Al Teatro Habimah di Tel Aviv è stato uno Yom HaZikaron molto sentito e molto temuto da un punto di vista politico per le pressioni interne (i movimenti che guidano le famiglie dei rapiti) e per le pressioni esterne (gli USA in primis), in particolare con Biden che continua a "chiamare una tregua che non esiste". E la vede solo lui, per evidenti ragioni elettorali.

 

 La guerra non va bene, Israele è tornata a combattere a Jabalia dove si pensava fosse finita... Arrivano razzi a Beer Sheva e stamattina ad Ashkelon un razzo ha colpito una casa dopo tanto tempo ferendo tre persone.

Temo, con i debiti scongiuri, che la pressione su Rafah faccia arrivare razzi a Tel Aviv...

 

Una cosa che mi è balzata agli occhi è stato vedere pochissime bandierine con la stella di Davide sui finestrini delle macchine rispetto agli anni scorsi... c'è poca voglia di festeggiare ma sono sicuro che alla fine, dopodomani, lo spirito di resilienza vincerà lo sconforto.

 

Un Memorial Day sentito come non mi era mai capitato di vivere. E mi ha fatto commuovere vedere coppie anche di una certa età abbracciarsi forte e piangere durante i 2 minuti della sirena di ieri sera... mentre, più in là, i bambini piccoli guardavano perplessi i loro genitori… e al Cimitero di Ashdod Ben Gvir era contestato da alcuni e poi difeso da altri...

Anche questa è Israele.

 

Quando nel 1951 fu istituito Yom HaZikaron, il Giorno della memoria israeliano per i soldati caduti in guerra e le vittime di atti di terrorismo, fu deliberatamente inserito nel calendario il giorno prima di Yom HaAtzmaut, il Giorno dell'Indipendenza di Israele.

Sebbene l’accostamento dei due giorni richieda un drammatico passaggio emotivo dal lutto alla celebrazione, la scelta comunica anche un messaggio chiaro: questi soldati e vittime del terrorismo non sono morti invano, e non possiamo celebrare la creazione dello Stato di Israele senza il riconoscimento del suo prezzo in vite umane.

Quest'anno, mentre le sirene suonano in tutto Israele, dal tramonto al mattino, il loro suono penetrante ricorda le vite di coloro che sono stati uccisi nel corso dei 76 anni di Israele e di quelle perse  solo negli ultimi 7 mesi.

Una risposta alla domanda “come possiamo cantare?” questo Yom HaZikaron potrebbe essere la musica emersa in Israele negli ultimi sei mesi. Queste canzoni non solo catturano il polso di gran parte della società israeliana, ma ci danno uno strumento per attingere alla rabbia, al dolore e alla disperazione di quest’anno, così come alla speranza.

Un’altra opzione è quella di celebrare le due giornate ricordando le espressioni di gentilezza, grazia e amore degli ultimi 7 mesi che offrono speranza, comunità e resilienza di fronte a traumi continui e prolungati.

Vedere la Terra d’Israele non come un’eredità passiva (morasha) ma come un fidanzamento (meorasa) per il quale dobbiamo lavorare, su cui investire e verso cui sognare.  

Queste fonti di speranza cui ci aggrappiamo possono essere il momento per ritornare ai sogni precedenti, su ciò che Israele può e dovrebbe essere. Queste idee, ideali e valori, ci ricordano qual è la posta in gioco e perché persistiamo nella lotta per l'anima e la sopravvivenza di Israele.

Iniziare a re-immaginare ciò che Israele può essere moralmente, culturalmente e spiritualmente. Chiedendo agli ebrei di sfidare la storia e ricostruire una casa che possa essere condivisa. Ogni pezzo rimane un progetto ambizioso per un futuro migliore. Servono a evocarci e spingerci a impegnarci nuovamente a favore dell’Israele di oggi e di domani.

 

"Magash Hakesef" (Il piatto d'argento), è una poesia scritta da Nathan Alterman durante la Guerra d'Indipendenza del 1948, fu negli anni '50 e '60 la lettura più comune per le cerimonie di Yom Hazikaron.

La poesia raggiunse uno status quasi simile al discorso di Gettysburg di Lincoln nella cultura statunitense.

Fu pubblicata su un giornale ebraico nel 1947 prima della fondazione di Israele e non parlava dei caduti nelle guerre israeliane, ma di una previsione delle morti che sarebbero avvenute nelle prossime guerre per la libertà e per lo Stato di Israele.

 

Di seguito è riportata una traduzione di questa poesia emotivamente paralizzante.

Il piatto d'argento

Traduttore: David P. Stern

…E la terra si calmerà
Cieli cremisi che si offuscano, si appannano
Lentamente impallidiscono di nuovo
Sulle frontiere fumanti
Mentre la nazione si alza
Lacerata nel cuore ma esistente
Per ricevere la sua prima meraviglia
In duemila anni
Mentre il momento si avvicina
Sorgerà, l’oscurità di fronte

Stai dritto al chiaro di luna

Con terrore e gioia
Quando di fronte escono
Verso di esso camminando lentamente

In bella vista di tutti

Una giovane ragazza e un ragazzo
Vestiti con abiti da battaglia, sporchi
Scarpe pesanti di sporcizia
Sul sentiero si arrampicheranno
Mentre le loro labbra rimangono sigillate
Per cambiare abito, per asciugarsi la fronte

Non hanno ancora trovato il tempo

Ancora stanchi per i giorni

E per le notti trascorse nei campi
Pieni di infinita fatica
E tutti prosciugati di emozioni
Eppure la rugiada della loro giovinezza
Si vede ancora sulle loro teste
Così come statue essi rimangono
rigidi e immobili senza movimento e nessun segno che mostri se vivono o sono morti
allora una nazione in lacrime
e stupita di questa faccenda chiederà: chi siete?

E i due allora diranno
Con voce sommessa: Noi –
Siamo il piatto d'argento

Su cui è stato presentato oggi lo Stato ebraico
Poi ricadranno nell'oscurità
Mentre la nazione guarda stordita

E il resto può essere trovato

Nei libri di storia.