DIRE FARE LIMONI in cortile |

Il Polo del ‘900 apre un nuovo spazio gratuito, a disposizione di giovani, ricercatori, lavoratori: il cortile di Palazzo San Daniele diventa un grande spazio all’aperto per studiare, lavorare, incontrarsi e far crescere idee e progetti.

Un allestimento rinnovato, verde e sostenibile con oltre 40 postazioni e uno spazio per eventi, presentazioni e incontri, aperto tutti i giorni dal lunedì al venerdì (dalle ore 17.00 alle ore 21.00) e sabato e domenica (dalle ore 10.00 alle ore 20.00).

Un’area verde nel cuore della città dove studiare, leggere e incontrarsi, attrezzato con postazioni studio, un palco per eventi e un angolo bookcrossing per lo scambio gratuito di libri.

Il cortile del Polo sarà aperto da lunedì a venerdì dalle 17.00 alle 21.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00, con accesso libero e gratuito.

Firmano l’allestimento Erker Studio in collaborazione con Turin Garden.

Inaugurazione martedì 19 luglio alle ore 18.00 (Via del Carmine, 14) alla presenza del neopresidente Alberto Sinigaglia e del nuovo Consiglio di Amministrazione. Segue il live set del musicista polistrumentista Andrea Cilano.

 Le due strutture simmetriche di Palazzo San Celso e Palazzo San Daniele8.000 mq di superficie dei Quartieri Militari juvarriani, sono affidati alla Fondazione Polo del '900 e al proprio interno si possono trovare un museo, una mostra permanente ("Torino 1938 - 1948"), una biblioteca con due sale lettura, uno spazio polivalente per eventi, mostre temporanee e performance, tre aule per la didattica, un'area per i bambini, sale conferenze, un minicinema, 300.000 monografie, 28.000 audiovisivi, 127.600 fotografie.

 

 

Realizzati su progetto del Primo Architetto di S.M. Filippo Juvarra (1678-1736), commissionato dal sovrano Vittorio Amedeo II, i Quartieri Militari di Torino rappresentavano lo sbocco verso occidente della città capitale, situati all'esterno delle mura difensive del capoluogo piemontese. I due grandi isolati porticati erano adibiti a caserme, con la piazza d’armi quale spazio aperto, mentre la retrostante piazza Susina (attuale piazza Savoia) fungeva da cerniera con la città antica. A Ignazio Birago di Borgaro invece si deve l’inserimento del piano attico, aggiunto solo nel 1768.

 

La realizzazione di un nuovo perimetro della fortificazione del 1702, portò sin dal 1711 al piano di ingrandimento della capitale e al delineamento degli isolati da parte dell’ingegnere Michelangelo Garove (1648-1713), Primo Architetto del duca, poi re, Vittorio Amedeo II (1666-1732). E’ quindi all’interno di un piano urbanistico e territoriale già fortemente definito che si inserì l’intervento di Filippo Juvarra, chiamato a compiere lo sbocco occidentale della città nella logica della capitale di un regno. Nel realizzare tale progetto, egli si scostò, tuttavia, dall’idea garoviana di una porta urbana che prevedesse un monumento a cavallo della fortificazione, proponendo invece uno spazio urbano che fosse anche porta, quale piazza d’armi aperta, definita da due massicci edifici, i Quartieri Militari, pensati come caserme per l’ampliamento della guarnigione fissa di presidio alla capitale.

 

Progettati e realizzati tra il 1716 e il 1728, i palazzi di San Celso e San Daniele, sono da intendersi, oggi come ieri, come un unico fabbricato e dotati di un ampio porticato continuo. Sin dal 1729, Juvarra s’operò alla definizione di un programma di rettificazione della via che conduce ai Quartieri Militari, la contrada di Porta Susina o del Senato, definendo la saldatura monumentale tra la piazza di Porta Susina (oggi piazza Savoia) e i Quartieri, con sbocco proprio sulla contrada di Porta Palazzo. 

 

 

E pluribus unum. Ma davvero ce ne potrà essere solo uno, tra i tanti?

 

 

In modo particolare gli europei, ma in realtà i Cittadini del Mondo, ormai da mesi si stanno interrogando su tutto quanto sta accadendo. Molti, troppi, eventi: tutti segnati da profonde, profondissime, contraddizioni, menzogne che emergono come tappi di sughero dall’acqua, apparenti grandi verità e altrettanto palesi grandi falsità… E il bello (il brutto, in verità!) è che i mentitori – dai piccoli e mediocri bugiardi, agli ingannatori seriali (per intenderci quelli tutti seri, azzimati, abili affabulatori, soffusi da un’aura di credibilità, sempre sorridenti), per finire ai guitti – proseguono da tempo la propria nefasta azione senza che nessuno avversi la menzogna che è in loro e la distruzione che li segue, costringendoli a mettersi da parte ovvero a rispondere del proprio malfatto.

Non parliamo poi degli inesperti, degli inadeguati che possano essere piazzati in incarichi o cariche anche di rilievo: il guaio è che nessuno risponde, e quindi ‘paga’ per le proprie azioni! Persino chi – per carica o incarico – avrebbe delle responsabilità, ha chiesto delle clausole di salvaguardia giudiziaria, per non essere chiamato a rispondere delle proprie azioni! Un non senso: politico, giuridico, sociale, e forse persino costituzionale. E poi, magari, questi signori chiedono proprio ai Cittadini di assumersi delle responsabilità, mentre loro le evitano accuratamente! Un gesto incommentabile, persino vile!

Guerre (la terza Guerra Mondiale si è consumata dal 1945 a oggi: ora va in scena un nuovo tipo di conflitto, e ancora diversi saranno i successivi…); vai e vieni di virus; siccità; carestia; crollo dei mercati; altalena delle piazze finanziarie; falcidia dei risparmi; dilagante impoverimento; inflazione; svalutazione; recessione; rarefazione delle materie prime; balzo dei prezzi nel settore energetico; aumento dei prezzi dei beni di prima necessità; aumento della pressione fiscale; assoluta inadeguatezza dei servizi… e chi più ne ha più ne metta: il tutto calato in un’atmosfera di continua emergenza, di terrore instillato e gestito per obbligare a credere a una e una sola versione dei fatti, evitando ogni contraddittorio, con Cittadini costretti a subire pressioni schiaccianti, tali da minacciare la loro stessa sopravvivenza, la dignità di un lavoro onesto, mettendo in gioco la loro stessa quotidianità.

Sorpresa? Vera emergenza? O piuttosto un’abile, diabolica, architettura preparata da lunghissimo tempo e fatta scattare al momento (quasi) giusto, utilizzando soggetti già preparati preventivamente, addestrati e messi in condizione di arricchirsi velocemente per poter eseguire ciecamente gli ordini di un qualche burattinaio di turno? 

Qualcuno potrà dire: il/i solito/i ‘complottista/i’!

In verità l’unica ‘macchinazione’ veramente in essere è quella attuata dal ‘Club delle Tre Scimmiette’: quello cui aderisce la gente che non vuol vedere e non vuole ascoltare, e a cui – pian piano – è stata tolta la parola o la stessa voglia di parlare… Perché la realtà dei fatti e delle cose è posta prepotentemente, persino sfacciatamente, davanti ai nostri occhi: incontri, riunioni,relazioni, tra soggetti ai vertici della finanza, dell’economia e della politica mondiali, concretizzati in progetti, programmi, e – ormai – programmi esecutivi persino bellamente pubblicati, pubblicizzati e discussi. Dove obiettivi e ruoli sono ben chiari: nero su bianco, inequivocabilmente (salvo che per gli aderenti al ‘Club delle Tre Scimmiette’…). 

Allo stato attuale, ciò che sta avvenendo – e il modo in cui sta avvenendo – è  troppo attinente proprio a queste precise tracce, reali e concrete: tracce, orme, ben precise e speculari agli avvenimenti.

Per dirla in termini polizieschi, le ‘scene dei crimini’ perpetrati e le modalità di attuazione ci riconducono a ben precise volontà, a una esplicita premeditazione, alla presenza di connessioni e complici.

Persino le modalità attuative poste in essere sui diversi scacchieri, hanno dei format molto simili: dall’utilizzo di ogni sistema e mezzo di informazione (strumentale a ‘fare’, ‘costruire’ e ‘imporre’ verità ‘pilotate’ all’opinione pubblica), alla graduale ma costante privazione di diritti, alla imposizione di obblighi di ogni tipo.

Certo: la tensione è alta, l’incertezza alimentata da una continua confusione nonché dalla costante istillazione di timori e paure, sembra regnare sovrana: e questa è la chiave di lettura per spiegare il senso di impotenza che ai più stronca/ inibisce ogni reazione. Ma dai popoli si alza un mormorìo che dall’alto non comprendono: forse viene scambiato con il suono sommesso della rassegnazione.

Ma in molti temono che possa tramutarsi in quello più sordo ma intenso della rabbia. E per comprenderlo non ci vuole certo Pico della Mirandola…

Le notizie sono continue, ininterrotte, massivamente presenti, stordiscono chi non possa essere in grado di ben percepire, calibrare, fare la giusta selezione, soppesare; e inseguirle tutte è pressocché impossibile. Motivo per cui, il cronista non fa in tempo a mettere in fila le notizie che queste sono non solo superate, ma persino ‘vecchie’.

Unica via, a parere di chi scrive, è che il Lettore abbia una sorta di traccia personale che aggiorna di volta in volta con gli elementi che possa avere a disposizione.

Ecco… elementi: e ne possiamo fornire in abbondanza, specie di quelli non troppo noti – per non dire ‘bellamente ignorati’ dall’informazione che non informa a 360° - così che possiate farvi un’idea più completa.

Elementi… Guerra, cecchini, mercenari, travaso di uomini e leader da una nazione a un’altra con uomini ‘allevati’ nel brodo di cultura di ben precise agenzie, laboratori di bio-terrorismo, strani virus – e loro mutazioni – chiaramente ingegnerizzati, al pari delle presunte ‘cure’: una esplosione di situazioni.

Una propaganda massiccia, ma a senso unico al fine di attrarci nella sfera della psico-tragedia in cui la stessa semantica delle parole giova a mascherare le reali volontà, la stessa verità dei fatti: gestiti in un modo tale da crearci una vera e propria ‘dipendenza’.

Come dicevo, per persuadere quello che per lorsignori è ancora il ‘popolino’ basta applicare le tecniche di comunicazione: martellarlo con versioni dei fatti accuratamente selezionate e preparate (tu, popolino, non devi pensare: ci sono qua io per pensare e per fare il tuo bene. Fidati!) evitando in modo tassativo comparazioni e confronti.

Un filtro attento che, a ben vedere riesce a creare situazioni di vero e proprio isolamento, tagliando letteralmente fuori dal mondo larghi strati della popolazione: proprio quella che, abbeverandosi a fonti non pure, non riesce a comparare, formandosi una propria, autonoma, opinione. Certo, occorre fare sapienti, piccole, concessioni con diritti civili per distrarre la massa, per quindi sottrargli dei diritti economici: che sono poi quelli che consentono la sussistenza quotidiana della gente [qualcosa del genere era già contenuto in un report di JPM del 2014].           

Elementi… Il caos serpeggia sempre più, e sembra voler imprimere direzioni e velocità impensabili, con chiavi di lettura estremamente complesse e apparentemente disaggregate.

In Giappone il Primo Ministro Shinzo Abe – liberal-democratico, persona politicamente seria e preparata – è stato ucciso ieri a colpi di pistola da un attentatore, (le modalità mi hanno fatto venire in mente l’uccisione di Yitzhak Rabin nel 1995).

In Inghilterra, BoJo – al secolo Boris Johnson – si è dimesso dal partito ed è in fase di allontanamento dall’incarico di Primo Ministro (non appena sarà stato identificato un ‘degno’ successore, forse a Ottobre/Novermbre).

In Francia, Macron ha serie difficoltà a gestire una nuova squadra di governo, alla luce dei risultati scaturiti dalle elezioni amministrative.

Negli Stati Uniti d’America, Biden punta tutto – certezze e incertezze – sulle elezioni di midterm.

Negli USA, l’inflazione ha galoppato furiosa nel breve volgere di poco più di un anno. 

In Europa, l’inflazione ufficiale è prossima alle due cifre, analogamente ai peggiori dati affrontati dai paesi membri da molti anni a questa parte.

Putin – che, per i suoi avversari, era prossimo alla morte, tanto fisica che politica, e che avrebbe portato la Russia alla sua fine come super-potenza, stremata militarmente, immiserita economicamente e finanziariamente, sfiancata da sanzioni di tutti i tipi, in ginocchio sul piano internazionale, abbandonata da suoi partner politici e finanziari – sta invece segnando tutta una serie di punti importanti a suo favore.

Certo, la mossa di Svezia e Finlandia – mai minacciate, ma che si sono ‘sentite minacciate’, che hanno dato un brutto calcio alla loro politica di neutralità, peraltro facendo delle impensabili concessioni alla Turchia, e che probabilmente si troveranno irte di postazioni missilistiche (difensive…)  sul loro territorio, e fors’anche con molte testate nucleari (sempre difensive…), non è semplice da comprendere fino in fondo.

Ma sembra che le conseguenze dello strano balletto che avviene in Europa, anche ispirato da Washington, abbiano maturato frutti impensabili: innanzitutto la frenesia di molti stati nell’accaparrarsi fonti energetiche, un vero e proprio svolazzare di qua e di là sovente con risultati contraddittori.

In secondo luogo Russia e Cina, con la collaborazione dei paesi BRICS (quanto dileggiati nel passato…!), hanno dato forma e sostanza a un colpo magistrale: un’architettura finanziaria che produrrà una realtà fieramente contrapposta al dollaro americano, non più leader incontrastato negli scambi e nei regolamenti internazionali.

I BRICS ora annoverano Argentina, Iran, Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica, con un potenziale di 3,4 miliardi di consumatori, pari al 43% degli abitanti del nostro pianeta. Otto volte di più che non la debole Unione Europea. E ciò nonostante che UE e USA continuino a sostenere come la Russia sia stata isolata.

Un mondo in radicale trasformazione, quindi, un mondo che penso punirà a chi troppo pretende senza averne grande merito, non tenendo conto proprio di quanto il mondo sia cambiato.

Elementi… Rispondendo alla necessità di accelerare cambiamento e riposizionamento, Cina, Russia e India stanno operando per ‘saltare’ l’attraversamento del Canale di Suez, dando vita a una tratta ferroviaria di oltre 7,4 mila km che garantirà un trasporto merci in metà tempo che non per via mare. Ossia: Suez deve dire addio a una buona fetta della propria ricchezza.

Elementi… Il referente governativo agli Esteri ammonisce che con una crisi di governo, l'Italia "perderebbe i fondi del PNRR, per il quale dobbiamo spendere soldi entro un certo tempo per avere altri fondi…(.)…Non riusciremmo neanche a fare la legge di bilancio, cioè non potremmo affrontare i problemi di famiglie e imprese. Occorre dimostrare di saper governare, non si può scappare dalle responsabilità".

Siamo quindi sempre allo stesso punto, potrebbe dire un bambino che non conosce le cose della politica; tutti incapaci, tranne uno: l’uno di turno, ovviamente. Ma allora, a cosa serve un parlamento? A cosa serve che i Cittadini eleggano dei propri rappresentanti, se questi vengono poi trattati da ‘incapaci’, da semplice e persino banali ‘comparse’, da pittoresca ‘cornice’ ?

Sembrerebbe così, anche perché se c’è chi sostiene che ‘o si fa come dico io o me ne vado’, c’è anche chi possa sostenere tali pretese.

Elementi… Notizia di ieri: l’Euro si confronta duramente con un super-dollaro. LEuro ai minimi dagli ultimi 20 anni, lo yen da 24 anni. Il dollaro, martedì, è salito dell'1,26% contro l'euro che fissa a 1,0294 mandando la valuta comune ai minimi da Dicembre 2002, quindi degli ultimi 20 anni. Come pure si rinforza ulteriormente dello 0,34% sullo yen che fissa a 136,16, con la divisa asiatica al punto più basso da 24 anni. E, per la prima volta dall'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio scorso, il biglietto verde corre contro il rublo del 13% a 60,5, pur ancora in perdita del 18,8% su base annua nei confronti della valuta russa. Motivo per cui è lecito sottolineare che l’Euro – quella gioiosa macchina da guerra che, guidata da mani poco capaci (ovvero favorevoli a pochi…), stronca inesorabilmente economie, Cittadini, finanza e risparmi – lentamente ma inesorabilmente, negli anni si è deprezzato proprio nei confronti del dollaro USA.

Elementi… Nonostante migliaia di testimonianze seriamente scientifiche, sostenute da prove ormai schiaccianti e incontrovertibile documentazione probatoria – si continua a sostenere la necessità/obbligo di sottoporsi a trattamenti chimico-farmaceutici che corrono con il nome di ‘vaccini’, di ‘richiami’, di ‘booster’ conditi da minacce, possibili restrizioni delle libertà e imposizioni varie a tutti ben note ma che, di mese in mese, suscitano valutazioni sempre più critiche.

All’orizzonte, giochetti di parole utili a (continuare a) fregare i Cittadini: forse distanziamento sociale a 1,5/2 mt (per favorire la captazione digitale dei dati); non più 4,5,6 dosi o ‘richiami’ ma – con linguaggio da marketing televisivo, ricordate la tanto attesa, imperdibile, ‘prima puntata della nuova serie’? –‘prima dose del nuovo liquido, aggiornato’; niente più Green Pass, ma un caramelloso ‘portfolio digitale personale’, con gli stessi contenuti, anzi maggiori e più stringenti, adottando i quali non saremo più Cittadini nel pieno del godimento dei nostri (residui) diritti ma sudditi supini dipendenti da algoritmi di controllo (già: ma ‘chi’controllerà? E chi controllerà il controllore?).

Si continua tanto a sbandierare l’amore sperticato per i soggetti ‘più fragili’– ma chi sono? Anziani, malati, bambini, adolescenti? – da proteggere. Come? Inoculando loro altra roba! Ma se gli stessi specialisti italiani stanno dicendo chiarissimamente che, al di à dello scarso pericolo intrinseco di questo intensificarsi estivo (una volta, i virus con il caldo ‘morivano’, si attenuavano moltissimo ‘spegnendosi’), i deceduti sono per oltre il 90% vaccinati e quasi tutti con altre importanti patologie in corso (Crisanti, Direttore di microbiologia e virologia dell’università di Padova, ospite di ‘In onda’, su La 7: «Nel 98% dei casi muoiono i vaccinati fragili, non i no vax»).          Elementi… Oltre ciò sembra ormai acclarato (scientificamente, non certo ‘per sentito dire’) che queste improvvise varianti (adesso ce n’è una in arrivo dall’India, e pare che sia molto ‘veloce’: la iscriveranno alle olimpiadi?) scaturiscano proprio dai soggetti che hanno subito la somministrazione del ‘liquido magico’. 

Evidenze… Ma chi sono in realtà questi ‘soggetti fragili’ di cui si fa citazione con solennità? I ‘fragili’ sono ormai coloro che sono ‘immunodepressi’ (ricordate le dichiarazioni preoccupatissime di Montagnier,  Tarro e decine di altri ricercatori e scienziati ‘liberi’ da rapporti… imbarazzanti?): ovverosia, che hanno un sistema immunitario ormai compromesso da un ‘qualcosa’ che è stato immesso nel loro corpo. Un sistema immunitario che subisce danni da fattori che ne ‘guastino’ o alterino i meccanismi di difesa e risposta, significa che è un sistema che ha perso funzioni e reazioni all’attacco di tumori, affezioni batteriche, attacchi virali e quant’altro possa minacciare l’essere umano nella sua meravigliosa armonia. E questi ‘immunodepressi’, ossia quanti una volta ricevuto il ‘magico liquido’ si indeboliscono rapidamente sotto il profilo immunitario e quindi della loro risposta agli attacchi che da sempre il corpo umano subisce da malattie e morbi vari, non solo ‘sprizzano’ elementi di c.d. ‘contagio’ (una spirale senza fine, se si continuasse allo stesso modo?), ma diventano ‘vulnerabili’ essi stessi, producendosi danni al loro fisico come pure ricadute severe in quelle patologie dalle quali magari tempo prima hanno trovato sollievo o guarigione, ma che sono state incentrate proprio su terapie immunostimolanti, per favorire la migliore risposta possibile al male.

Elementi… Il Prof. Zichichi, il Prof. Rubbia e moltissimi altri scienziati – italiani e non – in tutto il mondo, e per ultima la NASA pochi giorni fa, affermano con certezza che il surriscaldamento globale del clima (ma anche della superficie terrestre) è dovuto solo per un 5% a causa dell’intervento umano, mentre per il 95% è dovuto per cause del tutto naturali (ossia: attribuibili al solo corso della Natura), ma soprattutto per causa dell’irradiazione solare. Quindi, tutto il resto che viene narrato e sostenuto, sono chiacchiere: peraltro molto dispendiose, strumentali al parossismo, verosimilmente parte di un progetto/programma teso a imprimere svolte autoritarie (dovete fare così…) mascherate da green e da ecologia, favorendo alcuni tipi di aziende e sfavorendone altre. Che quasi sicuramente non avranno alternative, salvo il potersi riconvertire: ma sarà dura.

Elementi… Al momento, chi sta segnando punti dopo punti e molti vantaggi, è la Turchia. I ‘demeriti’ altrui fanno lievitare meriti altrimenti opinabili. Ora è nuovamente in Libia che si giocano molte carte per il futuro di Popoli ed Economie.                                                                                               

A presto incontrarci, per altre… Evidenze, per altri… Elementi. Ricordando che “LA STAMPA LIBERA PUO’ ESSERE BUONA O CATTIVA, MA SENZA LIBERTÀ NON POTRÀ ESSERE CHE CATTIVA”(A. Camus).                 

Cordialmente,

 

Giuseppe Bellantonio

per Betapress.it

 

 

 

 

 

 

 

L'Europa nella tempesta perfetta

 

di Jean-Dominique Giuliani  e  Pascale Joannin

Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari

 

L'Unione europea continua ad affrontare crisi e sorprese strategiche, ognuna più grande e più violenta.

La guerra russa in Ucraina è l'ultima in ordine di tempo. Non ci sono più crisi, c'è solo l'accelerazione di eventi imprevisti e di profondi cambiamenti. Dopo i subprimes, le finanze greche, i profughi siriani, la pandemia di Covid, ecco lo spettro della guerra che ritorna nel continente.

Tutte queste sfide minano la maggior parte delle politiche comunitarie, pur confermando l'importanza della costruzione europea.

Nelle crisi l'Unione europea ha fatto più progressi in pochi mesi che in trent'anni.

Ma paga in contanti per i suoi ritardi e le sue esitazioni.

Deve rivedere molte delle sue politiche e proiettarsi risolutamente in un mondo globale, nuovo e più brutale.

 

L'UNIONE EUROPEA HA GIÀ FATTO MOLTI PROGRESSI

Nella crisi sanitaria, sebbene il primo movimento di Stati sia stato nazionale – chiusura delle frontiere, competizione per gli strumenti antivirus – esso ha subito ceduto il passo a una reazione comune che si è manifestata nell'acquisizione e distribuzione dei vaccini, di cui l'Unione europea è divenuta rapidamente il principale produttore e il principale donatore nel mondo. Gli Stati membri poveri si sono rivolti alla cooperazione europea. Ha funzionato.

Il piano di risanamento che è seguito ha abbattuto una serie di tabù prima insormontabili. NextGenerationEU, finanziata per metà da prestiti congiunti, ha aperto la strada a sovvenzioni dirette degli Stati più colpiti dalla pandemia. Una cosa mai vista prima. Ha dato espressione concreta a una solidarietà europea che pensavamo stesse regredendo in tutti i campi.

Infine, la guerra russa in Ucraina è stata l'occasione per una reazione rapida e massiccia con l'adozione di severe sanzioni contro alcuni attori russi, a volte a scapito degli interessi economici immediati.

L'Unione europea si è dimostrata molto più reattiva di quanto non fosse stata finora. Di fronte all'emergenza si è espresso con forza il “riflesso europeo”, che non era sceso in campo per fronteggiare l'ondata migratoria del 2015. Le istituzioni comuni hanno compreso che il fattore tempo è una condizione per dimostrare la loro efficacia. La rapida adozione di nuove regole, a vocazione internazionale, è stata una sorpresa. Prima consentendo il controllo degli investimenti esteri, poi accettando prestiti congiunti e un ruolo fondamentale della Commissione europea come acquirente prima di vaccini, poi di gas. Il Digital Market Act e i futuri testi che regoleranno le attività digitali nel territorio dei 27 hanno scandito l'ora delle normative europee applicabili a tutti gli attori del settore, qualunque sia la loro nazionalità. In termini di difesa e di diplomazia, gli europei hanno saputo adottare una "bussola strategica", il primo passo verso una vera strategia globale. L'accelerazione – purtroppo ancora troppo lenta – della presa in considerazione, a livello europeo, del necessario riarmo dell'Europa è il più recente degli sviluppi verso una maggiore reattività ed efficacia della cooperazione e delle istituzioni europee.

A questo proposito, potremmo anche rilevare positivamente una svolta nell'azione congiunta degli europei, "ringiovanita" dal suo piano di ripresa, ma anche verso nuovi ambiti di competenza finora sopiti o inesplorati, ad esempio, il sostegno a tecnologie di rottura, la politica spaziale, il calcolo quantistico o la produzione di componenti elettronici (Chip Act).

Alcuni potrebbero considerare questi cambiamenti insufficienti, ma nessuno può contestare che si tratti di grandi rotture con le precedenti pratiche dell'Unione europea e con le sue regole, molte delle quali sono state sospese. Si noteranno anche iniziative individuali o bilaterali di Stati che fanno chiaramente parte di un'analisi europea, come l' "Airbus delle batterie", il Cloud europeo o i piani "Idrogeno",  più o meno concertati, in cui il ruolo della coppia franco-tedesca a volte si rivela decisivo.

Resta il fatto che l'Unione europea sta pagando in contanti per i suoi ritardi, le sue esitazioni e le sue divisioni. Ciò è particolarmente evidente in materia di energia e di difesa.

I ripetuti rifiuti di tutti gli Stati membri di costruire una politica energetica comune hanno generato danni che stanno venendo alla luce. La dipendenza dai suoi fornitori, troppo a lungo considerata un vantaggio per la cooperazione e il progresso dello stato di diritto nell'est o nel sud, costituisce ormai un notevole ostacolo al suo margine di manovra diplomatico.

In termini di difesa, il fatto di considerare la progressiva costruzione di un'autonomia strategica, vale a dire la libertà d'azione, come un attacco alla NATO, ha rallentato la volontà di fermare il disarmo europeo e di costruire insieme un vero pilastro europeo dell'Alleanza. Gli europei si sono trovati al seguito dei loro alleati transatlantici, non disposti a farsi coinvolgere in Europa in un equilibrio di potere con la Russia, ossessionati come sono dalla loro rivalità con la Cina. La guerra in Ucraina ha visto gli Stati Uniti e il Regno Unito in prima linea nella risposta alla guerra di aggressione, sia nell'intelligence e nell'analisi, sia nel sostegno tangibile all'Ucraina sotto attacco.

Questa situazione, inoltre, dimostra a contrario la complementarietà tra la NATO e l'Unione Europea. Quest'ultima ha i mezzi finanziari per assistere l'Ucraina sotto attacco, mentre la prima è potente a livello militare. Le consegne di armi finanziate dall'Unione europea dimostrano sia i limiti della sua azione sia l'evoluzione delle sue regole. Senza precedenti, trasgrediscono le regole comuni affidandosi all'azione degli Stati membri. Uno,la Francia, che detiene la Presidenza semestrale del Consiglio, mantiene l'unico canale di comunicazione occidentale con il dittatore russo, gli altri, con la Polonia e i paesi dell'Europa centrale e orientale, assicurano che l'Unione europea non farà cadere nel vuoto l’appello di un vicino che chiede aiuto.

 

LA REVISIONE, LO SVILUPPO O L'AVVIO DI POLITICHE COMUNI EUROPEE SONO QUINDI UN'OPERA ESSENZIALE PER L'UNIONE NEL PROSSIMO FUTURO

Ovviamente, il Green Deal europeo non resisterebbe a una guerra prolungata, e nemmeno a un conflitto che coinvolgesse maggiormente gli Stati membri. Il rischio è significativo. In tali circostanze, che antepongono l'urgenza alle politiche a lungo termine, vi è motivo di temere deroghe “forzate” e ripetute a disposizioni già contestate da alcuni Stati membri. L'Unione Europea deve adattare le sue politiche prima di essere costretta a un'economia di guerra.

 La “tassonomia”, tanto cara ad alcuni commissari e al Parlamento europeo, ha voluto escludere il nucleare e alla fine ha accettato di inserire il gas nelle energie di “transizione”. Questo zoppo compromesso non avrebbe mai dovuto riguardare l'energia nucleare, che contribuisce all'indipendenza energetica dell'Europa, né dovrebbe includere il gas di cui tutti ora vogliono liberarsi o per il quale intendono urgentemente cambiare fornitore. Le industrie della difesa che sono anche nella lista nera dovrebbero essere espressamente escluse dagli stessi tentativi.

In agricoltura, il destino dei pesticidi, senza uno studio di impatto, rischia di portare a una riduzione della produzione di cereali e ad un aumento della carenza e del prezzo dei generi alimentari di base in un momento in cui Russia e Ucraina, i due principali fornitori dei paesi in via di sviluppo, stanno riducendo drasticamente le loro esportazioni. L'Unione Europea ha una scelta: o perseguire la sua politica sviluppata sotto la pressione eccessiva delle lobby delle ONG militanti e contribuire a carestie e rivoluzioni, in particolare sulle sponde meridionali del Mare Mediterraneo, oppure, come hanno già fatto i ministri dell'agricoltura, riportare in coltura alcune aree, aumentare con urgenza la produzione di prodotti essenziali per evitare le conseguenze sociali e politiche di queste carenze. Rafforzerebbe così il suo ruolo geopolitico con gli Stati bisognosi.

Va da sé che un'effettiva solidarietà europea tra i suoi membri deve tenere conto anche della dimensione energetica. Gli Stati dipendenti devono poter fare affidamento sui loro partner per mettere in comune parte delle loro forniture o per beneficiare di un potere di contrattazione collettiva con nuovi fornitori. Sarà forse questa l'occasione per gettare le basi per una politica comune più realistica in questo settore chiave della sovranità europea?

Lo stesso vale per la difesa. Attualmente, l'Unione europea finanzia la distribuzione di armi all'Ucraina, cosa che questa non è in grado di fare internamente. Accelerare e rafforzare il finanziamento di industrie della difesa in Europa è una priorità richiesta sia dall'obiettivo dell'autonomia strategica sia dalle autorità della NATO. La politica delle sanzioni comuni ha impressionato per la sua portata. Tuttavia non può bastare né ora né in futuro. Dopo la bussola strategica adottata in primavera, il passo successivo è un vasto piano di finanziamento degli investimenti nel settore della difesa. Sarebbe meglio se esso fosse coordinato, gli annunci della Cancelleria tedesca in materia sembrano molto isolati.

 

LA GERMANIA SARÀ AL CENTRO DEI FUTURI PROBLEMI EUROPEI

Non avendo autonomia di difesa, non disponendo di una forza armata efficace, avendo fatto scelte energetiche unilaterali con poca solidarietà con i suoi partner, dipendendo dalle forniture russe, soffrendo per la chiusura dei mercati cinesi che potrebbe derivare dalla pandemia e dalle priorità politiche del partito comunista cinese, e dovendo gestire la riconversione del suo importante settore automobilistico, l'economia tedesca deve affrontare sfide formidabili.

Si evolverà verso un'integrazione europea rafforzata, come afferma, o continuerà con le sue politiche nazionali che non mancheranno di avere un impatto negativo sui suoi partner facendo loro sopportare alcuni dei suoi errori passati? Le risposte sono molto importanti per questo paese e per l'intera Unione europea.

La risposta migliore sarebbe perseguire con determinazione il completamento del mercato interno, dell'Unione bancaria e dell'Unione dei mercati di capitali. La Germania, come l'intera Unione, può trovare in questi progetti una soluzione parziale alle emergenze attuali e soluzioni durature a un'economia strutturalmente dipendente da paesi terzi.

Le soluzioni sono europee. I riflessi dei governi e dei cittadini stanno diventando sempre più europei. Gli Stati membri potrebbero trarne forza per nuove iniziative, che permettano  di cancellare le esitazioni, le lentezze, anche gli errori del passato, per volgersi risolutamente verso il futuro.

La “tempesta perfetta”, cioè violenta, quella che attraversa l'Unione europea è un'opportunità di revisione di alcune certezze, per adeguare le proprie politiche e conquistare un po' di più, attraverso l'efficienza e la reattività, il cuore dei cittadini europei.

 

Questo Rapporto Schuman sullo stato dell'Unione è stato ampiamente nutrito da contributi scritti prima dello scoppio della guerra russa in Ucraina. Ma rimane di grande attualità per le questioni a lungo termine che analizza e le proposte che contiene.

 

FONDAZIONE ROBERT SCHUMAN / QUESTION D’EUROPE N°634 / 30 MAGGIO 2022

JEAN-DOMINIQUE GIULIANI Presidente della Fondazione Robert Schuman

PASCALE JOANNIN Direttrice generale della Fondazione Robert Schuman

 

 

 

In piazza, insieme, perché nessuno sia più solo: martedì 5 luglio alle ore 19.00 davanti alla Stazione Centrale di Milano manifesteremo a sostegno del procuratore Nicola Gratteri e di tutti i cittadini che rischiano la vita contro le mafie.

A inizio maggio è stato scoperto il progetto di un attentato nei confronti del Procuratore della DDA di Catanzaro. Una nuova minaccia alla vita del magistrato impegnato in prima linea contro la ‘ndrangheta.

Trent’anni dopo le stragi di Palermo, è necessario ribadire che la lotta alle mafie ci riguarda tutti e che chi combatte la criminalità organizzata non è da solo: non vogliamo altri martiri da commemorare il giorno dopo ma scendere in campo prima, per impedire l’irreparabile.

Vogliamo sostenere Gratteri, i magistrati e le forze dell’ordine che svolgendo il proprio lavoro ci difendono dalla violenza mafiosa. Vogliamo sostenere la democrazia, messa a rischio dalle azioni criminose delle mafie. Vogliamo mettere sotto i riflettori dell’opinione pubblica il grave e pericoloso processo di infiltrazione della ‘ndrangheta in atto in tutta Italia.

Il flashmob del 23 maggio scorso in piazza S. Apostoli a Roma è stato il primo passo: sono sempre di più le associazioni e i cittadini che stanno facendo rete per ritrovarsi il 5 luglio a Milano.

In piazza Duca d’Aosta martedì 5 si alterneranno interventi e testimonianze di personalità del mondo della cooperazione, del sindacato, dell’economia, della filantropia, del volontariato, del giornalismo e dello spettacolo. Intanto, anche sui social è partita la mobilitazione: hanno aderito con videomessaggi di supporto alla manifestazione Pif, Marco Paolini, Albano, Michele Placido, Luca Zingaretti, Giovanni Minoli, Maurizio De Giovanni, Angela Iantosca, Padre Maurizio Patriciello, Antonio Stornaiolo, Rita Pelusio, Gianluigi Nuzzi.

I loro videomessaggi sono condivisibili dai social degli enti promotori e sul sito ufficiale maipiustragi.it

Elenco adesioni al 29 giugno 2022: ACLI - ActionAid - Comitato Addiopizzo - Addiopizzo Travel - Agapanto APS Roma - AgesciAITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile) - Altromercato - APS Parità per le Diversità - Arci Servizio Civile Calabria – Associazione Amici Della Casa Della Carità - Associazione Andiamo Avanti - ANPI - Assifero – Auser Regionale Lombardia – Auser Milano - Avvocati senza Frontiere - Azione Cattolica - CCO – Crisi Come Opportunità - Caritas Italiana - Caritas Ambrosiana – Caritas Emilia Romagna – Caritas Lombardia – Casa Internazionale delle Donne - Centro per l'Autonomia Cooperativa Sociale - Centro Studi Rossanese "Vittorio Bachelet"- CGIL Calabria – CGIL Lombardia - Chico Mendes Altromercato cooperativa sociale - CIES-Onlus - CISL Calabria - CISL Lombardia - CNCA Lombardia - CNCA Nazionale - Collectif Avanti - Comunità Competente Calabria - Comunità Progetto Sud - Confcooperative Federsolidarietà - Confcooperative Reggio Emilia - Comitato don Peppe Diana – Consorzio Sir - Consorzio Cooperativo Nausicaa - Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II – Centro Sportivo Italiano Milano - SV.net - E.V.A. Cooperativa Sociale - FICT (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche) – FOCSIV - Fondazione Finanza Etica- Fondazione Con Il Sud - Fondazione Corte delle madri - Fondazione San Bernardino - Forum del Terzo Settore nazionale - Forum Terzo Settore Calabria – Forum Terzo Settore Città Di Milano - GOEL Gruppo Cooperativo - Human Foundation – Ideeinformazione – Il Mulino - Associazione Il Quinto Ampliamento - Italia che Cambia - JSN JESUIT SOCIAL NETWORK ITALIA Onlus - Cooperativa sociale "La Speranza" Cassina e S. Agata - Laboratorio Ricerche & Studi Vesuviano - Legambiente - Libera Milano Contro Le Mafie – Associazione culturale L'Orablù - Made in Carcere – M.A.S.C.I - Associazione Microfinanza e Sviluppo Onlus - Movimento Agende Rosse - Movimento M24A Equità Territoriale – Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood - Next Nuova Economia per Tutti - Nuova Cooperazione Organizzata NCO - Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro Calabria - Associazione Peppino Impastato e Adriana Castelli - PLEF - Progetto Policoro Calabria – Rete Antimafie Martesana APS - Rete Recovery Sud -Cooperativa Sociale Ripari - RITMI - Rete Italiana di Microfinanza – Rock No War - Scuola di Formazione Antonino Caponnetto - Slow Food Italia - Sud 20/40 - Terra Dea di San Giorgio a Cremano - T-ERRE Turismo Responsabile - Associazione Un'altra storia Varese - Unicobas - Comitato #versoil23maggio - WikiMafia Libera Enciclopedia sulle mafie.

 

https://maipiustragi.it/

 

Per chi volesse aderire, qui il link di #maipiùstragi.

Avevo più o meno due anni e mezzo quando entrai in cucina caracollando, mi aggrappai alla tovaglia per non cadere e, scivolando a terra, trascinai insieme a me la tovaglia, le tazze della colazione e la caffettiera napoletana che mia madre aveva appena capovolto al centro della tavola. Porto ancora sul petto il segno di quella ustione da acqua bollente, che su un corpo così piccolo era molto estesa e che oggi, su un torace adulto, resta una traccia di memoria discreta ma profonda.

Ho avuto tempo per familiarizzarci e ora non ci bado più, ma quando ero bambino mi rifiutavo di andare in piscina per non dover esibire una parte di me che mi faceva vergognare, e d’estate mi ingegnavo per evitare la spiaggia o almeno per tenere su la maglietta nonostante il sole di Ischia. Nell’adolescenza, invece, scherzavo sulla cicatrice prima ancora che qualcuno mi chiedesse come me la fossi procurata: una granata al fronte, dicevo, o spiritosaggini del genere. Dei circa due metri quadri di pelle che posseggo, per un tempo non trascurabile della mia vita mi sono preoccupato solo di un fazzoletto di venti centimetri di lato, non conforme al modello di epidermide che avevo in mente. E il resto?

Chissà che oggi, nel dedicare la XVIII edizione di Torino Spiritualità a esplorare la vasta significatività della pelle non ci sia in me l’impulso a risarcire con la dovuta attenzione le decine e decine di centimetri di tessuto che diligentemente hanno marcato il mio punto di inizio e di fine rispetto al mondo, e che io a lungo ho trascurato. Può darsi, anche se mi sembra di poter individuare con precisione il momento in cui mi è parso valesse la pena di mettersi a lavorare sul tema pelle. È accaduto nel corso della passata edizione del festival, secondo una dinamica che in questi anni si è verificata spesso: ascolti un ospite parlare e a un certo punto ti colpisce con una frase, un riferimento, un pensiero che ti fanno dire: “questo me la devo proprio ricordare”.

 

Scintille, che però a lungo andare possono rischiarare la sagoma di un nuovo tema da esplorare. E dunque è andata così: durante la sua lezione, la rabbina francese Delphine Horvilleur ha fatto riferimento a una pagina di Nudità e pudore, saggio da lei scritto alcuni anni prima e pubblicato in Italia da Qiqajon, la casa editrice della comunità di Bose. In quella pagina Horvilleur si soffermava su una questione che i commentatori ebrei della Bibbia hanno rivestito – e il verbo non è usato a sproposito – di molteplici ipotesi: che tipo di indumento era la tunica di pelle citata nella Genesi, quella cucita da Dio in persona per coprire Adamo ed Eva all’uscita dall’Eden? Pelle di animale? Di quale? Del serpente, che a quel punto della vicenda non era più tanto ben visto?

Secondo alcuni passaggi dello Zohar, capolavoro della mistica ebraica evocato dalla rabbina Horvilleur, una delle risposte – in effetti suggestiva – potrebbe essere questa: la tunica cucita da Dio per Adamo ed Eva altro non era che la pelle stessa dell’uomo. Nell’Eden, quindi, l’essere umano era luminosamente a- dermico, trasparente a se stesso e al suo Signore, ma quando l’armonia si infrange e la creatura deve lasciare il Giardino ecco che ha bisogno di coprirsi con qualcosa che la separi dal mondo e, avvolgendola, definisca i suoi limiti: una frontiera tra sé e il resto, sigillo di uno stato fusionale svanito.

 

Stato fusionale che, se dalla Genesi ci spostiamo a un altro “inizio”, mi sembra di ritrovare non dissimile nella condizione del neonato. Appena venuto al mondo, il bambino ha una coscienza assai rudimentale del proprio corpo: non sa dove inizi, non sa dove finisca, non sa che la pelle delle braccia che lo avvolgono e dei palmi che lo accarezzano non sono la sua pelle, ma una pelle altrui, l’altro da sé. Lo capirà dopo, e se potrà imparare le coordinate del proprio spazio corporeo sarà in buona parte grazie a quella pelle non sua, che percorrendo amorevolmente i suoi confini estremi glieli avrà rivelati. Insomma, una costruzione di identità personale che passa attraverso l’inatteso manifestarsi di un’epidermide che ci delimita.

Proprio come accaduto ai nostri progenitori biblici che, da diafani che erano, si ritrovano di colpo definiti e “opachi”: la condizione edenica di creature senza pelle, trasparenti l’uno all’altra e al loro creatore, perduta per sempre.

 

Simbolicamente, potremmo scorgere in questa narrazione scritturale anche una sorta di indicazione etica sui modi di stare al mondo: più la pelle è spessa – incallita da strati di indifferenza, cinismo, egolatria – più ci si allontana dall’originaria compiutezza dell’essere umano; mentre una pelle sottile, in quanto armatura meno divisiva, ci rende partecipi del reale e ci fa più vicini a una mirabile compiutezza, che è trasparenza empatica, relazione sempre esposta al bene quanto al male. Con tutto ciò che tale estroversione può comportare in termini di spiazzamenti, vulnerabilità, arricchimenti e trasformazioni.

Ma a ben guardare la pelle non è solo “opacità” che copre e nasconde. Anzi. L’epidermide rivela moltissimo di ciò che siamo: è archivio intimo, mappa e memoria, al punto che ogni traccia sulla nostra pelle – una ruga, un neo, un’impronta digitale, la mia cicatrice, un tatuaggio – è la marca di un’individualità, il palinsesto visibile che ci portiamo addosso. E non sarà un caso se in molte narrazioni essere privati dell'epidermide significa al tempo stesso essere privati della propria identità.

Nelle Metamorfosi di Ovidio il sileno Marsia è punito da Apollo con la tortura dello scorticamento e al culmine dello strazio esclama: perché mi strappi da me stesso? Di supplizio in supplizio, strappato da sé stesso è anche il martire San Bartolomeo, che Michelangelo rappresenta nel Giudizio Universale mentre stringe nella mano l’involucro penzolante della sua stessa pelle. Impressionante, ma meno della versione marmorea che si può contemplare nel Duomo di Milano, una figura di muscoli e tendini scoperti, avvolta in un drappeggio che a osservare meglio è un mantello di pelle scuoiata. Ma lasciamo da parte San Bartolomeo e osserviamo altri santi. Scopriremo un modo meno cruento di essere “strappati da sé stessi”: l’estasi. Etimologicamente estasi significa stare al di fuori di sé,

trascendersi, in un movimento che varca il confine naturale e ci porta letteralmente oltre l’abito della nostra pelle, a incontrare qualcosa che ci supera.

 

Tutto ciò per dire che se da un punto di vista puramente anatomico la pelle può sembrare l’organo più esteso ma meno complesso – quantomeno a un profano come me –, da un punto di vista sociale, psicologico, narrativo, simbolico e spirituale è invece quanto mai articolato: avvolge la persona, la incarna, la definisce, la distingue, la mette in relazione con gli altri e con il mondo fuori, perché è lì sulla pelle che la vita viene a incontrarci.

Ma in questo suo essere soglia, l’epidermide rinvia anche alla nostra interiorità. Quando, per dare conto di un’emozione profonda, diciamo che la tal cosa “ci ha toccati” stiamo alludendo proprio a questo: a una porosità che connette il fuori al dentro, a una membrana esterna che affonda e si imprime nel mondo interiore, e lo nutre. Diceva il poeta Paul Valéry che nell’uomo non c’è nulla di più profondo della pelle. Ossia, è nel confine estremo che riveliamo meglio ciò che siamo, perché è sulla superficie che le cose si espongono davvero alla luce. Sarà per questo, forse, che ancora oggi c’è chi suppone di poter leggere interi destini nelle linee di una mano.

 

E a proposito di mani... scrivevo poco fa del Giudizio Universale. Se ora voltiamo le spalle all’altare della Sistina e alziamo gli occhi al centro della volta ci troviamo a osservare quel frammento di spazio che separa il dito di Adamo dal dito di Dio. C’è chi legge nel mancato sfioramento la potenza del libero arbitrio: anche se Dio si protende, sta all’uomo scegliere se estendere l’ultima falange e chiudere il circuito affinché il divino circoli nella materia. Sia come sia, ciò che qui interessa è che il dito esita e lo spazio non si colma. Quanto doveva essere spavalda, invece, la falange di San Tommaso per insinuarsi tra i lembi di pelle lacera di Gesù.

Per come ce lo mostra Caravaggio, il discepolo sembra addirittura intento a frugare nella piaga per sincerarsi che non ci sia inganno, sempre più dentro alla pelle che è, appunto, quanto di più profondo ci sia. Due attitudini opposte, la ritrosia di Adamo e la spudoratezza di Tommaso, ma in fondo lo stesso messaggio: l’esperienza spirituale ha bisogno della mediazione tattile del corpo, e la sensibilità fine di cui è capace la punta delle mie dita serve anche a trovare il divino. Perché non ci rivolgiamo a un Dio distante, ma l’abbiamo sempre di fronte; e se capita di non vederlo può darsi che non sia perché è troppo lontano, ma perché è troppo vicino, a portata di pelle.

 

Sul finire degli anni Quaranta Curzio Malaparte scriveva: «Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravigliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle. Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la

 propria pelle. [...] È la civiltà moderna, questa civiltà senza Dio, che obbliga gli   uomini a dare una tale importanza alla propria pelle. Non c'è che la pelle che   conta, ormai» (La pelle, Adelphi, 2010).

 

Cambiano le guerre, mutano le circostanze ma il concetto mantiene la sua attualità. Non c’è che la pelle, la pelle tesa e perfetta che non ne vuole sapere di invecchiare, la pelle violata dalla ferita e la pelle sintetica, la pelle sottile, spessa, arrossata, ornata, tatuata, ustionata, la pelle specchiante degli ausili touch, la pelle coperta, quella impudica, quella che cambia, la pelle degli altri, la pelle uguale, la pelle diversa. Per questo è importante ragionarci su, e vale la pena farlo anche puntando a un orizzonte spirituale in cui “salvarsi la pelle” e “salvarsi l’anima” siano lembi che possono infine toccarsi.

 

Armando Buonaiuto,  curatore del festival Torino Spiritualità.

©DoppioZero, luglio 2022