide democratiche poste dal populismo. Certamente la Massoneria non è destinata a scendere nell'arena politica, ma risponde chiaramente a un'esigenza morale e a un'aspettativa pari alla minaccia.

 

Raccogliamo insieme la sfida.

Alain de Keghel

 

 

 

 

 

 

« Mieux d’Europe » et les menaces du populisme lors des élections au parlement européen

(Alain de KEGHEL)

 

Mieux d'Europe, telle est la formule que je privilégierai de développer devant vous à l'approche des élections européennes du 9 juin 2024.

« 2024, l’année des électeurs », titrait Alain Frachon dans le Monde du 9 février en faisant ainsi référence aux 60 pays qui soumettraient leurs choix aux scrutins des électeurs. En Europe les sondages prédisent une poussée de l’extrême droite sur fond de discrédit des élites et face à la polycrise que traverse l’humanité. Or « la première résistance est celle de l’esprit », nous dit Edgard Morin.

Mais si mieux d'Europe, c'est assurément plus de proximité au citoyen, c'est pour une bonne part aussi, mieux communiquer et expliquer les acquis de ce qui s'est progressivement construit dans un laps de temps finalement pas si long, à y regarder de plus près, depuis le Traité de Rome en 1957 et celui de la CECA en 1951. L'opinion n'en a pas encore assez conscience : c'est  encore et malgré tout un espace de paix durable, en dépit des conflits régionaux qu'il a connus en ex Yougoslavie et la guerre déclarée par la Russie à l’Ukraine depuis 2014 avec l’annexion de la Crimée puis son invasion éclair en février 2022,  illustrant de façon très concrète toute l’importance d’une UE forte et de la préservation d'équilibres et de rapports de force indispensables dans un contexte international de domination toujours plus affirmée  grands ensembles géopolitiques régionaux et face à deux grandes puissances mondiales rivales : les Etats-Unis d'Amérique et la Chine. Sans négliger d'autres puissances et continents émergents : les BRICS et les défis nouveaux posés par le « sud global ». Ce petit appendice de l'Eurasie est, ne l'oublions pas, le berceau dans lequel sont apparues et ont prospéré les Lumières et à partir duquel sont émergées des valeurs inestimables pour chacune et chacun, même si beaucoup de progrès restent à accomplir et que des contempteurs traditionnels et populistes en font un enjeu politique constituant un véritable défi face à un électorat déboussolé. Les résultats de sondages récents en France faisaient apparaitre que le nombre de compatriotes disant que d'autres régimes sont sensés être aussi bien que la démocratie serait passé à 36% des personnes interrogées, mérite d'autant plus l'attention que dans plusieurs pays d'Europe orientale comme en Italie, pays signataire du Traité de Rome, ces positions sont celles des partis de gouvernement. Le cas de la Pologne, avec le retour récent par les urnes, de partis démocratiques aux affaires après une gouvernance longtemps dominée par des obscurantistes n’hésitant pas à rompre le contrat de confiance avec l’UE,  nous enseigne qu’il n’y a aucune fatalité à cela. Les défis et outrances dont la Hongrie de M. Orban est coutumière à Bruxelles doivent nous alerter et engager à plus de fermeté et de détermination à ne rien céder. Mais l’Italie de Madame Meloni nous enseigne aussi les limites de la « realpolitik » par rapport aux postures électorales antieuropéennes mises à l’épreuve de l’exercice du pouvoir. Nul ne peut ignorer  une certaine désaffection de la démocratie y compris et peut-être à commencer par la France. Elle est consubstantielle à celle de la référence au caractère universel de valeurs longtemps considérées comme autant de repères structurants mis à mal tout autant par le « trumpisme » américain, qui discrédite la démocratie, que par les positions affichées par la Chine de Xi Jin Ping que par la Russie de Poutine.

 

Mieux d'Europe, c'est pour beaucoup prendre mieux en compte ceux qui restent ou ont le sentiment de rester les oubliés ou les sacrifiés du projet. Un projet politique, économique, social et humain qui n'est pas abouti. Et qui a ses défauts si souvent et justement décriés : la part trop belle faite à la financiarisation et la priorité accordée aux doctrines inspirées des grandes institutions financières internationales, l'absence de véritable réponse structurelle après la crise de 2008 et l'impérieuse nécessité pour les élites dirigeantes « sûres et dominatrices » formées – ou déformées ? - au creuset de Grandes Ecoles, de se départir de leurs certitudes technocratiques froides et lointaines, pour mieux écouter le bon sens de citoyens électeurs avides de participation à la préparation de politiques mieux concertées.

 

Mieux d'Europe, c'est aussi une prise de conscience des forces et des faiblesses d'une BCE et de la nécessité de repenser des politiques monétaires et budgétaires portant encore par trop le sceau d'une Allemagne toujours prisonnière "culturellement" des traumatismes de dévaluations ayant, dans le cours de son histoire, largement ruiné sa démocratie et conduit à l'avènement de la barbarie nazie. Ici nous ne pouvons faire l’économie d’un retour sur les pages les plus sombres d’une histoire tragique qui a vu la parie de Hegel, Heine, Goethe, Schiller et Kant entrainer le monde dans une conflagration sans précédent mais que des politiques avaient voulu ignorer par faiblesse coupable. Certes,  l’histoire ne se répète pas mais comme l’a dit avec justesse un personnage célèbre, «  il lui arrive de bégayer ». Alors oui , nous ne pouvons pas faire  l’économie aujourd’hui d’une modification des rapports de force au sein de l'Europe des 27, par la mise en œuvre d'une pédagogie politique essentielle à la fois au niveau du dialogue intergouvernemental et à celui des institutions européennes, sans oublier, là aussi, la part qui reviendra aux citoyens et à nous Francs-maçons à titre individuel et collectif. Le précédent non encore pleinement abouti du BREXIT avec son lot d'incertitudes, de "vérités alternatives" dévastatrices sur un modèle importé d’Amérique, où la part belle revient à la relativisation éhontée des informations pourtant vérifiables et le risque de débâcle politique britannique auquel s'ajoute une chute libre de la livre Sterling devraient aider à déciller nos regards et à plus de lucidité.

 

Mieux d'Europe, c'est beaucoup l'EURO qui a fêté ses vingt ans en 2022, synonyme de fluidité des déplacements et moyens de paiement intra-européens, au sein de la zone Euro. Il semble, selon les sondages, que ce soit toujours un des aspects les mieux perçus de l'opinion et il nous faut le mettre en exergue.

 

Mieux d'Europe, c'est aussi, et ce sera pour une bonne part, la solution à la difficile équation entre maintien ou mieux, rétablissement du revenu disponible pour les ménages en osant remettre en cause, comme l'avait tenté le Club de Rome, le lien univoque entre croissance et bien-être. Ce qui nous oblige à intégrer à la fois ("en même temps"...) les attentes de la société, la protection de l'environnement et l'Etat du monde auquel il était fait référence en introduction. L'Europe, bien que n'étant réduite aujourd'hui qu'à un petit appendice dans notre univers mondialisé et multipolaire, possède encore tout le potentiel considérable du génie de ses forces unies et tout le poids de sa symbolique historique pour peu que nous en soyons assez convaincus nous mêmes pour les déployer au bénéfice de citoyen pris de doutes. Une Europe fédérale ou Europe des Nations telle que rêvée par De Gaulle, de l’Atlantique à l’Oural est devenue une vue de l’esprit au moins depuis les agressions répétées d’une Russie nourrissant le rêve d’une reconstitution de l’ex empire soviétique. Evitons donc les faux débats sans nous priver de nos rêves.

 

Mieux d’Europe passe par une prise en compte des réalités et du ressenti des citoyens qui s’exprimeront dans les urnes le 9 juin. Une étude qualitative réalisée par l’organisme indépendant DESTIN COMMUN nous alerte dès son titre : « Loin des yeux, loin du cœur : les causes d’une grande déconnection ».

Premier constat alarmant : quasiment aucun des participants à l’étude , n’étaient au courant de la tenue des élections en juin prochain. Tout aussi préoccupant ; seulement 53% des Français interrogés considèrent que l’Union européenne est une organisation démocratique. La vision dominante est celle d’une Europe à la carte, désunie et bureaucratique. La fierté d’être européen est plutôt minoritaire chez les personnes interrogées. Ce qui renvoie à une tendance lourde dans notre pays si on garde en mémoire les déconvenues précédentes d’un projet avorté de Traité de Communauté Européenne de Défense (1954) puis le résultat du référendum sur le projet de traité de Maastricht (2005). Or, comme le souligne le rapport de DESTIN COMMUN :

«Idéaliser l'Union européenne alors qu’elle est imparfaite, la réduire au technique alors qu’elle est le fruit de décisions politiques qui ont un impact direct sur notre quotidien, la marginaliser alors qu’aucun des grands défis du monde d'aujourd'hui ne trouvera de solution à l'échelle de l’Etat-nation sans l'Union : c'est notre incapacité à débattre de l'avenir de l’Europe clairement, simplement, efficacement qui nourrit l’abstention. Responsables et militants politiques, journalistes, syndicalistes, bénévoles, intellectuels, enseignants… cette indifférence est un échec collectif. D’ici le 9 juin, il est urgent de mobiliser toute la société civile pour exiger le débat que l'Europe mérite, un débat de qualité, pour tous et partout ».

Marie Trélat, porte-parole du Mouvement Européen - France, l’un des partenaires de l’étude.

 

Le temps est venu, au vu des sondages inquiétants qui créditent dans notre pays le parti d’extrême droite et populiste qu’est le RN d’une très nette domination du scrutin avec quelque 30% d’intentions de vote en sa faveur, de se ressaisir et d’agir sans faiblesse ni hésitations. Le temps n’est pas à la procrastination.

La conférence publique organisée par le GODF à Paris le 17 avril sous l’égide de la Loge d’Etudes et de Recherches AD EUROPAM avec la participation de témoins  hongrois, allemand  de même que celle d’un eurodéputé portugais sera, fait méritant d’être souligné, relayée sur YouTube en interaction directe avec les auditeurs y compris les plus jeunes.

Cette initiative, présidée par le Grand Maître, illustre sans doute de façon emblématique toute l’attention portée par  notre obédience face aux enjeux démocratiques posés par le populisme. Certes la Franc-maçonnerie n’a pas vocation à descendre dans l’arène politique politicienne, mais là elle répond clairement à une exigence morale et à une attente à la hauteur de la menace.

Sachons ensemble être à la hauteur du défi.

 

Alain de KEGHEL 

 

 

 

CINEMA FANTASTICO A PORTO

 

Fantasporto, festival cinematografico internazionale, si svolge fino al 10 marzo a Porto. Questo eclettico festival cinematografico presenta fantastici lungometraggi e cortometraggi, realizzati tra il 2023 e il 2024, che vengono proiettati per la prima volta. Per saperne di più: https://fantasporto.com/en/

 

SANNA KANNISTO A KUOPIO

 

Il centro fotografico di Kuopio, in Finlandia, espone le fotografie di Sanna Kannisto fino al 26 maggio. Queste foto, scattate tra il 2014 e il 2023, catturano l’impressionante diversità delle specie naturali, attraverso un approccio che unisce il mondo dell’arte e della scienza. Per saperne di più: https://museot.fi/exhibitions/en.php?nayttely_id=35179

 

ANGELICA KAUFFMAN A LONDRA

 

La mostra su Angelica Kauffman è aperta fino al 30 giugno alla Royal Academy of Arts di Londra. Ripercorre il viaggio di una delle pittrici più rinomate del XVII secolo, dalla sua infanzia in Svizzera fino ai suoi ultimi anni a Roma. Puoi scoprire i suoi autoritratti e i ritratti degli scrittori, monarchi e personaggi mondani più famosi d'Europa, intrisi di stile neoclassico e ispirati a rappresentazioni mitologiche. Per saperne di più: https://www.royalacademy.org.uk/exhibition/angelica-kauffman

 

JAMES ENSOR A BRUXELLES

 

Fino al 23 giugno al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles è aperta la mostra “Ensor”. Offre una prospettiva unica dell'opera di questo artista impressionista che coltivava uno stile satirico combinando talvolta un tocco di grottesco. La mostra mette in luce anche aspetti meno conosciuti della sua arte, come le sue composizioni musicali e le sue creazioni grafiche, mostrando così la diversità del suo lavoro. Per saperne di più: https://www.bozar.be/fr/calendrier/james-ensor-maestro

 

MICHAELA VÉLOVÁ MAUPICOVÁ A PRAGA

 

Fino al 6 aprile, la galleria Kvalitář di Praga rende omaggio all'artista ceca Michaela Vélová Maupicová, scomparsa nel 2018. La designer gioca sul tema dei limiti e dei confini nel suo lavoro. In particolare, esplora il limite tra diverse discipline e forme artistiche, attraverso una serie di disegni e dipinti, prodotti tra il 2012 e il 2017. Per saperne di più: https://kvalitar.cz/en/2024/02/08/promena/

 

MOSTRA ALLA GALLERIA DELL'ARSENALE DI BIAŁYSTOK

 

Fino al 28 aprile, la galleria Arsenal di Białystok, in Polonia, espone le opere di una ventina di artisti polacchi, cechi, ucraini ed estoni che affrontano l'eredità sovietica ancora presente nelle loro società. La mostra offre l'opportunità di rivisitare e dare uno sguardo diverso agli eventi di questo periodo sovietico e post-sovietico. Per saperne di più: https://galeria-arsenal.pl/wystawy/patrzcie-na-te-chwile-jak-drga

 

THÉODORE ROUSSEAU A PARIGI

 

Il Petit Palais presenta, fino al 7 luglio, una mostra sul pittore del XIX secolo, Théodore Rousseau. Ispirato dal villaggio di Barbizon e dalla foresta di Fontainebleau, la natura è la sua principale fonte di ispirazione ed è al centro del suo lavoro. Da schizzi realizzati durante le sue passeggiate nella foresta, l'artista dipinge la natura mescolando romanticismo e realismo e sfuma i confini tra pittura e disegno. Per saperne di più: https://www.petitpalais.paris.fr/expositions/theodore-rousseau

 

ROY LICHTENSTEIN A VIENNA

 

L'Albertina di Vienna rende omaggio a Roy Lichtenstein, artista americano e maestro della Pop Art, in occasione del suo centenario. Dall'8 marzo al 14 luglio, la mostra riunisce 90 dipinti, sculture e incisioni dell'artista. Fanno parte della mostra i dipinti iconici di personaggi femminili, così come i suoi famosi dipinti in bianco e nero raffiguranti oggetti tratti da pubblicità. Per saperne di più: https://www.albertina.at/en/exhibitions/roy-lichtenstein-2024/

 

 

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

9 - 13 maggio 2024

 

La XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro è ispirata alla raccolta di scritti "VITA IMMAGINARIA" di NATALIA GINZBURG, uscita esattamente 50 anni fa.

Un omaggio alla vita immaginaria, in tutte le sue forme: al suo modo creativo, malinconico, fiducioso e sempre nuovo di creare altri mondi e di farli incontrare, sperando perfino che qualcuno di essi possa divenire reale.

Sognando un territorio dove lo sguardo si fa libero di immaginare e di contemplare vite e pensieri che crescono in modo autonomo, creando infinite possibilità.

Un inno all'immaginazione, un invito a creare nuovi mondi e nuovi spazi, con pagine, parole, vite che esistono, sono esistite e che ci nutrono.

#ALESSANDRO #PIPERNO coordina la SEZIONE ROMANZO, con un FOCUS sulla SCRITTURA. Uno dei suoi ospiti è #Domenico #Starnone, con la sua vita immaginaria e la sua vita reale.

REGIONE OSPITE 2024: LIGURIA

LINGUA OSPITE 2024: TEDESCO

 

 

 

Festival spettacolare a Praga

 

Fino al 28 marzo Praga ospita l'undicesima edizione dello "Spectaculare Festival", organizzato da Josef Sedloň. Questo festival eclettico offre tutti gli stili musicali, suonati in luoghi insoliti della città. Sebbene i concerti siano il cuore del festival, offre laboratori, proiezioni di film e mostre, permettendo  agli spettatori un'esperienza completa. Per saperne di più: https://www.spectaculare.cz/en/about-festival

 

 

“L'Alchimia della Pittura”, di Michalis Economou, ad Atene

 

La mostra "The Alchemy of Painting", di Michalis Economou, è aperta fino al 12 maggio alla Fondazione B&M Theocharakis, ad Atene. Presenta 116 opere del pittore impressionista greco. Ispirato dallo splendore della natura, Michalis Economou pone la semplicità al centro del suo lavoro, dando vita a case isolate e barche galleggianti nella serenità dei paesaggi greci. Per saperne di più: https://www.thisisathens.org/fr/evenement/michalis-economou-alchimie-de-la-peinture-fondation-theocharakis

 

 

Mostra su Missak Manouchian e i suoi compagni a Parigi

 

La mostra "Vivi per morire. Missak Manouchian e i suoi compagni della Resistenza al Panthéon" è ospitata nella cripta del Panthéon, a Parigi, fino all'8 settembre. Comprende documenti originali, fotografie e taccuini scritti a mano dell'attivista armeno e dei suoi compagni della resistenza. Per saperne di più: https://www.paris-pantheon.fr/agenda/vivre-a-en-mourir.-missak-manouchian-et-ses-camarades-de-resistance-au-pantheon

 

 

Modernismo ucraino a Vienna

 

Fino al 2 giugno al Palazzo del Belvedere di Vienna è aperta la mostra “Nel cuore della tempesta: il modernismo in Ucraina”. Permette di scoprire l'evoluzione dell'arte moderna durante la prima metà del XX secolo e la storia dell'identità culturale dell'Ucraina. All'inaugurazione della mostra, Olena Zelenska ha ricevuto i primi visitatori, insistendo sul fatto che è anche attraverso l'arte che l'Ucraina continua la sua lotta per la sopravvivenza. Per saperne di più: https://www.belvedere.at/en/eye-storm

 

Isabel Quintanilla al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid

 

Fino al 2 giugno, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid dedica una retrospettiva all'artista spagnola Isabel Quintanilla, figura di spicco del realismo contemporaneo, presentando un centinaio di opere, tra cui i suoi disegni e dipinti più famosi, raramente visti in Spagna. Per saperne di più: https://www.esmadrid.com/fr/agenda/realisme-intime-disabel-quintanilla-musee-national-thyssen-bornemisza

 

 

 “Audre Lorde – Gli anni berlinesi” a Berlino

 

Fino al 30 giugno al Museo FHXB di Berlino è aperta la mostra fotografica "Audre Lorde – Gli anni berlinesi". Presenta diversi ritratti fotografici di Audrey Lorde, poetessa e attivista afroamericana, figura chiave nella lotta contro il razzismo, il sessismo e l'omofobia nella Berlino degli anni '80 e '90. Per saperne di più: https://www.museumsportal-berlin.de/fr/expositions/audre-lorde-the-berlin-years/

 

 

“L'ordine delle cose” di Wim Delvoye a Ginevra

 

Fino al 16 giugno al Museo d'Arte e di Storia di Ginevra è aperta la mostra “L'ordine delle cose”. Wim Delvoye, artista visivo belga, offre un'esperienza estetica sorprendente che ci fa mettere in discussione il confine tra arte e oggetti di uso quotidiano. Per saperne di più: https://www.mahmah.ch/programme/expositions/lordre-des-choses

 

 

Bartosz Koval a Varsavia

 

Fino al 30 marzo la Staromiejski Dom Kultury di Varsavia espone le opere di Bartosz Koval. I suoi dipinti sono immagini che sono state ritrasmesse, copiate, rielaborate da un algoritmo alternativo. Koval tenta di catturare gli stati indefiniti, l'ansia esistenziale, la spaccatura della realtà. Per saperne di più: https://sdk.pl/wydarzenia/bartosz-kowal-bezpieczne-miejsce/

 

 

Fotogiornalismo a Londra

 

La mostra "Bert Hardy: Photojournalism in War and Peace" è aperta alla Photographer's Gallery di Londra fino al 2 giugno. Rivela i momenti chiave della carriera di questo fotografo, noto per le sue fotografie monocromatiche che catturano scene quotidiane della Gran Bretagna del dopoguerra. Per saperne di più: https://loeildelaphotographie.com/fr/the-photographers-gallery-bert-hardy-le-photojournalisme-dans-la-guerre-et-la-paix/