Per gentile concessione di Rav Haim Fabrizio Cipriani, scrittore e musicista, Rabbino delle Comunità francesi ULIF di Marsiglia, Kehilat Kedem di Montpellier, e fondatore della comunità Etz Haim in Italia, per un ebraismo senza mura. Il suo Rabbinato affonda le radici nella tradizione italiana e chassidica. (*)

 

Che cos’è Hanukkah, quali sono i simboli che la contraddistinguono e qual è l’unicità di tale festa per il popolo ebraico?


In ebraico la parola Hanukkah significa “inaugurazione”. Nel II secolo AEV Antioco IV, re siriano di lingua e cultura greca (i siriani controllavano la regione perché l’impero di Alessandro Magno era passato nelle loro mani), volle imporre l’abbandono dell’ebraismo e dei suoi riti più centrali, come lo Shabbat e la circoncisione. Molti ebrei erano favorevoli a questo, perché vedevano certi aspetti della vita ebraica come superati, e soprattutto consideravano una cosa buona il poter avere maggiori scambi sociali con i popoli vicini, scambi che erano (e sono ancora) talvolta disturbati dal rispetto di leggi ebraiche, come per esempio quelle alimentari. I siriani avevano profanato il tempio di Gerusalemme con sacrifici idolatri, ma un gruppo di ebrei che volevano restare fedeli alle tradizioni, i Maccabei, si ribellò e si batté contro i dominatori, ma anche contro gli ebrei “assimilazionisti”, in una drammatica guerra civile.

 

Dopo la riconquista di Gerusalemme e del Tempio, che era stato violato dai siriani con sacrifici idolatri, i Maccabei ordinarono che il Tempio fosse purificato, e che le luci del Candelabro venissero riaccese. La riconsacrazione dell'altare venne celebrata per otto giorni con sacrifici e canti (Maccabei I 4:36), e una leggenda racconta che l’olio necessario a far bruciare le luci della Menorah, trovato in quantità insufficiente, bruciò miracolosamente per otto giorni.

Per questa ragione il rito principale della festa è l’accensione di luci, forse anche perché i rabbini vollero mettere l’accento sul lato spirituale della celebrazione, più che sulla vittoria militare dei ribelli ebrei, che come già detto aveva avuto anche un carattere di guerra civile. Senza contare che nessuna celebrazione ebraica festeggia una vittoria in guerra. L’ebraismo riconosce la necessità di usare talvolta mezzi militari, ma non ama celebrare questo aspetto, per evitare di cadere in un vuoto trionfalismo e in una logica di forza fisica. Per questo il motto di Hanukkah è costituito dalle parole del profeta Zaccaria, in un passo letto nella liturgia della festa: “Non con la prodezza, né con la forza, ma con il mio spirito, ha detto YHVH delle moltitudini” [Zaccaria 4:6].

Pur ricordando un evento storico, non è presente nel testo sacro della Torah per quale motivo?

Perché i Rabbini che stabilirono il canone non vollero includere testi, come i libri dei Maccabei, che narrano questi avvenimenti, scritti in greco, o testi il cui originale ebraico era andato perduto.

Perché durante questa ricorrenza le lampade del candelabro a nove braccia vengono accese in modo progressivo?

L’idea di partire da una luce e aumentarne il numero, è che quando l’ebraismo abbandona le sue particolarità, talvolta scomode ma necessarie a conservare il suo spirito, la sua luce si riduce quasi a zero, ed è poi difficile e quasi miracoloso riuscire a ritrovare il suo splendore. All’epoca dei Maccabei questo stava per avvenire, e così in altri momenti della storia ebraica.

Il termine Hanukkah, significa “inaugurare” ma anche “educare”: c’è un filo rosso che lega le due parole?

Inaugurare significa tracciare un percorso, una direzione. I due concetti quindi si raggiungono.

Come per Shabbat, sono sempre le donne ad accendere le lampade anche per Hanukkah?

No, qualsiasi membro della famiglia può farlo per tutti, e in molte famiglie ogni membro accende una propria Hanukkiah. Ma anche per Shabbat chiunque può accendere le candele, anche se è tradizione che sia una donna a farlo.

Lei oltre a essere Rabbino è un direttore d’orchestra, quale ruolo gioco la musica nell’ebraismo e quali sono i canti specifici per Hanukkah?

In realtà io sono prima di tutto un violinista. La musica ha un ruolo importante in ogni espressione ebraica perché da sempre ogni rito ebraico è cantato, nulla è recitato o semplicemente detto. Esistono canti legati alle feste, come Ma’oz Tzur o Hanerot Halalu che sono cantati subito dopo l’accensione delle luci. Ma in questa sede mi pare difficile menzionarli senza poter fare un esempio sonoro.

Il popolo d’Israele ha dovuto sempre lottare per la propria libertà religiosa, già le pagine bibliche narrano le dure prove che hanno sopportato gli Ebrei, purtroppo senza tornare troppo indietro nei secoli, invece, un’altra pagina di orrore: la Shoah. Durante l’Olocausto, lo smarrimento, il senso di abbandono ha attanagliato le vittime, la fede in JHWH è stata messa in discussione e la responsabilità di trovare la speranza sarà probabilmente ricaduta sui Rabbini, chiamati a essere come “luci” per il popolo.


Certamente le persecuzioni sono state numerose, e il clima di insicurezza oggi è nuovamente crescente. Anche se in queste epoche la luce dell’ebraismo non si è mai spenta e tornò a brillare, questo non può costituire una garanzia per il futuro, e sta ad ogni Ebreo lavorare per aggiungere luce ed energia all’ebraismo, senza permettere che le forze interne o esterne che vorrebbero vederlo affievolirsi e scomparire abbiano la meglio. I maestri Ebrei, ossia i rabbini, hanno in effetti l’onere e l’onore di ispirare e guidare questo processo.

(*) Il testo originale di questa intervista è pubblicato suhttps://www.interris.it/chiesa-cattolica/il-vero-significato-della-festa-delle-luci/

 

https://www.youtube.com/watch?v=R8J22yFFNdg

 

Ma'oz Tzur (feat. Dana Kerstein) · Erran Baron Cohen · Dana Kerstein

 

https://www.youtube.com/watch?v=z47-EC20hv8

Hanerot Halalu  

 

 

La nuova edizione Einaudi della Bibbia si caratterizza innanzitutto per la nuova traduzione, non confessionale, cioè non concordata con la Cei, frutto del lavoro di un’équipe di filologi ed esegeti fra i più autorevoli al mondo, profondi conoscitori dell’ebraico, dell’aramaico e del greco.

Una traduzione che vuole rendere accessibile il testo biblico al lettore odierno, ma senza omogeneizzare le sue asperità linguistiche, culturali e teologiche.

Di grande rilievo anche il commento, con cappelli introduttivi che contestualizzano ogni libro con indicazioni di tipo storico e filologico, ma anche narratologico e stilistico.

Come sempre nei Millenni, molte cure riguardano l’apparato illustrativo, che si sviluppa in 50 tavole fuori testo disseminate nei tre volumi, ed è curato da François Boespflug e da Manuela Fogliadini, tra i massimi esperti di storia dell’arte e iconologia cristiana (Boespflug ha pubblicato per Einaudi Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte).

Sono spesso immagini non consuete che vanno dall’epoca paleocristiana a opere di artisti contemporanei, con schede dettagliate che illustrano la storia dell’opera e il suo rapporto con il passo biblico rappresentato.

Il lavoro a questa nuova edizione della Bibbia è iniziato nel 2016.

Nel corso di cinque anni sono state innumerevoli le riunioni svolte al Monastero di Bose e, nell’ultimo periodo, a Roma presso il Pontificio Istituto Biblico.

Il risultato è un’edizione di indubbio prestigio e con una grande potenzialità di pubblico.

È una Bibbia cristiana, che però può interessare i lettori laici per il suo rigore scientifico e per l’assoluta mancanza di censure preventive.

È una Bibbia fatta da studiosi, ma non solo per studiosi.

È stata pensata per un pubblico colto, il più ampio possibile.

È infine una Bibbia che risente della personalità di Enzo Bianchi, intellettuale raffinato e uomo di grandi capacità pratiche.

In grado di unire nelle stesse meditazioni persone di fede e formazione diversissime.

Esprimiamo il nostro sincero cordoglio per la scomparsa di un caro Fratello e Amico, un massone di grande valore, stimato e conosciuto a livello internazionale, che ha dedicato la sua vita alla Massoneria Universale, lasciando a tutti coloro che lo hanno conosciuto grati ricordi e fraterni insegnamenti.

Il Fr. Marc-Antoine Cauchie, 33° Grado del Rito Scozzese del Grande Oriente del Lussemburgo, e già Sovrano Gran Commendatore, è passato alle Valli Celesti il 24 novembre scorso. Presidente Onorario Ad Vitam del CLIPSAS – la maggiore organizzazione internazionale che raccoglie le Obbedienze Massoniche Liberali del mondo – si è adoperato nei decenni affinché si creassero sempre più forti legami fraterni tra tutte le organizzazioni massoniche del mondo. Nonostante gli importanti ruoli rivestiti sia nella vita profana che in ambito massonico (è stato direttore del NAMSA, organismo della NATO), Marc-Antoine si definiva “un semplice massone che desidera diffondere l’umanesimo e gli ideali massonici”. Un esempio per tutti noi.

 

We express our sincere condolences for the passing away of a dear Brother and Friend, a Freemason of great value, esteemed and internationally known, who dedicated his life to Universal Freemasonry, leaving grateful and fraternal memories and teachings to all those who knew him.

Bro. Marc-Antoine Cauchie, 33rd Degree of the Scottish Rite of the Grand Orient of Luxembourg, and former Sovereign Grand Commander, passed to the Celestial Valleys on 24 November last. Honorary President Ad Vitam of CLIPSAS - the largest international organization that associates Liberal Masonic Obediences in the world - has worked over the decades to create ever stronger fraternal bonds between all Masonic organizations in the world. Despite the important roles played both in secular life and in the Masonic sphere (he was director of NAMSA, a NATO body), Marc-Antoine defined himself as "a simple Mason who wishes to spread humanism and Masonic ideals". An example to all of us.

Bon voyage cher frère Marc-Antoine !

 

Nous exprimons nos sincères condoléances pour la disparition d'un cher Frère et Ami, un Franc-Maçon de grande valeur, estimé et internationalement connu, qui a consacré sa vie à la Franc-Maçonnerie Universelle, laissant des souvenirs reconnaissants et fraternels à tous ceux qui ont connu ses enseignements.

 

Le Fr. Marc-Antoine Cauchie, 33e Degré du Rite Ecossais du Grand Orient de Luxembourg, et ancien Souverain Grand Commandeur, est passé dans les Vallées Célestes le 24 novembre dernier. Président d'honneur Ad Vitam du CLIPSAS - la plus grande organisation internationale qui rassemble les obédiences maçonniques libérales dans le monde - a travaillé au fil des décennies pour créer des liens fraternels toujours plus forts entre toutes les organisations maçonniques dans le monde. Malgré les rôles importants joués tant dans la vie laïque que dans la sphère maçonnique (il a été directeur de la NAMSA, un organisme de l'OTAN), Marc-Antoine se définit comme « un simple maçon qui souhaite diffuser l'humanisme et les idéaux maçonniques ». Un exemple pour nous tous. 

 

MARCO GALEAZZI, Gran Maestro, Gran Loggia Liberale d'Italia GLLI - Torino

 

Gnosi e Gnosticismo

Sinonimi solo in apparenza

 

In un precedente articolo abbiamo definito la Gnosi come una forma di conoscenza, o meglio la Conoscenza allo stato puro.

Questa distinzione appare determinante soprattutto se si considera che non stiamo parlando né di erudizione, intesa come ricchezza d’informazioni, né di sintesi di dottrine religiose o di postulati filosofici.

La Gnosi è, a tutti gli effetti, l’espressione dell’Intelligenza individuale, libera da ogni tipo di sovrastruttura ideologica o culturale.

Diventa molto difficile distillare un simile concetto dal coacervo di teologie, dogmi e insegnamenti di vario genere, che allagano il sapere di ogni cultura, mascherandosi dietro il paravento della pseudo erudizione o della paccottiglia dottrinale.

La Gnosi, quella Vera, si ottiene per illuminazione diretta, senza alcuna mediazione che la possa distorcere o plasmare ai propri fini.

Una simile Conoscenza è impossibile da condividere, di qui nascono le tante incomprensioni sul tema, e la si può unicamente sperimentare su se stessi: la si può solamente vivere come esperienza personale.

La Gnosi (Conoscenza) può essere applicata a qualsivoglia disciplina, allo studio della Natura (Scienza), al rapporto con il Divino (religione), allo studio dell’Uomo (umanesimo).

Quindi la Gnosi può rappresentare l’essenza del metodo diretto che permette di giungere alla Conoscenza di un determinato ambito del Sapere.

Lo Gnosticismo è qualcosa di radicalmente diverso. Gli studiosi affermano, in modo quasi univoco, che sia impossibile identificare lo Gnosticismo in un movimento di pensiero, essendo tale espressione riferibile ad oltre 70 dottrine differenti moltiplicate nel corso di tre secoli, tra il II e il IV dell’Era cristiana.

Potremmo parlare di Gnosticismi, ovvero di differenti movimenti sviluppatisi in un periodo di alcuni secoli in un’area geografica sicuramente molto ampia, grande quanto le terre allora conosciute.

I vari movimenti gnostici si svilupparono come sovrastrutture religioso-filosofiche di natura sincretica, ovvero come tentativi non sempre riusciti di fusioni dottrinali, applicate alle religioni presenti e radicate in determinati luoghi.

Partendo dal lontano Oriente, giungendo alla cultura ellenistica, alla Persia di Alessandro Magno, fino all’Egitto e alla Roma dei primi cristiani.

Alcuni considerano gli Gnostici i primi teologi cristiani, successivamente esclusi dal Cristianesimo stesso, quando iniziarono ad individuarsi le prime sovrastrutture dogmatiche.

Lo gnosticismo iniziale dell’era cristiana dei primi due secoli, vedrebbe tre momenti di iniziale differenziazione:

Una tradizione ellenico - cristiana che esalta l’aspetto trascendente dello Spirito e che condanna la materialità del corpo.

Una seconda area, di tipo prettamente pagano, tenderebbe ad esaltare le trasgressioni morali, per confutare le regole imposte dalle religioni tradizionali.

Una terza via, di tipo squisitamente orientale, a differenza delle precedenti che si pronunciavano verso la dicotomia del tradizionale dualismo gnostico, tendeva a formulare una sintesi trascendente che sublimasse la citata dicotomia.

Cercando di comprendere il vero significato di una presenza così complessa e articolata di movimenti e teologie, potremmo immaginare che alcuni Gnostici puri abbiano cercato di operare forme di ideale sincretismo con le religioni esistenti, con tentativi spesso inutili o maldestri, che determinarono la nascita repentina e la scomparsa altrettanto rapida dei movimenti stessi.

Risulterebbero quindi errate o inesatte quelle definizioni che vorrebbero considerare lo Gnosticismo (Gnosticismi) una degenerazione del Cristianesimo: si tratterebbe di un movimento sincretico che tentò di fondersi con il Cristianesimo, portando con sé elementi preesistenti  di matrice misterica, magica astrologica, ellenistica, giudaica ed ermetica.

Da ricordare che il corpus dei Vangeli cristiani comprende, oltre ai 4 Vangeli Canonici (Giovanni, Luca, Matteo e Marco), i Vangeli Gnostici (Giuda, Maria, Filippo, Verità, Segreto di Marco e del Salvatore), il Vangelo degli Ebrei, il Vangelo degli Ebioniti e dei Nazarei, i Vangeli dell’Infanzia (Giacomo, Tommaso, siriaco, pseudo-Matteo, Storia di Giuseppe il falegname), Vangeli di Marcione, Nicodemo, Pietro e Barnaba. Infine le varie Apocalissi: Paolo, Pietro, Tommaso, Stefano, 1 Giacomo, 2 Giacomo e Vergine.

La distinzione tra i 4 Canonici e gli altri fu stabilita nel 325, durante il Concilio di Nicea I, voluto dall’Imperatore Costantino, per basare il nuovo Credo cristiano su dei testi che fossero il più possibile omogenei e conformi con il messaggio che si voleva diffondere.

Secondo alcuni i tre Vangeli, Matteo, Marco e Luca, furono definiti “Sinottici” perché possedevano delle reali affinità e potevano essere accostati tra loro. Ai 3 Sinottici si aggiunse il Vangelo di Giovanni a formare il Corpus dei 4 Vangeli Canonici.

Molte leggende furono proposte per spiegare i criteri della scelta operata durante il Concilio di Nicea I, scelta che peraltro derivò da una votazione con maggioranza molto risicata…

Voltaire raccontò una sua versione piuttosto divertente:

«I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie a un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull'altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra.»

Un altro sistema adottato fu quello di rimetterli sul tavolo e lasciare scendere delle Colombe dopo averle benedette. Dove si posavano significava che i libri fosse Vangeli ispirati dal Signore. C'è chi racconta che si posarono sugli stessi non caduti nella prima prova ma la storia ci insegna che in realtà a Costantino interessava una cosa sola per rafforzare il suo potere politico e la sua influenza sull'Impero Romano: Provare la divinità di Cristo. I 4 Vangeli detti in seguito Sinottici, descrivono infatti Cristo come Dio in Terra. Ma gli altri, quelli apocrifi, no.

Lo studioso tedesco Wilhelm Schneemelcher definiva gli apocrifi come "scritti non accolti nel canone, ma che, mediante il titolo o altri enunciati, avanzano la pretesa di possedere un valore equivalente agli scritti dei canone, e che dal punto di vista della storia delle forme prolungano e sviluppano i generi creati e accolti nel Nuovo Testamento, non senza peraltro la penetrazione anche di elementi estranei".

 

Concludiamo questo capitolo su Gnosi e Gnosticismo senza la pretesa di aver sviluppato a fondo l’argomento, ma rimandando il Lettore a prossimi approfondimenti legati ai testi di ispirazione gnostica.

 

Giancarlo Guerreri  - Redattore CIVICO20NEWS, per gentile concessione dell'autore: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=43142

 

 

LA BIBBIA - LA LETTURA INFINITA

 

"La Bibbia è sempre disponibile a una lettura infinita, e non solo per le interpretazioni che sono sempre molte, come testimonia tutta la copiosissima letteratura dei commenti biblici, ma infinita perché diventa diversa a partire da chi la legge.

Ci sono letture diverse nella fede ebraica, letture diverse nella fede cristiana, letture diverse di chi non è credente né in Dio, né in Gesù Cristo e legge la Bibbia come «il grande codice» secondo la ben nota espressione di Northrop Frye.

Grande codice della cultura occidentale soprattutto, ma non solo!

Per il non ebreo e il non cristiano, la Bibbia non contiene «la parola di Dio», ma resta una testimonianza scritta del pensiero umano che si esprime imputando al soggetto «Dio» parole e azioni che hanno un significato alto per l'umanità.

Ma non si dimentichi che nella lettura della Bibbia anche il credente non potrà fare a meno di tutti gli strumenti umani necessari per leggerla, interpretarla e comprenderla.

Nella lettura infinita c'è un cammino comune del credente e del non credente che deve assolutamente essere messo in rilievo e praticato senza sospetti.

D'altronde, le chiese oggi riconoscono che la Bibbia, pur contenendo la parola di Dio, è innanzitutto parola umana, che gli autori sono autori umani, e che la Bibbia è un testo che va interpretato rifuggendo ogni lettura fondamentalista.

Oggi possiamo dire che la Bibbia è la biblioteca che non divide, non separa, non apre a fondamentalismi, chiede l'affermazione delle diversità, delle pluralità e dunque del dialogo perché essa è strutturalmente dialogica!". (Dalla Prefazione di Enzo Bianchi).

 

La nuova edizione Einaudi della Bibbia si caratterizza innanzitutto per la nuova traduzione, non confessionale, frutto del lavoro di un'équipe di filologi ed esegeti fra i più autorevoli al mondo, profondi conoscitori dell'ebraico, dell'aramaico e del greco, per rendere accessibile il testo biblico al lettore odierno, ma senza omogeneizzare le sue asperità linguistiche, culturali e teologiche.

 

 

Dieci anni di lavoro e quasi 4mila pagine per una (ri)traduzione della Scrittura. A cura di Enzo Bianchi, Mario Cucca, Federico Giuntoli, Ludwig Monti. Progetto e direzione di Enzo Bianchi, fondatore ed ex priore della comunità di Bose. 

 

Giovedì 18 novembre 2021, alle ore 21:00, Conferenza Webinar

GNOSTICISMO E CRISTIANESIMO, REALTA’ INCONCILIABILI?

 

https://event.webinarjam.com/channel/Gnosi

 

Saluto del SGCGM della GLDI, Fr. Luciano Romoli e introduzione del Fr. Giancarlo Guerreri, GMA della GLDI.

 

Relatori:

 

Paolo Riberi: laureato in Filologia e letterature dell’antichità e in Economia presso l’Università degli Studi di Torino. Funzionario pubblico, giornalista e studioso di storia antica e della letteratura delle origini cristiane, è membro della Società Italiana di Storia delle Religioni (SISR). È autore di alcuni saggi divulgativi dedicati al mondo dei vangeli apocrifi e al pensiero degli gnostici, nonché di un testo, “Il Serpente e la Croce (2021)”, edito da Edizioni Lindau, che sarà oggetto dell'intervento della serata.

 

Titolo e sintesi dell’Intervento:

IL SERPENTE E LA CROCE: Gli eredi dello gnosticismo

Duemila anni fa, alcune sette originarie della Palestina e dell’Egitto sostenevano di essere depositarie di un insegnamento segreto, che sarebbe stato impartito direttamente da Gesù Cristo ad alcuni eletti come Maria Maddalena, Giacomo, Tommaso e Giuda. Nacquero così i vangeli gnostici, opere in cui le dottrine del cristianesimo ufficiale venivano drasticamente rivoluzionate e rivisitate in chiave dualistico-esoterica. Un simbolo che accomunava molti di questi movimenti iniziatici era il serpente, venerato in qualità di mitico portatore della Gnosis, ossia della Conoscenza segreta.

 

Emanuele Maffia: nato a Milano, nella vita si occupa di analisi e progettazione di processi logici per l'erogazione di servizi. Fin da giovanissimo si è dedicato alla ricerca in ambito esoterico, prima Orientale poi Occidentale. Nelle sue ricerche segue un metodo il più possibile filologico, cercando preferibilmente le fonti delle tradizioni. È stato relatore in diversi Convegni, Simposi e Conferenze e dal 2015 è Associate Members della prestigiosa ESSWE European Society for the Study of Western Esotericism.

 

Titolo e sintesi dell’Intervento:

La Pistis Sophia e il Mistero dell’Ineffabile

Verrà presentato il Vangelo "Pistis Sophia" accennando ai Misteri di cui parla, facendo anche qualche rimando ai Libri di Jeu, veri e propri testi, comprendenti rituali, cifre e sigilli, dei Misteri della Gnosi di cui, il Pistis Sophia, fa solo accenni filosofici. Il nucleo centrale della conferenza, quello più importante, è un commento ad alcuni estratti che si riferiscono ad uno dei più importanti Misteri trattati nel testo, ovvero, il “Mistero dell’Ineffabile” che era il più alto dei Misteri trasmessi agli Iniziati della gnosi a cui il Pistis Sophia e i Libri di Jeu si rivolgevano.

 

Claudia Giordani: funzionario museale a Bologna si è laureata in Lettere Classiche con una tesi in storiografia antica. Si è occupata di progettazione didattica e divulgazione scientifica con particolare attenzione alla storia della scienza antica. Ha tenuto diversi seminari sul pensiero e l’opera di Simone Weil, approfondendo in particolare la lettura weiliana della filosofia platonica e della scienza antica rapportate al cristianesimo delle origini. Nel 2020 ha scritto il saggio “Il cristianesimo egiziano ad Aquileia” riguardante la controversa attribuzione a gnostici alessandrini di parte dei mosaici del complesso basilicale aquileiese. Attualmente lavora a Trieste.

 

Titolo e sintesi dell’Intervento:

La Dottrina gnostica e i mosaici della Basilica di Aquileia

Pistis Sophia è un testo gnostico di origine egiziana databile, per quanto riguarda i contenuti, al III secolo d.C..

Il presente contributo mira a illustrare, attraverso comparazioni con fonti antiche documentali e iconografiche l'organizzazione simbolica del pavimento musivo (databile alla seconda metà del III secolo), sottolineandone l'uso rituale da parte di una comunità di cristiani gnostici di provenienza egiziana. Attraverso l'organizzazione delle immagini simboliche vedremo dipanarsi con una chiarezza, quali sbalorditiva per chi sia in grado di destreggiarsi tra le stratificazioni culturali dell'antichità, il cammino di risalita e di purificazione dell'anima del perfetto cristiano attraverso le dimensioni superiori di esistenza.