chat-gpt, il golem e il discorso del rabbino

 

 

(Di Delphine Horvilleur. Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari, settembre 2023).

 

Ognuno ha le sue tradizioni... La mia è semplice a Rosh haShana, molti fedeli lo sanno: mi sono impegnata a raccontare sistematicamente una barzelletta la sera del capodanno ebraico, per entrare in questo nuovo tempo con un po' di umorismo ebraico. 

Quella di quest’anno, il 5784, forse non è del miglior gusto, ma qualche giorno fa mi ha colpito. Quindi eccola qui:
La scena si svolge in una sinagoga, una sera di Rosh HaShana. All'improvviso, un terrorista entra nella sinagoga e prende in ostaggio il rabbino e un fedele. Il tizio dice a entrambi: vi ucciderò ma lascerò che ognuno di voi esprima un’ultima volontà, un ultimo desiderio, prima di ucciderlo.
Il rabbino allora dice: «Ascolta, è Rosh HaShana e, ogni anno da decenni, questa sera tengo un grande e magnifico sermone, lungo 40 o 45 minuti… quindi, prima di morire, vorrei poterlo leggere, a entrambi».
Il terrorista chiede allora al fedele: «E voi, signore, qual è il vostro ultimo desiderio?».
E l'uomo risponde senza esitazione: «Ebbene, voglio essere ucciso prima».

Vi ho avvertito. Questa barzelletta è spietata, soprattutto con i rabbini. Ciò suggerisce stranamente che alcuni di noi, o forse tutti noi, avrebbero un leggero problema con il prendere la parola e con la durata di questa presa di parola, una difficoltà nel limitarla o nel giudicare la rilevanza delle nostre parole per il nostro pubblico.

Forse è vero. Chi lo sa? O meglio: lo era. Ma questo, cari amici, era prima. 
Prima di cosa? Mi domanderete.

Prima della rivoluzione cui stiamo assistendo quest'anno, un grande sconvolgimento che sta cambiando tutto nella vita delle nostre sinagoghe, o nella vita in generale: voglio parlare di ChatGPT e degli strumenti di intelligenza artificiale che dovrebbero compensare le nostre naturali défaillance.

D'ora in poi basterebbe in linea di principio scrivere sul computer: «Per favore, scrivimi un discorso di Rosh haShana, né troppo lungo né troppo noioso, per una comunità che non vede l'ora di andare a mangiare»… e tutto dovrebbe andare bene.

E, siamo onesti: conosco parecchi colleghi che, quest'anno, hanno provato a scrivere una «drasha» con l'intelligenza artificiale. E non solo colleghi: sono sicura che in occasione di qualche «bar mitzvah» si è fatto lo stesso con i propri discorsi... come tutti quegli studenti che hanno consegnato ai loro insegnanti copie interamente scritte dal computer.

E l’angoscia suprema per ciascuno di noi viene dal fatto che, «has ve halila» (come diciamo in ebraico), questi falsi discorsi (di rabbini, di «bar mitzvah» o di qualunque altra occasione), sono talvolta meno noiosi, meno ripetitivi che se fossero stati scritti da coloro che li hanno pronunciati. Sì, lo so, è terrificante.

E so anche che in questo momento vi starete chiedendo, ovviamente, se le parole che pronuncio davanti a voi siano state scritte da ChatGPT. Beh, tagliamo corto con la suspense... E no: non l'ho usato. Sono proprio io, nel bene e nel male, che ho scritto questo «dvar torah» (45 minuti, forse, chi lo sa?). E queste parole mi hanno colpito per diversi motivi.

In primo luogo perché lo sviluppo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale rappresenta una sfida per tutti noi ed è ora di parlarne, ma anche perché questa sfida è, mi sembra, ancora più critica per il pensiero ebraico e per la nostra tradizione. Questo è ciò che cercherò di spiegarvi ora.

 

Per spiegarvelo devo fare una piccola deviazione con un'esperienza che ho avuto quest'anno con questo strumento di cui tutti parlano. Qualche mese fa mi sono impegnata a scrivere la prefazione per un libro. Il tema del libro era interessante e la storia magnifica, ma faticavo a mantenere il mio impegno e la scadenza per inviare il mio testo si avvicinava crudelmente. Fu allora che mio figlio, vedendomi in imbarazzo e volendo aiutare sua madre, venne a offrirmi il suo aiuto. Senza chiedermi il permesso, ha suggerito a ChatGPT di scrivere un testo, tenetevi forte, «nello stile di Delphine Horvilleur».

Le poche pagine che si sono subito visualizzate sullo schermo mi hanno lasciato senza parole. Il software, che si basa su probabilità e ricorrenze, aveva effettivamente analizzato tutti i miei discorsi online, discorsi pubblicati su internet, e aveva ripreso una per una tutte le mie espressioni preferite, quelli che potrei definire i miei tic linguistici, le mie idee chiave, le mie parole preferite. Il testo parlava di purezza e impurità, di difetti, di vulnerabilità, di femminismo, di rifiuto di significati fissi, di pensiero liberale... insomma, poteva davvero essere stato scritto da me.

L'esperienza mi ha scioccata. Mi ha spingeva evidentemente a pormi la terribile domanda che molti di noi si pongono: a cosa possiamo servire se una macchina può, bene o addirittura meglio di noi, svolgere il nostro ruolo o la nostra funzione?
Qual è allora il valore aggiunto del nostro pensiero, della nostra umanità in questo processo creativo?

E la risposta mi è apparsa rileggendo attentamente questo testo sedicente mio ma non mio, e confrontandolo con i grandi princìpi della scrittura ebraica o dell'interpretazione rabbinica.
Questi sono i princìpi di cui vorrei discutere con voi adesso.

 

Il primo di essi ha un nome nella tradizione ebraica, anzi si riassume in due parole:  «beshem omro» che in ebraico significa: «nel nome del suo autore».
L'intera frase del Talmud è così recitata:
«Haomer davar beshem omro mevi geoula laolam», «Chiunque menzioni il nome di colui che lo ha detto prima di lui, porta la redenzione nel mondo». 

Per dirla in altro modo, il Talmud afferma che il mondo sarà distrutto o devastato se le persone non citeranno le proprie fonti. Devi sempre essere in grado di dire chi l'ha detto prima di te e da dove hai preso l'idea o l'autorità per dire quello che dici.

E questo, ChatGPT non sa come farlo. Attinge dalla massa dei contenuti online, da ciò che esiste, da ciò che è già stato detto. Non si preoccupa mai di specificare dove e da chi è stato detto, né in quale contesto, né in quale epoca. L'eclissi di fonti e di riferimenti cui stiamo assistendo è quanto di meno ebraico esista e, dal punto di vista dell'ebraismo, una messa in pericolo del mondo, né più né meno.

Secondo principio ebraico su cui meditare, l’«hidush», termine che in ebraico significa «rinnovamento di significato». L'interpretazione ebraica e rabbinica si basa su questo principio particolare e quasi paradossale. Bisogna essere in grado di ripetere un significato per non ripeterlo. Dobbiamo sempre fare affidamento sulle interpretazioni del passato per poterle far evolvere.

I rabbini affermano che in ogni circostanza bisogna sforzarsi di fare un «hidush», di introdurre qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito nella lettura. Per fare ciò si avvalgono di specifici strumenti linguistici ed ermeneutici. Ad esempio nel Talmud, molto spesso, si scrive: Rabbi X disse in nome di Rabbi Y, che lo disse in nome di Rabbi Z, etc. etc.
Ma anche se ciò che il Rabbi X in questione afferma non è generalmente tutto ciò che i suoi predecessori citati affermavano e all’ombra dei quali si ripara, poco importa. 

Il pensiero di un uomo è nuovo, inedito o meglio inaudito, mai inteso prima, ma deve fondarsi su un insegnamento che ha ricevuto e che lo ha portato un po'oltre, un po' più lontano. 
(Sapete, è la famosa storia di Mosè sul Monte Sinai che viene proiettato nel futuro e all'improvviso frequenta un corso tenuto da Rabbi Akiva. Non capisce assolutamente nulla dell'insegnamento di quest'uomo che vive centinaia di anni dopo di lui ma, all'improvviso, Akiva afferma: Ho questa «
halakhah» da Mosè che la ricevette sul monte Sinai. Mosè allora si tranquillizza: non capisce affatto l'interpretazione, è nuova, inedita per lui, ma si fonda effettivamente sulla sua eredità).

Ma ChatGPT, per definizione, non può farlo. È incapace di «hidush».
Prendiamo ad esempio il testo da lui scritto «nello stile di Delphine Horvilleur». In realtà ha colto i miei tic linguistici (in particolare quel dire «veramente» troppo spesso) ma non vi era niente, assolutamente niente, di nuovo. 
Per la macchina, 
l’«hidush» è impossibile. Perché la sua ricerca si basa solo sulla probabilità e quindi su ciò che è già stato scritto, già letto, già sentito.

Ed è qui che le cose si fanno interessanti per la nostra generazione. L'arrivo di questa intelligenza artificiale costringe tutti noi, Ebrei e non Ebrei, scrittori di sermoni o semplici utenti, a chiederci qual è il nostro «hidush», il nostro valore aggiunto; a chiederci fino a che punto la tecnologia al nostro servizio ci rende potenzialmente sminuiti, schiavi o stupidi. 

Paradossalmente, l'innovazione che dovrebbe rendere possibile l'emergere del nuovo nel pensiero o nel mondo, sembra condannata a ripetersi, a rientrare solo in un algoritmo di probabilità, di ripetizione.

E anche qui, cari amici, è evidente il motivo per cui voglio parlarvi questa sera.
Innanzitutto, nel giorno di Rosh haShanah, più che in ogni altro giorno dell’anno, dovremmo chiederci in che modo il prossimo anno sarà fonte di rinnovamento, o sarà solo una ripetizione, un balbettio di ciò che è già stato detto o fatto.

E se il nostro futuro sia una questione di pura probabilità statistica o, al contrario, di capacità umana di influenzare le nostre vite.

E poi, di là da questa questione, il rapporto con la tecnologia, fonte di ansia e apprensione per molti di noi, è oggetto di una vera e propria riflessione ancestrale nella nostra tradizione. La storia più potente su cui dobbiamo meditare su questo tema è nota quasi a tutti. Lasciate che ve la ripeta.

C'era una volta un rabbino che riuscì a creare una creatura. Lo chiamò GOLEM.
Avete tutti sentito parlare di questa leggenda. Esistono mille versioni, ma quella più famosa colloca la trama a Praga, nelle mani di un famoso saggio, il Maharal, Arie Leib ben Betzalel, il più grande cabalista medioevale.
Si dice che quest'uomo sia riuscito a creare un'intelligenza, umanoide, che prende vita da un po' di terra e di acqua ma soprattutto da una formula cabalistica, da poche lettere intrecciate tra loro, insomma da un linguaggio che dà vita alla materia. E il golem, prototipo dell'intelligenza artificiale, si sarebbe poi messo al servizio degli Ebrei o dell'umanità. Non sappiamo esattamente quale intelligenza avesse. Secondo alcuni racconti, non sapeva parlare - o era un po' idiota (in yiddish un cretino lo chiamiamo «
goylem»). Forse si trattava di una forma di intelligenza informatica (tanto che, per la cronaca, quando lo Stato di Israele sviluppò il suo primo computer, il cabalista Gershom Scholem propose agli scienziati di chiamare questo sistema «golem» e il nome fu effettivamente mantenuto).

Ma torniamo alla leggenda originale. Il golem di Praga è al servizio dei suoi creatori, finché le cose non vanno male. Perché, ovviamente, in questa storia c'è un avvertimento contro una creatura che prende il potere sul suo creatore.
Un giorno il golem diventa violento e distrugge chiunque gli si avvicini. Diventa indomabile, autonomo, terrificante.
In una versione della leggenda si svela il motivo di questa perdita di controllo: il rabbino avrebbe dovuto, ogni Shabbat, cancellare le lettere sulla fronte del golem, vale a dire, in un certo modo, staccarlo, scollegarlo. Un venerdì sera si sarebbe dimenticato di farlo e la mancata disconnessione durante lo Shabbat avrebbe portato al disastro.

Come comprendere questo dettaglio? Non vi sto dicendo che l'unica salvezza contro ChatGPT è di fare Shabbat. No, l'idea è più sottile: la leggenda mistica del golem ci insegna che abbiamo il potere e anche il dovere di sviluppare una tecnologia. Niente lo vieta: l'uomo è creato a immagine del D-o creatore, ed ha la possibilità di creare a sua volta, di sviluppare macchine e tecniche ma deve anche, come nello Shabbat, imparare a staccarsene. Saper creare un momento in cui la tua vita sia libera da questa creazione. Trovare uno spazio in cui riprendere il controllo, attraverso il linguaggio, su ciò che si è creato. E trovo questa immagine pertinente per tutti noi oggi.

In un’epoca in cui molte persone vivono attaccate alle macchine, o alle probabilità, ai software che regolano la loro vita o agli algoritmi che predicono i nostri gusti e il nostro futuro, la questione dello Shabbat si pone più che mai, nel primo senso del termine, una disconnessione tecnologica, spirituale, ambientale, etc. – un ritorno a se stessi come creatura e non come creatore, alla nostra umanità piena, balbettante, fallibile e imprevedibile. Insomma, un ritorno a un'intelligenza di altro tipo.

In ebraico ci sono molte parole per descrivere l'intelligenza. C’è la parola «hokhmah», che deriva da una radice, «koakh ma», che significa «la forza di cosa», per dirla semplicemente: è la saggezza di colui che sa porre domande.
C'è «
binah», un'altra forma d’intelligenza che in ebraico significa capacità di leggere tra le righe, di creare connessioni tra testi, mondi, idee e storie.
E poi c'è una terza modalità di intelligenza che in ebraico si chiama «
daath», «il sapere» che, secondo i nostri cabalisti, è una strana combinazione di  «hokhmah» e «binah». «Hochmabinahdaath», interrogare il mondo, creare collegamenti e acquisire così conoscenza...

Mentre scrivevo questo sermone mi sono accorta all'improvviso che, per uno strano anagramma, la parola «daath» (DAAT) in francese, era scritta proprio con le lettere di DATA (D.A.T.A.). L’intelligenza artificiale, secondo me, ha proprio questo limite: sa usare i DATI ma non conosce mai il DAAT, la forza umana di connettere gli interrogativi e l’intelligenza.

Ci sarebbero ancora tante cose da dire sull’IA, che continua a farci riflettere e a preoccuparci. E vorrei concludere, con un ultimo aneddoto, anch’esso vissuto… e che mi sembra, di per sé, riassumere ciò che gli uomini possono fare e le macchine ancora no.
Quando ho detto a un'amica che mi chiedevo se potevo consegnare la stesura del mio sermone di Rosh Hashanah a ChatGPT senza che la gente lo scoprisse, lei ha detto: «Nessuna possibilità! Capiranno subito che il sermone non è tuo... a causa della barzelletta. La macchina non sarà mai in grado di scrivere una barzelletta su Rosh Hashanah».

La sua riflessione mi ha turbata. Quindi sono andata su ChatGPT e gli ho chiesto di raccontarmi una barzelletta. Sfortuna: il sistema ne conosceva tantissime, non necessariamente tutte molto divertenti, ma comunque barzellette.

È stato allora che mi è venuta un'idea e ho riformulato la mia domanda: «ChatGPT, puoi raccontarmi una bella barzelletta ebraica?». E lì il computer ha cominciato a macinare, macinare, macinare. Sullo schermo non è apparsa alcuna risposta. Ho ripetuto la richiesta più volte e si è ripetuta la stessa situazione. 

La conclusione è stata quindi chiara: ChatGPT non è in grado di fare dell’umorismo ebraico.
Perché? Perché, secondo me, l'umorismo ebraico è una capacità molto particolare di prendersi gioco del Creatore o di noi stessi, di D-o o dei rabbini. La macchina non sa ridere del suo creatore più che di se stessa. 

E senza questa autoironia, che gli manca, possiamo stare tutti tranquilli. Soprattutto noi rabbini: Chat-GPT non ha alcuna possibilità di prendere il nostro posto, né di scrivere buoni sermoni. La nostra capacità di ridere di noi stessi, di essere disposti a ridere di ciò che facciamo goffamente, di ciò che diciamo in modo sbagliato o troppo a lungo... questa capacità è ciò che ci salverà. Questo non vale solo per i rabbini ma per ciascuno di noi.

Benvenuti, cari amici, in un anno in cui, con ogni probabilità, anche algoritmicamente, non saremo perfetti, ma dove, con un linguaggio molto imperfetto, ci impegneremo a essere all'altezza della nostra intelligenza naturale e della nostra piena umanità.

Shana Tova

 

 

[Dalla nostra Redazione di Parigi, traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari, Prefazione di Alain de Keghel]

 

“La Massoneria devastata dalla demagogia profana” - 9 settembre 2023, © Le Monde

 

 

Articolo di Bruno Etienne pubblicato su Le Monde di sabato 9 settembre 2000 dal titolo “La massoneria devastata dalla demagogia profana” e aggiornato dalle parole di Michel Maffesoli.

Bruno Étienne è stato un sociologo e politologo francese nato il 6 novembre 1937 a La Tronche (Isère) e morto ad Aix-en-Provence il 4 marzo 2009. Era uno specialista in Algeria, Islam e antropologia delle religioni. Era un membro del Grande Oriente di Francia.

Il vecchio articolo (è del 2000 e il suo autore era un Carissimo Fratello, amico e brillante accademico dallo spirito libero) che vi condivido è stato ripreso da un Blog che si preoccupa proprio del vuoto siderale che dura da più di 20 anni e che ha sfruttato i partiti estremisti della destra e della sinistra radicale dei “ribelli” (lfi). La mia intenzione non è criticare il GODF, indebolire ulteriormente il suo messaggio, ma al contrario, come vecchio e fedele massone impegnato in questa grande Obbedienza, spero di contribuire allo  slancio annunciato dal nuovo Gran Maestro Guillaume Trichard.

Alain de Keghel 

 

 

La Massoneria è un'istituzione molto curiosa. Presenta, infatti, un certo numero di caratteristiche che spiegano, in parte, le fantasie e le domande che ha suscitato sin dalla sua creazione in Inghilterra, tra il 1717 e il 1723, da parte di ugonotti francesi emigrati, ammiratori di Newton e gestiti dalla Royal Society. Si presenta come una società di pensiero caratteristica del XVIII secolo, abbagliata dalla “scienza nuova”.

 

Ma è più una comunità pneumatica che un club perché pretende anche di assumere la trasmissione di una doppia tradizione: quella dei muratori “liberi” e quella del “mestiere”, tradizione basata sull'interpretazione del mito di Hiram , il costruttore del Tempio di Salomone, unita all'altro aspetto del mito fondatore, la cavalleria templare. La storia e l'evoluzione di questa duplice funzione ci permettono di comprendere la crisi che la Massoneria sta attraversando attualmente, soprattutto in Francia e più in particolare nel caso del Grand Orient de France (GODF).

 

Come ha potuto superare tutte le scomuniche, le condanne e le accuse, giustificate o meno? Come è riuscita a sopravvivere al di là dei suoi vagabondaggi ed errori, dei suoi numerosi avatar e delle molteplici sette, a tutti i regimi politici, compresi quelli che l'hanno martirizzata? Non certo per le sue posizioni contingenti ma perché ha un qualcosa di archetipico e di paradigmatico, vale a dire in questo caso i suoi riti, i suoi miti e soprattutto il suo sistema iniziatico.

 

Si tratta, infatti, di una delle rare società iniziatiche che propongono, in Occidente, una via per superare la morte. Questo particolare metodo si basa sul simbolismo e sul ragionamento per analogia. Sono questi i suoi veri valori universali che la collegano a ciò che Jacquart chiama “l’humanitude”.

 

In Francia ha prodotto due massonerie che convivono, volens nolens, da tre secoli ma che oggi sembrano sul punto di esplodere. La prima ha come motto “libertà, uguaglianza, fraternità” e intende partecipare attivamente alla costruzione della società ideale. La seconda ha come motto “forza, saggezza, bellezza” e preferisce lavorare alla costruzione del Tempio dell'Umanità partendo dalla costruzione del tempio interiore attraverso la padronanza dell'ego.

 

Una è estroversa, progressista, mondana; l'altra è rivolta all'interno, è progressiva e mistica. Alcuni hanno ritenuto di poter appartenere, senza troppa schizofrenia, a entrambe le tendenze. Oggi questo non mi sembra più possibile nel Grande Oriente di Francia.

 

Quest'ultimo, infatti, appropriandosi del monopolio dell'interpretazione repubblicana, identificandosi soltanto con la Repubblica monista, dichiarandosi ultimo baluardo contro la barbarie pluralista, è divenuto un profano che non fa altro che mettere in parodia le divisioni della società francese. E come questa si irrigidisce nella sua incapacità di gestire il nuovo pluralismo culturale e religioso.

 

Troviamo quindi all'interno del  GODF dei fanatici della Repubblica, degli integralisti della laicità, degli “atei stupidi”, secondo la formula di Anderson, l'estensore della prima Carta massonica, sovranisti e federalisti di minoranza e perfino spiritualisti più discreti dei portavoce dei media.

 

In questo senso, il GODF è un buon barometro dello stato in cui si trova la società francese. Anch’esso è quindi al bivio di un cammino e deve prendere risoluzioni drastiche. Oppure divenire un club politico come gli altri con poche possibilità di competere con quelli già esistenti, a giudicare dalla notevole mediocrità delle sue produzioni pubbliche. Oppure, al contrario, proporre una riforma radicale che permetta alla Massoneria di rispondere a un certo numero di inquietudini dei nostri contemporanei sul piano della spiritualità attraverso la via iniziatica. L'importanza dei lavori di ricerca delle logge, soprattutto provinciali, che non viene mai alla luce, mi convince di questa possibilità. In quest'ottica è necessario rinunciare a un certo numero di pratiche che hanno portato le obbedienze massoniche a divenire macchine amministrative gestite da professionisti la cui maestria è inversamente proporzionale al loro ego. Il GODF ha pubblicamente mostrato i suoi dissensi con sei “Gran Maestri” in meno di dieci anni. Questo non è il massimo dell’ordine per una “società segreta”.

 

Ma come si possono gestire novecento logge? Non sono le convention annuali, gestite da professionisti, a prendere decisioni così difficili. Dobbiamo quindi ritirarci dal sistema.

Ritorniamo semplicemente alle Costituzioni di Anderson, alla libera loggia (il GODF è una federazione di logge e di riti, non una  un'istituzione magistrale centralizzata), riprendendo i nostri lavori condotti con discrezione, stando nella società civile e non nell'Audimat (auditel, n.d.t.), accettando la progressività del cammino e poi, armati delle verità interiori acquisite, offrirle al mondo, che del resto non chiede poi così tanto.

 

È senza dubbio giunto il momento di ripensare le strutture che producono solo entropia e gratificazione dell’ego per chi vuole essere califfo al posto del califfo. D’altra parte, sono i burocrati di apparato eletti secondo un complesso sistema multilivello quelli che parlano di più di “trasparenza democratica”. È giunto il momento perché, nel quadro europeo, non saremo più in grado di mantenere le nostre appartenenze nazionali. Dobbiamo quindi immaginare e costituire altri gruppi, partendo dal basso, per affinità, per localizzazione, per scelta ponderata.

Dobbiamo iniziare dissociando la gestione del Grande Oriente di Francia come associazione della legge del 1901 e di quella della progressione iniziatica. In questi tempi giubilari in cui si mette tutto sul tavolo, il GODF potrebbe distribuire ai poveri un patrimonio immobiliare eccessivo e permettere così ai fratelli di ritornare a una maggiore discrezione: non dobbiamo disperderci sulla pubblica via, né avere un negozio.

 

Ma è giunto il momento, soprattutto, di rileggere il nostro rituale sulla morte del Maestro Hiram. Il GODF ha raggiunto questo grado di putrefazione in cui “la carne lascia le ossa” e quindi affinché “l’acacia rifiorisca” e affinché l’Ordine massonico sopravviva, dobbiamo rinunciare alle strutture di obbedienze centralizzate. Dobbiamo rinunciare ad agire a tutti i costi, ammesso che si agisca. Dobbiamo rinunciare a dichiarazioni pubbliche, intempestive e prive di effetto reale. Dobbiamo rinunciare a seguire una demagogia profana e da auditel. Dobbiamo ritornare sul cammino della nostra stessa iniziazione, perché solo il progresso individuale di ciascuno di noi può contribuire al miglioramento della società che ci ospita.

 

In altre parole, dobbiamo mettere il carro dietro ai buoi e rimetterci al lavoro attraverso l’ascesi e l’ermeneutica. Viva! Viva! Sempre viva.

 

 

Torino Spiritualità dialoga sulla morte e sull’assenza.

“Agli assenti. Della morte ovvero della vita”, un’opportunità per scrittori, pensatrici, filosofi, artisti e per il pubblico del festival di provare a riflettere sul nostro rapporto con l’aldilà.

Torino, 27 settembre / 1 ottobre 2023.

Sono il mistero del dopo e la memoria degli assenti a rendere enigmatica la fine; nella sua certezza è però possibile trovare il senso della presenza, di quel cammino che è la vita.

In occasione della sua 19° edizione, Torino Spiritualità dedica cinque giorni «Agli assenti. Della morte ovvero della vita», un’opportunità per scrittori, pensatrici, filosofi, artisti e per il pubblico del festival di provare a riflettere sul nostro rapporto con la morte.

Il festival, ideato e organizzato dalla Fondazione Circolo dei lettori, in programma da mercoledì 27 settembre a domenica 1 ottobre tra il Circolo dei lettori, teatri, cinema e luoghi della cultura di Torino, sarà un’occasione d’incontro con la nostra finitezza, tanto necessaria quanto “scomoda” e arricchente.

Anteprima domenica 17 settembre al Teatro Carignano con l'attore Francesco Pannofino che leggerà “Le intermittenze della morte” del Nobel José Saramago.

CLIPSAS

Maçonnerie mexicaine, le Clipsas a fait le ménage.

Publié par Géplu

 

Dans Divers

On se souvient du feuilleton du vrai-faux Grand Orient du Mexique de Samuel Aguilar. Le Clipsas avait, lors de sa dernière Assemblée Générale à Lisbonne en mai 2022 pris la décision suivante :  « Au regard de la gravité des accusations portées à l’encontre du Grand Orient du Mexique, [de Samuel Aguilar] il appartenait à l’Exécutif du CLIPSAS de prendre des mesures urgentes pour protéger l’institution (…) une consultation des Obédiences membres du CLIPSAS a été réalisée. À une très large majorité (80% des suffrages exprimés), ces Obédiences se sont déclarées favorables à la suspension conservatoire. C’est pourquoi une décision de suspension conservatoire a été prise jusqu’à la prochaine Assemblée Générale (…). Une commission d’étude instruira à charge et à décharge et présentera ses conclusions à l’Assemblée Générale, lors de laquelle les parties en présence auront naturellement la faculté de prendre la parole et de présenter leurs observations. In fine, ce sera l’Assemblée Générale qui se prononcera. »

On vient d’apprendre que ce samedi 20 mai, lors de l’Assemblée Générale 2023 du Clipsas à Istanbul, après présentation des rapports demandés en 2022, le Grand Orient du Mexique de Samuel Aguilar a été définitivement radié du Clipsas, et que l’historique Grand Orient du Mexique de 1868 dont le Grand-Maître est maintenant Enrique Cetina, a été rétabli dans ses droits et reconnu membre du Clipsas.

Fin de la saga ? Espérons, mais connaissant l’inventivité des faussaires, la prudence s’impose…

Rappelons enfin que le Grand-Maître du Grand Orient de France Georges Sérignac avait proposé au Convent du GODF d’août 2022 de re-reconnaître le GODM d’Aguilar : « Nous avons reçu une décision de justice mexicaine portant sur la propriété industrielle, qui (…) accrédite bien que Sam AGU en soit propriétaire. Les autres allégations étaient portées sans aucune preuve ne soit apportée alors que le F Sam AGU a produit et transmis au G.O.D.F. et au Suprême Conseil des documents officiels démontrant l’inanité des faits profanes et maçonniques qui lui sont reprochés (Casier judiciaire vierge, jugement et attestations de propriété du titre G.O.D.M. et des locaux, etc….). Il semble que rien ne s’oppose à la reprise des relations. » Nous rappelions à l’époque que « Se suffire des seuls éléments produits par Aguilar sans aucune méfiance au vu de ce qui avait motivé la décision de retrait de juin 2020 ni regard pour les contestations du GODM de 1868 ou pour les publications accablantes des médias mexicains est surprenant et fait montre d’une légèreté ou d’une crédulité …difficiles à qualifier à ce niveau de responsabilités. Ces articles, ou la vidéo ci-dessous (voir particulièrement à partir de 4:20) dont on peut lire ici la transcription, tous émanant de sources mexicaines sérieuses et non contestées disent que Samuel Aguilar est impliqué dans de graves malversations immobilières et financières et a un casier judiciaire (les textes sont en mexicain (espagnol), mais tous les navigateurs offrent aujourd’hui des fonctions de traduction automatique). » Le Convent nous avait entendu puisqu’il avait voté contre la reprise des relations entre le GODF et ce faux GODM.

 

Dimanche, 21 mai 2023  

 

CLIPSAS

 

 

Francmasoneria mexicana, el Clipsas ha limpiado.

Publicado por Géplu ( HIRAM.BE)  en Varios

Uno recuerda el culebrón del verdadero-falso Gran Oriente de México de Samuel Aguilar. En su última Asamblea General, celebrada en Lisboa en mayo de 2022, el Clipsas tomó la siguiente decisión: "Ante la gravedad de las acusaciones formuladas contra el Gran Oriente de México [Samuel Aguilar], correspondía al Ejecutivo del CLIPSAS tomar medidas urgentes para proteger a la institución (...) se llevó a cabo una consulta a las Obediencias miembros del CLIPSAS. Por amplia mayoría (80% de los votos emitidos), estas Obediencias se pronunciaron a favor de la suspensión provisional. Por ello, se ha tomado una decisión de suspensión cautelar hasta la próxima Asamblea General (...). Una comisión de estudio investigará el caso y presentará sus conclusiones a la Asamblea General, durante la cual las partes implicadas tendrán naturalmente la oportunidad de intervenir y presentar sus observaciones. Al final, será la Asamblea General la que decida."

 

Acabamos de saber que el sábado 20 de mayo, durante la Asamblea General 2023 de Clipsas en Estambul, tras la presentación de los informes solicitados en 2022, el Gran Oriente de México de Samuel Aguilar fue expulsado definitivamente de Clipsas, y que el histórico Gran Oriente de México de 1868, cuyo Gran Maestre es ahora Enrique Cetina, fue restituido en sus derechos y reconocido como miembro de Clipsas.

 

¿El final de la saga? Esperemos que sí, pero conociendo la inventiva de los falsificadores, se impone la prudencia...

 

Por último, recordemos que el Gran Maestre del Gran Oriente de Francia, Georges Sérignac, había propuesto al Convento del GODF de agosto de 2022 volver a reconocer el GODM de Aguilar: "Hemos recibido una decisión judicial mexicana sobre propiedad industrial, que (...) acredita que Sam AGU es el propietario. Las demás acusaciones se hicieron sin aportar prueba alguna, mientras que el F Sam AGU presentó y transmitió al G.O.D.F. y al Consejo Supremo documentos oficiales que demuestran la inanidad de los hechos profanos y masónicos de los que se le acusa (Antecedentes penales limpios, sentencia y certificados de propiedad del título y local del G.O.D.M., etc....). Parece que nada impide la reanudación de las relaciones. Recordamos en su momento que "Basarse únicamente en los elementos aportados por Aguilar sin desconfiar de lo que había motivado la decisión de retirada de junio de 2020 ni tener en cuenta las impugnaciones del GODM de 1868 ni las publicaciones condenatorias de los medios de comunicación mexicanos es sorprendente y muestra una ligereza o credulidad ...difícil de calificar a este nivel de responsabilidad". Estos artículos, o el video a continuación (ver especialmente a partir de 4:20) cuya transcripción puede leerse aquí, todos emanados de fuentes mexicanas serias e indiscutibles dicen que Samuel Aguilar está involucrado en graves desvíos in graves malversaciones inmobiliarias y financieras y tiene antecedentes penales (Los textos están en mexicano (español), pero hoy en día todos los navegadores ofrecen funciones de traducción automática). El Convento nos había escuchado ya que había votado en contra de la reanudación de las relaciones entre el GODF y este falso GODM.

 

Domingo 21 de mayo de 2023

 

 

 

 

 

 

5a Biennale Culturale Massonica di Bordeaux, 14 e 15 ottobre 2023

Tema: Etica, una sfida per il domani

Il 14 e 15 ottobre 2023, presso il Campus Atlantica di Artigues-près-Bordeaux (dipartimento della Gironda, Nuova Aquitania) dieci obbedienze massoniche adogmatiche e liberali si riuniscono per la 5a Biennale culturale massonica di Bordeaux. Per la sua quinta edizione, la Biennale approfondirà il tema dell'etica di fronte alle grandi sfide del XXI secolo. Per due giorni affronteremo temi nel campo dell'ambiente, della salute e della bioetica, dell'intelligenza artificiale (AI), della politica, della comunicazione, del mondo del lavoro oltre che dell'etica massonica.

Programma: Tavole rotonde e speed dating massonici permetteranno a tutti di discutere in piccoli gruppi o faccia a faccia sui temi della Massoneria nel mondo di oggi. 7 convegni e 4 tavole rotonde. Lo stand della Libreria Mollat presenterà le ultime uscite editoriali.

Accesso libero e gratuito, aperto a tutti, massoni e non.

Sabato 14 ottobre 2023 - Inaugurazione della Biennale ore 9:00

9:15 Conferenza - Etica, scienza e intelligenza artificiale - Intelligenza artificiale, una nuova rivoluzione? di Jean-Philippe DOMENGER, professore all'Università di Bordeaux - Modera Célestin SEDOGBO

10:15 Tavola rotonda - Come aderire alla Massoneria? - Moderano Hervé LAURENT e Bruno DONNEGER

11:15 Conferenza - Etica e ambiente - Riconoscere i diritti della natura, una nuova etica di fronte al vivente di Marine CALMET, avvocato, presidente dell'associazione Wild Legal - Modera Albert KLEIN

14:00 Conferenza - Etica, comunicazione e media - Etica e media: è un'utopia? di Frédéric PLOQUIN, giornalista, reporter - Modera Aurélien RESSE

15:30 Tavola rotonda - I valori massonici nel mondo del lavoro - Moderano Roland TEVELS e Aurélien RESSE

16:30 Conferenza - Etica e massoneria - Quale etica per i massoni oggi? di Jean-Michel DARDOUR, Presidente del Campus Massonico, già 1° Vice Gran Maestro della Gran Loggia di Francia - Modera Jean PETAUX

Domenica 15 ottobre 2023

9:00 Conferenza - Salute e bioetica - Biomedicina e tecnoscienze, nella vita, nella morte di Christiane VIENNE, Gran Maestro della Grande Loge Mixte de France, ex Ministro della Salute nel governo vallone, ex Senatore e Membro del Parlamento Federale del Belgio - Modera Patricia LAQUEL

10:15 Tavola rotonda - Social network: spazio di libertà, manipolazione, oppressione? - Guidata da Marianne BLANCHERIE e dalla Commissione Digitale Nazionale del GODF

11:00 Conferenza - Etica e mondo del lavoro - Valore lavoro o valore del lavoro. Quale emancipazione? di Timothée DUVERGER, direttore della cattedra TerrESS di Sciences Po, autore - Modera Jean DUMONTEIL

14:00 Conferenza - Etica, politica e società - Etica e politica, la stella inaccessibile? di Jean PETAUX, politologo - Modera Brigitte NABET-GIRARD

15:30 Tavola rotonda - Massoneria, istruzioni per l'uso - Guidata da Xavier CHABOIS-CHOUVEL, già 2° Vice Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, e Catherine GUILLOU

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BCMB 2023: Denominazioni partecipanti - Elenco delle denominazioni massoniche rappresentate nel comitato di programma della Biennale

Grande Oriente di Francia (GODF) www.godf.org

Gran Loggia di Francia (GLDF) www.gldf.org/

Droit Humain (DH) www.droithomme-france.org

Gran Loggia femminile di Francia (GLFF) www.glff.org

Gran Loggia Tradizionale e Simbolica Opéra (GLTSO) www.gltso.org

Gran Loggia Mista Universale (GLMU) www.glmu.fr

Ordine Iniziatico e Tradizionale dell'Arte Reale (OITAR) www.oitar.info/

Gran Loggia Mista di Francia (GLMF) www.glmf.fr

Gran Loggia dell'Alleanza Massonica Francese (GL-AMF) www.alleanza.fm

Federazione Logge Nazionale Francese (FLNF) www.flnf.org

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Per i 75 anni di Israele un incontro il 19 maggio a Perugia.

Il 14 maggio 1948 nasceva lo Stato di Israele.

Dopo decenni di auspici del movimento sionista, promesse britanniche e una risoluzione delle Nazioni Unite, il popolo ebraico, tragicamente provato dalla Shoah, riusciva finalmente a costruire la sua Casa indipendente e sovrana. Una svolta nella storia, non solo del Medio Oriente.

In occasione del 75esimo anniversario della fondazione, l’Associazione Italia - Israele di Perugia ha organizzato una giornata di festa e di riflessione, con il patrocinio del Comune di Perugia e dell’Osservatorio Enzo Sereni.

L’incontro, ad ingresso libero, si svolgerà venerdì 19 maggio nella Sala della Vaccara di piazza IV Novembre.

Alle ore 17, dopo i saluti dell’Assessore alla Cultura Leonardo Varasano e della presidente dell’Associazione Maria Luciana Buseghin, le ideatrici Nicoletta Maria Casini e Stella Lupo dell’Associazione Italia - Israele illustreranno il progetto “Un collage di auguri per i 75 anni di Israele”; interverrà inoltre Anna Maria Russo, presidente dell’Istituto Italiano Design di Perugia, i cui allievi, coordinati dai docenti Eleonora Granieri, Guendalina Passeri e Marcello Cannarsa, hanno realizzato una pittura su tela suddivisa in 75 riquadri dipinti con immagini inerenti al tema proposto e che sarà esposta nella Sala della Vaccara

Alle ore 18, il notaio Emanuele Calò, direttore dell’Osservatorio Enzo Sereni, parlerà con Gianni Scipione Rossi del suo saggio “La questione ebraica nella società postmoderna. Un itinerario tra storia e microstoria” (Edizioni Scientifiche Italiane, 2023).