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GERMANIA, STUDENTE CHE ACCOLTELLÒ INSEGNANTE LEGATO A JIHAD
Confermate le anticipazioni del quotidiano Bild.
(ANSA) - BERLINO, 12 SET - Ne aveva scritto ieri il quotidiano tedesco Bild, oggi arriva la conferma ufficiale dalla Procura federale tedesca: le indagini sullo studente di 17 anni che ha accoltellato la sua insegnante e un'altra persona a Essen si concentrano sulla pista islamista e sul terrorismo. Ecco perché la vicenda è stata assunta proprio dal procuratore generale federale, che interviene quando è violata la sicurezza della Repubblica federale.
Emergono anche altri particolari inquietanti: il giovane quel giorno "alla ricerca di altre vittime, si recò due volte in rapida successione alla vecchia sinagoga di Essen, senza però trovare persone che riteneva adatte", si legge nel comunicato della Procura federale.
Inoltre, secondo gli inquirenti, il giovane aveva aderito a un'ideologia islamista-jihadista: "su questa base, a partire dal 3 settembre 2025 ha elaborato un piano per partecipare personalmente alla jihad contro i presunti infedeli e poi morire da martire".
USA: SHAPIRO, CONDANNA VIOLENZA POLITICA TROPPO "SELETTIVA"
(AGI/EFE) - Roma, 17 set. - Il governatore democratico della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha criticato quella che ha definito una "condanna selettiva" della violenza politica negli Stati Uniti, indicando sia "gli angoli più oscuri di internet" sia le opinioni espresse dallo Studio Ovale dopo l'omicidio del commentatore ultraconservatore Charlie Kirk.
"Dobbiamo rifiutare la retorica della vendetta e concentrarci invece sugli sforzi di 'guarigione'", ha sottolineato Shapiro intervenendo al Global Summit to End Hate a Pittsburgh, un evento creato sulla scia del massacro del 2018 alla sinagoga Tree of Life, costato la vita a 11 fedeli.
Il governatore ha ricordato che anche lui e la sua famiglia sono stati vittime di un attentato incendiario a sfondo politico alla residenza dello Stato di Harrisburg ad aprile e ha avvertito che coloro che ascoltano condanne parziali potrebbero interpretarle "come un permesso a commettere ulteriore violenza, purché si adatti alla loro narrativa".
USA: RABBINO CAPO ISRAELE, KIRK UN 'GIUSTO TRA LE NAZIONI'
(AGI) - Roma, 16 set. - Il rabbino capo sefardita David Yosef ha inviato una lettera di condoglianze alla famiglia di Charlie Kirk, in cui definisce l'attivista della destra statunitense assassinato la scorsa settimana un 'giusto tra le Nazioni'. "Con profondo dolore e grande sofferenza ho ricevuto la devastante notizia dell'omicidio di Charlie, una voce chiara e incrollabile della verità", scrive Yosef in una mossa che la stampa israeliana definisce 'inusuale'. La lettera segna un insolito cambiamento per il leader rabbino: tradizionalmente, i rabbini capo raramente commentano eventi che non siano direttamente legati a Israele o al mondo ebraico, sottolinea il Times of Israel.
"Posso dire con tutto il cuore: Charlie Kirk è un 'uomo giusto tra le nazioni' del mondo", aggiunge, usando una frase storicamente riservata ai non ebrei che salvarono vite ebraiche durante l'Olocausto. "Le sue grandi imprese e il suo nobile carattere lo hanno reso una figura davvero straordinaria", scrive Yosef. "Con il suo stile modesto ma fermo, ha sempre scelto di difendere la verità, la giustizia e il popolo d'Israele". Rivolgendosi alla moglie di Kirk, Erika, il rabbino capo ha espresso il rammarico di non aver potuto incontrare Kirk personalmente. "Da qui, da Gerusalemme, vi inviamo le nostre condoglianze e cerchiamo di sostenervi in questi momenti dolorosi", scrive Yosef. "Non siete soli nel vostro lutto: molti ebrei sono in lutto con voi e ricordano Charlie come un uomo che ha dedicato tutto il suo cuore e la sua anima a rendere il mondo un posto migliore e più giusto".
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#rassegnastampa - #conflitto #Gaza
COME LA CINA SFRUTTA ISRAELE PER COLPIRE GLI STATI UNITI/ADNKRONOS
Pechino usa la guerra a Gaza per logorare l'immagine di Washington in Medio Oriente e nel Sud globale. Studio Inss.
Roma, 22 set. (Adnkronos) - Per lungo tempo la Cina è stata considerata un Paese privo di antisemitismo strutturale. Anzi, la sua immagine ''filosemita'' era alimentata da una visione positiva degli ebrei come popolo ingegnoso e capace di successo economico, senza episodi storici di persecuzione paragonabili a quelli europei. Negli ultimi due anni questo scenario si è progressivamente ribaltato. Dopo il massacro del 7 ottobre e la guerra di Gaza, Pechino è accusata di aver tollerato - se non promosso - l'aumento della retorica antisemita, amplificata dai media statali e dalle piattaforme digitali domestiche.
Un recente rapporto dell'Inss (Institute for National Security Studies) di Tel Aviv analizza in dettaglio questa trasformazione. Il documento mostra come la Repubblica Popolare abbia messo in campo una campagna di influenza multilivello, con l'obiettivo non tanto di colpire Israele in quanto tale, quanto di indebolire la posizione degli Stati Uniti nel Medio Oriente e nel Sud globale. Le condanne a senso unico contro Tel Aviv, l'amplificazione della propaganda di Hamas e Iran, i paralleli tra Gaza e lo Xinjiang o tra Israele e i criminali giapponesi della Seconda guerra mondiale non sono episodi isolati, ma parte di una strategia comunicativa che lega la guerra d'informazione al confronto tra superpotenze.
Secondo il report, questa campagna si articola su quattro assi principali: la stampa statale, che propone Israele come "proxy americano" e mette in cattiva luce il sostegno Usa al governo di Netanyahu; operazioni online "coperte", con reti riconducibili a Pechino impegnate a diffondere contenuti anti-israeliani e complottismi antisemiti; la censura selettiva sulle piattaforme domestiche, che permette la circolazione di narrazioni ostili mentre ostacola voci pro-Israele; il ruolo di organizzazioni esterne, finanziate o ideologicamente vicine al Partito comunista, capaci di amplificare questi messaggi in Occidente.
L'obiettivo, scrive l'Inss, è "colpire gli Stati Uniti attraverso Israele", sfruttando la crisi per erodere la credibilità americana e guadagnare punti nel mondo arabo-musulmano e nel Sud globale.
L'ALLOSEMITISMO COME CHIAVE DI LETTURA
Questa dinamica si lega anche a un'evoluzione ideologica interna. In un'intervista a Emanuele Rossi per Formiche, l'analista israeliano Tuvia Gering aveva sottolineato come il cambiamento cinese sia ''non soltanto una trasformazione ideologica né semplicemente un aggiustamento tattico, ma piuttosto un intreccio di entrambi gli elementi''. La categoria dell'''allosemitismo'', che descrive una visione ambivalente degli ebrei come insieme ammirati e temuti, aiuta a spiegare la rapidità del passaggio da un filosemitismo superficiale a una ostilità alimentata dal nazionalismo han e dalla propaganda patriottica lanciata da Xi Jinping.
Gering ricorda inoltre che l'antisemitismo in Cina ''non nasce da radici religiose profonde, ma da una proiezione ideologica e politica.
Israele viene usato come strumento di confronto con gli Stati Uniti: più viene demonizzato, più si logora l'immagine americana''.
Il 7 ottobre, uno spartiacque.
La guerra di Gaza ha accelerato il processo. Dal giorno successivo agli attacchi di Hamas, la Cina ha condannato Israele senza nominare Hamas, allineandosi alla retorica di Russia e Iran. Sui social cinesi si è registrata un'ondata di contenuti ostili, compresi paragoni tra Israele e il nazismo o teorie del complotto sul ''controllo ebraico'' dei media e della finanza. La loro persistenza, in un ecosistema rigidamente controllato dal Partito comunista, ha suscitato sospetti sulla reale volontà delle autorità di intervenire.
Eppure, la Cina non sembra intenzionata ad assumere un ruolo attivo di mediatore. Il tentativo di presentarsi come ''costruttore di pace'', già visibile nell'accordo tra Iran e Arabia Saudita del 2023, si è arenato di fronte alla complessità della crisi israelo-palestinese.
Come rileva l'Inss, Pechino preferisce trarre vantaggio politico dalle difficoltà americane piuttosto che investire capitale diplomatico per la risoluzione del conflitto.
I LIMITI DELLA PROIEZIONE CINESE
Questa strategia presenta però limiti evidenti. Nel Medio Oriente, la sicurezza regionale continua a dipendere dagli Stati Uniti, sia nel contenimento dell'Iran sia nella cooperazione antiterrorismo. La Cina resta lontana dal farsi garante dell'ordine regionale e si accontenta di capitalizzare sulla crisi reputazionale americana.
Per Israele, il contraccolpo è stato forte: dopo l'impressione di un ''tradimento'' da parte di Pechino, solo negli ultimi mesi sono arrivati segnali di disgelo, come l'incontro tra i ministri degli Esteri Wang Yi e Gideon Sa'ar. Ma la fiducia resta incrinata.
Le implicazioni per l'Europa.
Per l'Europa e l'Italia, il tema non è marginale. Le campagne di influenza straniere che usano l'antisemitismo come strumento possono riverberarsi nelle opinioni pubbliche, alimentando polarizzazione, odio online e minacce alla sicurezza delle comunità ebraiche. Inoltre, sul piano strategico, l'Ue deve fare i conti con l'uso dell'antisemitismo come arma narrativa nel proprio quadro di valutazione dei rischi nei rapporti con Pechino: l'odio antiebraico è, oggi più che mai, uno strumento geopolitico.
SONDAGGIO COALIZIONE NETANYAHU SENZA MAGGIORANZA IN CASO DI VOTO
TEL AVIV (ISRAELE)(ITALPRESS) - Un nuovo sondaggio del quotidiano
israeliano Maariv ha rivelato che, se le elezioni si tenessero oggi, la coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu otterrebbe solo 49 seggi alla Knesset, il parlamento israeliano, mentre il centro-sinistra ne avrebbe 61, appena la maggioranza di misura. Nel sondaggio, agli intervistati è stato chiesto come avrebbero votato se due nuovi partiti si fossero presentati alla competizione - "Bennett 2026" guidato dall'ex premier Naftali Bennett e Yashar! guidato da Gadi Eisenkot, ex capo di Stato maggiore della Difesa. I risultati hanno assegnato al partito Likud di Netanyahu 25 seggi alla Knesset, cinque in più rispetto al secondo partito più grande, quello di Bennett, che dovrebbe aggiudicarsi 20 seggi. Il partito di sinistra i "Democratici" di Yair Golan otterrebbero 11 seggi, mentre il partito di destra di Avigdor Liberman, Yisrael Beytenu, ne otterrebbe 10. L'alleanza Bennett-Liberman si assicurerebbe 30 seggi, mentre Yashar! 9 seggi. I partiti religiosi Shas e Ebraismo Unito della Torah, insieme al partito del leader dell'estrema destra Itamar Ben Gvir, Otzma Yehudit, otterrebbero 8 seggi ciascuno.
Il partito dell'attuale capo dell'opposizione Yair Lapid, Yesh Atid, otterrebbe sette seggi, mentre i partiti arabi Hadash-Ta'al e Ra'am (Lista Araba Unita) ne otterrebbero cinque ciascuno. Blu e Bianco di Benny Gantz otterrebbe quattro seggi, diventando il partito più piccolo della Knesset. I partiti Balad e Sionismo Religioso di Bezalel Smotrich non supererebbero la soglia di sbarramento. Divisi in blocchi, i partiti della coalizione attuale otterrebbero 49 seggi, mentre il centro-sinistra ne otterrebbe 61. I restanti 10 seggi andrebbero ai partiti arabi, che tradizionalmente non aderiscono a nessuna delle due coalizioni.
ISRAELE: LEADER ULTRAORTODOSSI, PREMIER LIBERI RENITENTI FERMATI
(AGI) - Roma, 15 set. - Il presidente del partito ultraortodosso United Torah Judaism, Yitzhak Goldknopf, si è rivolto pubblicamente al premier israeliano Benjamin Netanyahu chiedendogli di intervenire per il rilascio dei 33 renitenti alla leva che sono stati arrestati negli ultimi giorni mentre cercavano di imbarcarsi dall'aeroporto di Tel Aviv per partecipare al pellegrinaggio annuale a Uman, in Ucraina, sulla tomba del rabbino Nachman di Bratslav.
"Mi vergogno e mi imbarazza anche solo dover fare una richiesta del genere. Sono profondamente addolorato per ciò che è accaduto ai nostri giorni, e che nello Stato ebraico gli studenti della Torah vengano arrestati e che le loro famiglie vengano vessate", ha scritto in una lettera pubblica. "Vi prego di agire in ogni modo possibile per il loro rilascio immediato e, come minimo, di permettere loro di celebrare la festa di Rosh Hashanah con le loro famiglie e di pregare nella sinagoga dove pregano ogni anno", ha aggiunto il leader haredi.
Il tema del pellegrinaggio a Uman è diventato di recente spinoso di fronte alle pressioni dei politici ultraortodossi su Netanyahu e i vertici militari affinché consentano agli studenti delle yeshivot renitenti alla leva di parteciparvi durante Rosh Hashanah, il capodanno ebraico che quest'anno cade il 23 e 24 settembre.
Oltre alle polemiche sugli alti costi del pellegrinaggio per le casse dello Stato israeliano dopo i tentativi di trovare un accordo con la Moldavia per accogliere i partecipanti, critiche hanno suscitato i tentativi dei leader haredi di ottenere la creazione di un 'quadro normativo' ad hoc per i giovani renitenti alla leva, in modo da evitare che vengano arrestati all'aeroporto.
Finora, questi tentativi sono falliti - l'ufficio del procuratore generale Gali Baharav-Miara di recente si è schierato contro, sottolineando al governo che un simile escamotage non è autorizzabile - e decine di giovani sono stati fermati allo scalo internazionale. La questione si interseca con l'assenza di una legge sulla coscrizione, spina nel fianco della coalizione di governo e motivo di forte scontro con gli alleati haredi.
ISRAELE: 4 EX CAPI SHIN BET CONTRO NOMINA MESSIANICO ZINI
(AGI) - Roma, 17 set. - Quattro ex direttori dello Shin Bet hanno presentato le loro obiezioni alla nomina di David Zini a capo dello Shin Bet. Lo riferisce la stampa israeliana, sottolineando che Ami Ayalon, Carmi Gillon, Nadav Argaman e Yoram Cohen hanno tutti affermato che l'uomo scelto dal premier Benjamin Netanyahu dopo la cacciata di Ronen Bar non è un candidato idoneo.
Il capo di governo la settimana scorsa ha chiesto alla commissione di anticipare entro il 21 settembre la nomina di Zini - noto per le sue posizioni messianiche e la sua affiliazione con il rabbino Zvi Yisrael Thau, la figura più estremista nell'attuale schieramento del sionismo religioso e leader spirituale del partito omofobo Noam - definendolo "il candidato più adatto" per il suo "pensiero critico".
Se a 25 anni aveva una totale avversione per l'idea di dittatura ed era consapevole dei danni - psicologici e morali - che procurava ai soldati il servizio militare nei Territori occupati palestinesi, a 51 è stato scelto dal premier, dopo un colloquio di una manciata di minuti in auto, per guidare lo Shin Bet, una delle colonne portanti della sicurezza dello Stato di Israele. Neanche due mesi dopo è stato congedato dall'Idf per aver mentito e taciuto al capo di Stato maggiore Eyal Zamir sulla nomina, bypassandolo.
A Zini, Haaretz ha dedicato una lunga analisi, ripercorrendo - tramite decine di interviste - le tappe salienti della sua vita.
La conclusione di diversi alti funzionari dell'esercito è che si tratti di "un pensatore dogmatico, incline a vedere le cose in bianco e nero e convinto che ogni problema possa essere risolto con la forza".
Il punto di svolta per Zini, dopo un iniziale periodo giovanile difficile, è stato approdare alla Yeshiva Shavei Hebron, un'istituzione che coniuga studio della Torah e preparazione per la vita militare, legata all'approccio ideologico del rabbino Zvi Yisrael Thau. Quest'ultimo è considerato la figura più estremista nell'attuale schieramento del sionismo religioso ed è leader spirituale del partito omofobo Noam, al quale il padre di Zini ha aderito nel 2021.
Zini ha scalato i gradini di una carriera tutta in ascesa che l'ha portato prima all'unità d'élite Sayeret Matkal, poi alla Brigata di fanteria Golani, fino al comando dell'unità d'élite Egoz, prima di essere nominato colonnello e comandante della Brigata di Riserva Alexandroni, sotto gli auspici dell'allora capo di Stato maggiore Gadi Eisenkot. Dopo essersi distinto durante l'Operazione Margine Protettivo a Gaza nel 2014 Zini ha ottenuto altri incarichi ma di fatto è stato allontanato dal nucleo operativo.
La promozione a maggior generale è avvenuta nel 2023 con Herzl Halevi capo di Stato maggiore dell'Idf, che ha successivamente smentito sia arrivata per le insistenti pressione della lobby dei coloni. A Zini è stata affidata la creazione di una nuova brigata di giovani ultraortodossi, la Brigata Hashmonaim.
Un'impresa ambiziosa, lanciata durante la guerra, ma che si è risolta in un fallimento, con sole 60 reclute, ben al di sotto degli obiettivi prefissati. Neanche il suo 'attivismo' e i suoi buoni contatti nel mondo haredi gli hanno permesso di rompere il 'tabu'' dell'arruolamento, tanto che nel gennaio 2025 ha subìto un'aggressione mentre si trovava a Bnei Brak a perorare la sua causa con un rabbino.
Tra le figure più importanti nella sua cerchia di riferimento - oltre al rabbino Thau e agli studi presso la yeshiva Har Hamor a Gerusalemme a lui collegata – c’è il suocero, il rabbino Eliezer Kashtiel, capo di una yeshiva di Tel Aviv e figura di spicco dell'accademia premilitare di Bnei David nell'insediamento di Eli in Cisgiordania. Kashtiel, convinto "razzista", è un attivo predicatore della necessità di procedere verso la "fase successiva", di "espellere tutti i palestinesi" e di espandere la 'Terra di Israele' "almeno fino a Beirut", ma anche alla "Turchia".
Oltre alla galassia ultraortodossa, Haaretz ricorda anche i legami con il mondo di Netanyahu della sua famiglia, a cominciare dal fratello Shmuel, assistente di Simon Falic, miliardario di Miami proprietario della catena di negozi aeroportuali Duty Free Americas, molto vicino al premier e al figlio Yair, 'esule' proprio in Florida. Così come un altro fratello, Bezalel, impegnato in passato in politica per conto del Likud e di altri partiti di destra, tra cui Noam; sceso in piazza con una sua organizzazione per sostenere la riforma della giustizia e oggi attivamente impegnato a Gaza, nella Forza Uriah del Genio, nella demolizione di edifici.
Zini gode di miti fondativi legati alla sua carriera - come la severità e uno stile di comando molto duro e determinato, associato al contempo a profondi valori religiosi - e di quelli che si sono aggiunti dopo il 7 ottobre, rivelatisi quantomeno inesatti, se non falsi, riferisce Haaretz.
Se dovesse passare il vaglio del comitato e avere il via libera del governo, si troverà a ricoprire un ruolo cruciale quanto sensibile. Il rapporto di fiducia richiesto da Netanyahu, sul quale è 'caduto' il suo predecessore Bar - che al contrario ha denunciato la pretesa da parte del premier di una lealtà alla persona e comportamenti inappropriati se non illegittimi - potrebbero mettere a dura prova lui, o la responsabilità che gli grava addosso.
Una riprova dei tempi difficili è l'attacco israeliano alla dirigenza di Hamas a Doha la settimana scorsa: il raid è stato rivendicato pubblicamente da Netanyahu che ha dato il merito all'Idf e allo Shin Bet, non al Mossad, deputato a gestire l'intelligence e le operazioni all'estero. Secondo il Washington Post, il capo dell'agenzia David Barnea si è rifiutato di partecipare, temendo di mettere a rischio i colloqui per la liberazione degli ostaggi e danneggiare i legami con il Qatar, importante mediatore regionale.
Insieme al capo degli 007, si sarebbero opposti il capo di Stato maggiore Zamir e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Tzachi Hanegbi. Favorevoli, oltre a Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz, il ministro per gli Affari Strategici, Ron Dermer, e il capo ad interim dello Shin Bet.
E all'orizzonte, come ha ammesso lo stesso premier lunedì, c'è l'isolamento internazionale e ricadute sull'economia. Un destino, secondo Netanyahu, che può essere sventato con la trasformazione di Israele in una 'super-Sparta'. L'idea tuttavia non ha trovato grande riscontro nel Paese.
ERDOGAN, 'HAMAS NON È GRUPPO TERRORISTICO, A GAZA
GENOCIDIO DI NETANYAHU'
Ankara, 23 set. (Adnkronos) - La Turchia non considera Hamas come una "organizzazione terroristica", ma come un "gruppo di resistenza". Lo ha ribadito il leader turco Recep Tayyip Erdogan che ha accusato Israele di "genocidio" nella Striscia di Gaza in un'intervista a Fox News mentre proseguono i lavori dell'Assemblea generale dell'Onu e in vista dell'atteso incontro di giovedì alla Casa Bianca tra Erdogan e Donald Trump.
"Non penso si possa spiegare diversamente - ha detto Erdogan – È assolutamente un genocidio. E questo genocidio è provocato da Netanyahu. Netanyahu, senza pietà, purtroppo ha ucciso decine di migliaia di persone con questo genocidio".
"Non considero Hamas come un'organizzazione. Al contrario, penso sia un gruppo di resistenza - ha incalzato il leader turco - Usano quello che hanno per cercare di difendersi".
BERNIE SANDERS, 'A GAZA È GENOCIDIO'
Washington, 18 set. (Adnkronos) - "È genocidio". Il senatore statunitense Bernie Sanders denuncia l'intervento di Israele nella Striscia di Gaza e per la prima volta, evidenziano i media americani, usa il termine "genocidio" ed è il primo senatore a farlo. "Riconosco che molte persone potrebbero non essere d'accordo con questa conclusione", afferma in un intervento pubblicato sul suo sito web dal titolo "È genocidio" dopo le conclusioni di un'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite.
"La verità è che la strada è chiara, sia che si parli di genocidio, pulizia etnica, atrocità di massa o crimini di guerra - scrive dopo l'avvio dell'offensiva di terra delle forze israeliane a Gaza City - Noi, americani, dobbiamo porre fine alla nostra complicità nel massacro del popolo palestinese".
Sanders, nato da una famiglia ebrea, critica il "pieno sostegno" dell'Amministrazione Trump a quella che considera una "politica di pulizia etnica" del governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu "a Gaza e in Cisgiordania". "Dopo aver reso la vita invivibile con bombardamenti e fame, spingono per la migrazione 'volontaria' dei palestinesi verso Paesi vicini per spianare la strada alla visione perversa del presidente Trump di una 'Riviera del Medio Oriente' - incalza il senatore eletto per il Vermont - Negli ultimi due anni (dall'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele), Israele non si è limitato a difendersi da Hamas". Ma, afferma, "ha scatenato una guerra totale contro l'intero popolo palestinese".
MADRID, 'NETANYAHU HA POCA LEGITTIMITÀ PER DARE LEZIONI'
La ministra della Difesa in un'intervista a emittente Antena 3.
(ANSA) - MADRID, 12 SET - "Quello che voleva dire il presidente Sanchez è molto chiaro e non dobbiamo travisarlo" e il contributo della Spagna a possibili soluzioni al conflitto in Palestina non passa "dal punto di vista bellico". Lo ha detto la ministra spagnola della Difesa, Margarita Robles, in relazione ai commenti postati ieri su X dall'ufficio di presidenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha accusato il governo di Pedro Sanchez di lanciare "una minaccia genocida flagrante contro l'unico Stato ebreo del mondo". Accusa che Madrid ha respinto come "false e calunniose".
In un'intervista a 'Espejo Publico' dell'emittente Antena 3, Robles ha segnalato che Israele ha violato il diritto internazionale. "Non è precisamente Netanyahu la persona legittimata per dare lezioni a nessuno, quando sta commettendo le atrocità che sta commettendo a Gaza", ha sostenuto la ministra di Difesa.
In riferimento all'assassinio dell'influencer e attivista statunitense Charlie Kirk, a fronte delle accuse di Donald Trump alla sinistra di generare un clima di odio, la titolare della Difesa ha affermato che "nessun tipo di violenza è accettabile", definendo "gravissimi tutti i fenomeni che portano alla polarizzazione".
"Questi discorsi che favoriscono la polarizzazione, divisione, odio e mancanza di rispetto a ciò che pensano le persone, quando allo stesso tempo tu non ti stai impegnando al massimo, quando stai consentendo in qualche modo ciò che stanno facendo Putin o Netanyahu, legittima molto poco a dare lezioni".
SPAGNA APRE INCHIESTA SU PRESUNTI CRIMINI DI GUERRA A GAZA
PG autorizza indagine nell'ambito della giurisdizione universale.
(ANSA) - MADRID, 18 SET - Il procuratore generale dello Stato spagnolo, Alvaro Garcia Ortiz, ha autorizzato l'apertura di un'indagine preliminare sulle presunte "gravi violazioni del Diritto internazionale dei Diritti Umani e del Diritto Internazionale Umanitario" commessi dall'esercito israeliano sulla Striscia di Gaza. La decisione del PG è stata sollecitata dal capo della Procura per i Diritti umani e la Memoria Democratica, Dolores Delgado, che ha confermato l'apertura dell'indagine, in base al principio di giurisdizione universale, in dichiarazioni alla radio Cadena Ser.
La decisione si basa su un rapporto della polizia nazionale inviato a giugno alla Procura, che contiene "abbondante materiale probatorio" e testimonianze protette, relativi a "gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario", ha spiegato la procuratrice Delgado. Ha chiarito che si tratta di un'inchiesta simile a quella intrapresa dalla giustizia spagnola per indagare i crimini di guerra della Russia in Ucraina.
Il principio di giurisdizione universale permette ai tribunali spagnoli di perseguire crimini di estrema gravità, come il genocidio e i crimini contro l'umanità. Anche se, dopo la riforma introdotta nel 2014 dall'allora governo di Mariano Rajoy, limitatamente ai casi in cui siano coinvolti cittadini spagnoli e se la giurisdizione del Paese in cui si sono commessi i crimini, in questo caso Israele, non abbiano aperto inchieste.
La procura spagnola ha già comunicato l'apertura delle indagini alla Corte Internazionale di Giustizia e alla procura della Corte Penale Internazionale (Cpi) che hanno in corso rispettive istruttorie. Sebbene la Spagna abbia aderito alla causa intentata dal Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia e collabori con la Cpi, Israele non riconosce la giurisdizione di quest'ultima.
La procuratrice Dolores Delgado ha ricordato che la Cpi "non ha polizia propria", per cui "ha bisogno degli Stati per poter far eseguire le sue decisioni". "La Corte internazionale di Giustizia sta chiedendo agli Stari di preservare il materiale probatorio che stiamo ottenendo e contribuire così a possibili processi che potranno essere fatti", ha specificato Delgado.
"Non abbiamo mai avuto tanta informazione in tempo reale della possibile commissione di violazioni di diritti umani in tempo reale. Bisogna preservare queste prove. Immaginate se nel caso dell'Olocausto avessimo avuto questo materiale in tempo reale", ha concluso la procuratrice.
EX PRESIDENTE KNESSET: POSTO DI NETANYAHU È A TRIBUNALE DELL'AIA
ˇBurg: vuole fare quanto non fatto nel 1948, pulizia etnica palestinesi.
Roma, 19 set. (askanews) - "Non c'è politica, non c'è autodifesa che possa giustificare l'uccisione di decine di migliaia di persone. Se sei un criminale come Slobodan Milosevic, o un tiranno come Putin, devi essere portato in tribunale. E se sei ebreo e israeliano e ti chiami Netanyahu non hai esenzioni, anche tu vai in tribunale": è quanto ha detto l'ex presidente della Knesset, Avraham Burg, sottolineando in un'intervista a Repubblica che questo non ha nulla a che vedere con l'antisemitismo, che esiste nel mondo "come esistono l'islamofobia, la giudeofobia, l'omofobia, la xenofobia, parte di una tendenza più diffusa all'odio alimentata da politici come Trump e Netanyahu".
Secondo Burg, "lo Stato di Israele, anche prima di Netanyahu, ha trasformato l'antisemitismo in un'arma per impedire a chiunque di criticare".
"Se dico che è sbagliato negare i diritti democratici naturali di milioni di persone perché sono palestinesi, divento Hitler? Che tipo di cinica negazione dell'Olocausto è questa? – ha rimarcato - qualunque cosa Israele abbia fatto ai palestinesi nei cento anni di conflitto non giustifica i crimini contro l'umanità che Hamas ha compiuto il 7 ottobre; e qualunque cosa Hamas abbia fatto il 7 ottobre non giustifica ciò che Israele fa a Gaza". Per l'ex presidente della Knesset, il conflitto innescato dall'attacco del 7 ottobre viene portato avanti dal governo di Netanyahu per dare "attuazione alla politica dell'estrema destra che vorrebbe realizzare ciò che non è stato fatto nel '48, la pulizia etnica dei palestinesi, e sfruttare l'opportunità per attuare una politica religiosa, messianica ed escatologica, che significa conquistare la Terra Santa".
Il governo di Netanyahu vuole "impedire la creazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania. E Gaza è la prima linea della Cisgiordania", ha aggiunto Burg, apprezzando l'iniziativa francese di riconoscere lo Stato palestinese: "Lo Stato è sempre stata la carota che tutti agitavano davanti al naso del coniglio palestinese per continuare a farlo correre, senza nessuna intenzione di realizzarlo. Macron dice: invece di mettere lo Stato palestinese alla fine del processo, facciamo che sia il punto di partenza. Da oggi in poi israeliani e palestinesi si parleranno da pari, non come un soggetto e una massa. È una mossa brillante".
NEGATO INGRESSO IN CISGIORDANIA A DUE LABURISTI GB EBREI
(AGI) - Roma, 20 set. - Un membro ebreo del partito laburista al governo nel Regno Unito attacca Israele pochi giorni dopo che a lui e a un altro parlamentare laburista ebreo è stato impedito da Israele di visitare la Cisgiordania.
In un editoriale pubblicato sul 'Guardian', il parlamentare Peter Prinsley afferma che l'esperienza ha dimostrato "quanto in basso Israele sia stato portato dal suo attuale governo e quanto sia cambiato, fino a renderlo quasi irriconoscibile".
Israele non ha commentato pubblicamente la decisione di impedire a Prinsley e al parlamentare Simon Opher di entrare in Cisgiordania.
"Rappresenta il grado di isolamento del governo israeliano. Mi rattrista dire che Israele oggi sembra essere un mondo lontano dai principi inclusivi, pluralistici, aperti e democratici su cui e' stato fondato nel 1948", scrive Prinsley. "Sono ebreo, uno dei pochi membri ebrei della Camera dei Comuni. Ho visitato Israele per la prima volta quando ero uno studente di medicina idealista e da allora sono tornato per trascorrere delle felici vacanze, visitando i miei familiari che vivono lì.
Sono membro del Consiglio dei Deputati degli Ebrei Britannici e un convinto sostenitore della mia sinagoga locale".
Prinsley aggiunge che gli è stato negato l'ingresso per motivi di "sicurezza pubblica o di ordine pubblico", ma afferma che non gli è stata fornita alcuna spiegazione sul motivo per cui a lui e al gruppo con cui viaggiava è stato impedito di recarsi negli ospedali della Cisgiordania.
SCUOLA INTITOLATA A VITTIME DELLA SHOAH IN SILENZIO PER GAZA
Insegnanti, 'non vogliamo crescere cittadini indifferenti'.
(ANSA) - GENOVA, 18 SET - Un minuto di silenzio "per sensibilizzare gli studenti sul genocidio in corso nella Striscia di Gaza" è stato organizzato stamani a Genova dagli insegnanti della scuola Descalzi-Polacco co-intitolata ai fratelli Roberto e Carlo Polacco, figli del custode della Comunità ebraica genovese, che furono deportati con i genitori durante la retata alla Sinagoga del 3 novembre 1943 e morirono ad Auschwitz.
Al minuto di silenzio osservato all'ingresso della scuola prima dell'inizio delle lezioni hanno partecipato numerosi insegnanti, alunni, genitori e semplici cittadini.
"Cari genitori, care famiglie, come molti e molte di voi sanno, la nostra scuola è dedicata a due fratellini che vennero uccisi durante il genocidio degli ebrei, all'epoca della Seconda Guerra Mondiale: - ricordano i docenti della scuola Descalzi-Polacco in una lettera pubblica - nel nostro lavoro siamo molto sensibili al tema e ci dedichiamo con cura all'approfondimento della didattica della Shoah, avendo anche un prezioso archivio storico a nostra disposizione".
"Proprio per questo, per la storia del nostro istituto e per ciò in cui noi crediamo, pensiamo sia fondamentale sensibilizzare i bambini e le bambine su ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi da mesi, anzi da anni, in Palestina: - proseguono - se è vero che la nostra scuola vuole insegnare cosa sia la pace, è anche vero che bisogna riconoscere cosa sia un conflitto o peggio ancora un genocidio, così come ampiamente denunciato da Amnesty International, dalle Nazioni Unite e da studiosi israeliani del gruppo B'tselem".
"Quando studiamo la Storia e gli orrori perpetrati dal nazifascismo, spesso siamo portati a chiederci: 'Perché nessuno ha fatto nulla? Perché tutti si sono girati dall'altra parte?'.
Ecco, noi non vogliamo questo per i vostri figli e figlie, non vogliamo crescere cittadini indifferenti - sottolineano gli insegnanti della scuola -. Al di sopra di ogni bandiera o schieramento politico e ideologico, vogliamo ricordarci che le scuole, a Gaza, quest'anno, non apriranno: sono stati distrutti il 97% degli edifici scolastici e sono stati uccisi centinaia di insegnanti e quasi 20.000 bambini in età scolare". (ANSA
PROPAL INTERROMPONO UN CONCERTO AL MUSIKVEREIN DI VIENNA
Contestato il direttore d'orchestra israeliano Lahav Shani.
Interrotto ieri sera a Vienna il concerto dei Filarmonici di Monaco al Musikverein a causa di una protesta filo-palestinese contro il direttore israeliano Lahav Shani.
Alcuni attivisti hanno urlato slogan e mostrato una bandiera palestinese, mentre un altro spettatore ha gridato "Libertà per Gaza" dirigendosi verso la scena. Il direttore ha quindi sospeso l'esecuzione fino al ritorno della calma, per poi riprendere con l'orchestra. Il pubblico ha reagito con fischi e contestazioni rivolte contro gli attivisti.
Il caso segue la recente esclusione di Shani dal Festival delle Fiandre a Gent, dove era stato criticato per non aver preso le distanze dal governo Netanyahu. "L'antisemitismo non ha posto in Europa", ha dichiarato il segretario di Stato austriaco Alexander Pröll commentando l'accaduto.
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RASSEGNA STAMPA - CULTURA: DISEGNI (UCEI), I 'TEMPI ATTUALI METTONO A DURA PROVA IL NOSTRO CODICE ETICO E RELIGIOSO
Intervento presidente Ucei a Giornata europea della cultura ebraica, 'doversi difendere dal male genera inevitabilmente la cultura del sospetto'.
Roma, 14 set. - (Adnkronos) - "Grazie per aver accolto il nostro invito a questa Giornata europea della cultura ebraica rivolto a voi qui presenti a Soncino, in Italia e in tutta Europa contemporaneamente, per 'condividere e conoscere' vita e tradizioni della cultura ebraica.
Un obiettivo che ha un significato particolare e a noi particolarmente caro: quello di ricordare, anche a noi stessi, che il popolo ebraico non è identificabile unicamente con le parole Shoah/persecuzione/antisemitismo (e quelle distorte di oggi) ma è cultura millenaria ad oggi tutt'ora viva". Così Noemi Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel suo intervento in occasione della Giornata europea della cultura ebraica svoltasi oggi a Soncino.
"I tempi che viviamo mettono a dura prova il nostro codice etico, religioso, il nostro saper convivere e la nostra convinzione dell'essenzialità dell'altro. Doversi difendere dal male genera inevitabilmente la cultura del sospetto. Tempi di lutto e di laceranti dilemmi morali. Sono convintissima che solo attraverso i percorsi di convivenza culturale si riesce a recuperare fiducia e poter alzare lo sguardo dal passato, remoto, di millenni ma anche quello di appena ieri del 7 ottobre, e rivolgerlo al futuro. Questo è il senso della giornata di oggi. Abbiamo scelto in seno all'associazione europea Aepj, - continua Disegni - come tema dell'anno 'Il Popolo del Libro' per evidenziare il percorso che forse più di tutti concettualizza l'ebraismo. Avere la propria genesi storica narrata attraverso il testo biblico e adottare quel testo come riferimento identitario: essere raccontato nella Bibbia che narra la sua storia (da Abramo, a Mose, dai profeti all'esilio babilonese e al ritorno) nel tempo e nello spazio mediorientale, e la maturazione come nucleo di famiglie in collettività e poi popolo, raccogliendo nel medesimo testo anche i precetti più essenziali per preservare la propria identità".
"Certo, la produzione di libri ebraici è immensa e trasversale nelle lingue, a partire dall'ebraico e le altre lingue 'ebraiche', in ogni luogo e spazio della storia e del vissuto. In ebraico la parola libro 'Sefer' ha la stessa etimologia/radice della parola 'racconto (sipur) -letteratura (safrut) - La Storia - biblioteca (sifria)' ma anche della parola 'contare (lispor), numero (mispar) e della parola periferia (sfar)', e precisamente nel Talmud le città che sono sul confine. E trovo molto significativa questa assonanza anche idealmente. Il libro è quel pensiero tradotto in scrittura che racconta, che crea massa attraverso la diffusione e la rilevanza pubblica che assume, che consente di superare confini. È delimitato ha un inizio ed una fine. Ha dei confini e un perimetro perché riguarda un certo spazio dell'esistenza umana. Solo umana o supposta tale.
Quando per sbaglio un libro di preghiera con stampato il nome di D-o cade, lo alziamo baciandolo per riporlo nel posto giusto. Quando un libro si rovina non si può semplicemente buttare - prosegue Disegni - o lo si restaura o lo si custodisce in una 'gniza'. Un contenitore comune per preservare pagine di identità millenaria. E mi fa immensamente piacere che la città capofila di questa giornata sia proprio Soncino. Città nella quale avvenne la stampa del Talmud nel 1483 e della Bibbia nel 1488, che ha accolto una famiglia ebraica in un contesto e logiche geo-politico-economiche che intelligentemente (almeno per alcuni decenni) attuava una politica immigratoria di accoglienza e integrazione, che nei secoli - in modo più o meno consapevole (spero più ovviamente) ha forgiato la propria identità cittadina intorno a questa tradizione di stampa e l'accoglienza della presenza ebraica come parte di sé". "Non è separabile Soncino da questa esperenzialità.
Il nostro primo stampatore in ogni modo è stato Mosè quando riceve il dettame biblico e gli viene ordinato di incidere tutto quello che gli è stato trasmesso sulle pietre. E non una, ma più volte. Senza prendere appunti e registrazioni, ma evidentemente ascoltando molto bene. E così la tradizione vuole che la Torà che si legge ogni settimana nella preghiera sabbatica sia scritta su un rotolo, con regole ben precise maturate nei secoli di pensiero rabbinico, custodito in modo particolare. La Bibbia, come Torà scritta e orale, - sottolinea ancora Disegni - è il primo libro di partenza che orienta la vita e la tradizione ebraica ed è diventato un patrimonio morale e religioso comune per le religioni monoteiste, ma anche per qualsiasi altra comunità. Il Torà è il testo più tradotto, studiato e citato da allora. Contiene per noi i precetti che vanno osservati con massimo rigore, ma anche quelli che consideriamo nelle civiltà democratiche i fondamenti del diritto umanitario, del welfare e diritto pubblico in generale. Mi riferisco anzitutto ai dieci comandamenti, ma anche a numerose altre istituzioni: le regole alimentari, di igiene, di remunerazione del lavoro, di assistenza ai marginalizzati della società, alla divisione dei poteri etc. Ed è interessante notare che proprio nel passaggio dall'era di Giudici e di profeti all'era dei Re, una delle prescrizioni nella procedura di investitura è quella di copiare il testo biblico e averlo sottomano come 'copia personale'.
Affinché anche la più alta delle cariche ricordi a quale codice è sottoposta".
"La legge regola i poteri e non è il potere a dettare la regola. Ma il testo. Certo che il testo presuppone interpretazione e corretta lettura per poter essere attuato in modo ragionato e corrispondente ad esigenze diverse che richiedono ponderazione e valutazione del singolo caso. Ed è questa l'essenza del dibattito che forma la bibbia orale (mishnà e talmud). E anche per gli altri, accanto a noi, l'interpretazione del testo biblico è stata il percorso evolutivo per essere adottato e riadattato. La storia degli ultimi 2025 anni – dice ancora Disegni - è storia di percorsi secolari di religioni monoteistiche, persecuzioni, conversioni dettate da ideologie religiose, e purtroppo dal fanatismo che porta esattamente al contrario. Non già l'interpretazione per la vita ma quella per giustificare la morte e la prevaricazione. Questo è l'abuso e l'offesa della coscienza religiosa ma anche del testo sacro. Non abbiamo il copyright sulla bibbia, se fosse così sarebbe forse una vita ben diversa, ma abbiamo il diritto a vedere rispettata l'autenticità della parola dettata a Mosè e del pensiero rivolto alla vita, del singolo, della famiglia e della comunità che se ne fa carico. È evidente nel nostro vissuto millenario e, dolorosamente, quello ancora nell'oggi le peggiori come distorsioni, le accuse, le campagne di odio partono dalla parola scritta, dai testi scarsi per giustificare quelle accuse e quindi l'invenzione del nemico, il pregiudizio e quella fake news e fake fact che diventa verità mai scritta, mai esistita, ma più indelebile di qualsiasi inchiostro. Ad altri popoli raramente viene 'contestato' che hanno nei loro testi quel precetto o quella caratteristica nelle scritture".
Secondo Noemi Disegni, "i libri sono lo specchio dell'identità individuale o collettiva, del pensiero strutturato, dell'immaginazione, della creatività. Scrivere, leggere, condividerli - che siano su pietra, su pergamena, stampati a Soncino o in formato digitale è una responsabilità. Di capire dove vogliamo andare o dove ci portano. 'verba volant scripta manent'. Quando i rotoli della Torà, il Talmud e i libri ebraici si bruciano, come abbiamo imparato nei momenti più bui della nostra storia, si avvia il peggio e il pensiero distruttivo si traduce in atti persecutori e di sterminio. Forse per traslazione anche quando 'semplicemente' si boicottano libri ed autori ebraici. Quando invece i libri si stampano, si leggono, si custodiscono nei secoli, e si tramandano allora si dona uno stimolo alla vita, alla curiosità verso l'altro e alla elaborazione del pensiero, anche quello critico. Ed è proprio questo uno degli obiettivi principali del progetto I-TAL-Y° di catalogazione e digitalizzazione dei libri ebraici antichi che abbiamo portato avanti con la Rothschild Foundation e la National Library di Gerusalemme con 30.000 volumi in oltre 35 biblioteche, con rispettive teche accessibili a studiosi e ricercatori". "È la ragione per aver varato e portato avanti oramai da 13 anni il progetto ambizioso di traduzione del Talmud babilonese (Ucei/Cnr/Presidenza del consiglio) per avvicinare e fare conoscere metodi di studio, istituzioni e concetti che ancora oggi sono il fondamento del diritto ebraico. E dopo le stragi, i pogrom, la shoah, il 7 ottobre la scrittura è parte di un percorso di testimonianza, di healing verso di sé e verso un pubblico, di elaborazione del trauma che diventa una forma di letteratura caratterizzante del popolo. Anche questa va conosciuta, letta, e non solo rispettata ma anche ascoltata per capire cosa è davvero accaduto e perché, - afferma ancora Disegni - per tutelare nuovamente non solo il popolo ebraico ma anche la stessa Italia e la stessa Europa. So bene che questo è il punto più dolente perché questa lettura monito non è stata sufficiente. Oggi questa è la responsabilità dei sistemi educativi, delle comunità religiose e delle agenzie culturali. In tempi che vedono l'intelligenza artificiale e le chat gpt inventare libri e immagini questa responsabilità di tutelare originalità di pensiero e controllare diffusione coerente è ancor più pregnante".
"Con il ritorno in questi giorni sui banchi di scuola e le università, nel pensiero di quanto curiamo quel momento di preparazione per l'anno che si avvia - comprando e incartando i nuovi libri didattici – il pensiero va a quello che ci leggeranno i nostri ragazzi. È proprio il libro il primo oggetto che distingue l'avvio del percorso scolastico e la scrittura come abilità maturata rispetto all'apprendimento linguistico degli anni di tenera infanzia. E quei libri di scuola devono indirizzare verso il sapere colto, veritiero, profondo e responsabile. Nozionistico o di didattica più sofisticata che sia (anche qui il pensiero ebraico di 'come' si studia un testo è maestro). Cosa c'è scritto oggi nei libri di scuola? Italiani? Della chiesa? Delle madrase dell'islam radicale a Teheran e altrove? Lascio volutamente il punto interrogativo perché purtroppo la risposta la conosciamo bene. Ma noi oggi ci concentriamo sui libri che aiutano ad accrescere il sapere e la speranza culturale, come la stessa Bibbia, che è il più letto libro per l'infanzia con il format 'buono-cattivo', 'lontano lontano' e il 'c'era una volta'".
"Tra pochi giorni celebreremo il Capodanno ebraico. Rosh HaShanà e poi a seguire le altre Alte festività. Il conteggio degli anni parte dalla creazione del mondo (non dalla nascita del capostipite religioso) – ed è proprio questo il nostro comune punto di partenza narrato dalla Genesi. Il giorno del Capodanno è - nelle nostre scritture - un giorno di giudizio universale, nel quale siamo chiamati a ragionare sui nostri comportamenti e chiedere perdono. Nelle preghiere di queste giornate di intensa supplica e riflessione è proprio il riferimento alla scrittura nel libro della vita che ricorre come idea di accoglienza delle nostre preghiere, con quella penna che tiene in mano il nostro D-o per continuare a scrivere il futuro del Suo e degli altri popoli. L'augurio che ci scambieremo nelle prossime settimane è proprio quello di 'buon anno' e 'buona firma'. In fondo non chiediamo né il paradiso, né il lusso ma semplicemente un 'buono' che implica però un'infinità di pace, di serenità di spensieratezza per i nostri figli, di ritorno alla vita normale, di ritorno degli ostaggi. Di poter semplicemente leggere la verità per quella che è e saper beneficiare di un'immensità di bene. Scriviamo allora insieme oggi una pagina di convivenza e conoscenza che invita alla lettura dentro e al di là delle righe e delle pieghe, una pagina che non rimane mezza vuota ma che subito diventa una seconda e una terza dando qui a Soncino l'esempio di scrittura condivisa che traduce valori e trasmette desiderio di pace, fiducia nel futuro", conclude Disegni.
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#rassegnastampa - #cultura #ebraica
TV: È MORTO JERRY ADLER, L'INDIMENTICABILE 'HESH' DELLA SERIE 'I SOPRANO'
L'attore statunitense aveva 96 anni.
Los Angeles, 24 ago. - (Adnkronos) - L'attore statunitense Jerry Adler, noto al grande pubblico per il ruolo di Herman 'Hesh' Rabkin nella serie cult "I Soprano", è morto sabato 23 agosto all'età di 96 anni a New York. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla sua famiglia con un necrologio online. Adler entrò nell'immaginario collettivo tra il 1999 e il 2007, quando interpretò 'Hesh', consigliere e amico fidato del boss Tony Soprano (James Gandolfini), nella pluripremiata serie Hbo. Il suo personaggio - un ex produttore musicale ebreo legato alla famiglia criminale - era tra i più rispettati nella cerchia di Tony, capace di navigare con intelligenza tra due mondi: quello della cultura ebraica e quello della mafia italoamericana. Con il suo sarcasmo pungente e la sua calma apparente, Adler contribuì a dare profondità umana e storica a un universo dominato da violenza e ambiguità morale.
Nato a New York, nel quartiere di Brooklyn, il 4 febbraio 1929 da una famiglia ebrea, Adler cominciò la sua carriera nel 1951 come assistente direttore di scena, lavorando dietro le quinte di alcune delle produzioni più celebri di Broadway. Fu stage manager per il debutto originale di "My Fair Lady" (1956), allora interpretato da una giovane Julie Andrews e Rex Harrison, e per numerosi altri spettacoli.
Collaborò con alcuni dei più grandi nomi del teatro e del cinema del Novecento: da Harold Pinter a Arthur Miller, da Orson Welles a Marlene Dietrich, fino a Katharine Hepburn, con cui visse uno degli aneddoti più noti della sua carriera, quando lei stessa fermò un cantiere edile per non essere disturbata durante un numero musicale.
Nonostante fosse circondato fin da giovane da attori (tra cui la cugina Stella Adler, leggendaria insegnante di recitazione), Jerry Adler non salì sul palcoscenico come interprete fino ai 60 anni. La sua prima apparizione in tv risale al 1991, ma da lì in poi la
carriera decollò. Oltre a "I Soprano", Adler fu un volto ricorrente nelle serie "Rescue Me" (come il capo dei vigili Sidney Feinberg), "The Good Wife" (l'odioso avvocato Howard Lyman), "Un medico tra gli orsi", "Innamorati pazzi, "Transparent", "Mad About You" e "Broad City".Anche il cinema gli offrì ruoli memorabili: fu diretto da Woody Allen in "Misterioso omicidio a Manhattan" (1993), da Charlie Kaufman in "Synecdoche, New York" (2008), da J.C. Chandor in "1981: Indagine a New York" (2014), solo per citarne alcuni.
Nel 2000 Jerry Adler tornò a Broadway, ma stavolta non dietro le quinte: recitò in "Taller Than a Dwarf" e poi nel 2015 in "Fish in the Dark" accanto a Larry David, interpretando il padre del protagonista.
Era il cerchio che si chiudeva, dopo una vita passata a servire il teatro con discrezione e maestria. Adler lascia la moglie Joan Laxman, psicologa, con cui era sposato dal 1994. (di Paolo Martini)
PALINSESTI 2025-2026, NELLE OFFERTE SU RAI3, IL GRANDE CINEMA D'AUTORE
Roma, 24 ago. (askanews) - In occasione della "Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne", il 25 novembre, è previsto il film "Primadonna" (2023), opera seconda di Marta Savina, autrice sempre attenta alle complesse tematiche contemporanee che riguardano il mondo femminile.
Fra gli anniversari più drammatici dell'autunno il ricordo del 7 ottobre, l'attacco di Hamas ad Israele: Dani Rosemberg, nel film "Of dogs and Men" (2024) ci racconta la storia, tra realtà e finzione, di una ragazzina ebrea che entra illegalmente nella sua colonia militarizzata per recuperare il proprio cane. Un messaggio di amore, più che di vendetta.
LPN-ARTE: A JESI MOSTRA 'RENATO PARESCE E LES ITALIENS DE PARIS'-3
Roma, 24 ago.(LaPresse) - La vita e la vicenda artistica di Renato Paresce (Carouge, 1886 - Parigi, 1937) - che si firmava Renato come giornalista de La Stampa e René sulle opere pittoriche - sono emblematiche delle contraddizioni, delle inquietudini, dello sperimentalismo e dell'utopia di un periodo storico straordinario. Svizzero di nascita, figlio di un palermitano militante socialista e di madre russa, ha avuto una educazione ricca di suggestioni culturali, di viaggi in Europa e a Mosca, formandosi nella Firenze cosmopolita. L'identità intellettuale di Paresce è poliedrica: laureato in fisica, è stato giornalista, pittore autodidatta e attento al fermento artistico contemporaneo, critico d'arte. Nel 1912, dopo il matrimonio con Ella Klatchko, pianista ebrea russa, si trasferì a Parigi dove nacque la sua passione per la pittura, frequentando i celebri caffè parigini come il Dôme, La Rotonde e la Closerie des Lilas ed entrando così in contatto con Pablo Picasso, Sergej Djagilev, Max Jacob, Diego Rivera, Amedeo Modigliani e altri; poi dallo scoppio della Prima guerra mondiale al 1927 si stabilì a Londra e infine tornò nella capitale francese. Dal 1926 la critica e le istituzioni culturali italiane iniziarono a coinvolgere gli artisti italiani esuli fra Parigi e Londra - e quindi anche Paresce - in un programma di promozione dell'arte nazionale. Margherita Sarfatti invitò il pittore alle mostre del gruppo del Novecento, mentre Maraini lo incaricò di allestire nel 1928 una sala della Biennale di Venezia dedicata all'Ecole de Paris (alla Biennale l'artista espose anche nel 1930, nel 1932 e 1934).
ADDIO A MAURICE TEMPELSMAN, L'ULTIMO UOMO DI JACKIE KENNEDY
Magnate dei diamanti, fece affari con i dittatori in Africa.
(ANSA) - NEW YORK, 25 AGO - Maurice Tempelsman, un magnate dei diamanti salito alla ribalta come l'ultimo compagno di Jackie Kennedy è morto a 95 anni in un ospedale di Manhattan per complicazioni dopo una caduta: una figura uscita da un romanzo di Graham Greene o di John Le Carrè, ha scritto oggi il Washington Post facendone il necrologio, altrettanto a suo agio nei palazzi di dittatori africani come Mobutu Sese Soko ma anche alla Casa Bianca e nei salotti bene di New York.
Tempelsman è stato per decenni il più importante importatore di diamanti negli Stati Uniti grazie a una società, la Lazare Kaplan International, che aveva investimenti in tutte le maggiori miniere in Africa e altrove. La sua celebrità è legata tuttavia a un altro ruolo, essendo diventato a metà anni Ottanta l'accompagnatore fisso di Jackie O' nelle passeggiate della ex First Lady a Central Park fino alla morte nel 1994.
Per chi ne ha seguito la carriera di oltre sette decenni, l'immagine da uomo di mondo di Maurice Templesman era agli antipodi con la sua legacy in Africa, dove gli interessi d'affari richiedevano contatti con tiranni brutali e corrotti come Mobutu nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) dove contemporaneamente aveva agito anche come intermediario informale degli Stati Uniti. "È stato il socio d'affari silenzioso di Mobutu", ha detto al Washington Post il giornalista Tim Weiner, autore del libro The Folly and the Glory sulle rivalità della Guerra Fredda in Africa e altrove: "Si era inserito perfettamente in questo meccanismo inseguendo i propri interessi e quelli di Mobutu mentre lo Zaire saccheggiava le sue risorse naturali e a sua volta si schierava nominalmente dalla parte degli Stati Uniti contro i sovietici".
Nato ad Anversa in una famiglia ebrea ortodossa collegata al commercio dei diamanti, Tempelsman fuggì con la famiglia negli Usa dopo l'invasione del Belgio da parte di nazisti. La relazione con Jackie sbocciò cinque anni dopo la morte di Aristotle Onassis, nel 1975. Tempelsman rimase sposato ma, secondo il gossip, negoziò una dichiarazione di separazione dalla moglie prima di trasferirsi nell'attico su Fifth Avenue della nuova compagna in omaggio alla quale, dopo la morte di lei per un linfoma, recitò Itaca, la poesia di Costantine Kavafis, al funerale.
MOSTRA VENEZIA: DA BELLOCCHIO A SOLLIMA LE SERIE TV CONQUISTANO IL LIDO
Etty Hillesum, giovane donna ebrea olandese, scrisse nei suoi diari una delle testimonianze più profonde e spirituali della Shoah.
Deportata e uccisa ad Auschwitz nel 1943, la sua voce risuona oggi grazie all'intensa serie "Ettyy" firmata da Hagai Levi, regista israeliano di culto (In Treatment, Scenes from a Marriage, The Affair). Ambientata nella Amsterdam occupata alla fine degli anni Trenta, "Etty" non è solo una cronaca dell'orrore in arrivo, ma un percorso interiore straordinario. Attraverso lo sguardo limpido di Julia Windischbauer, che interpreta Etty, la serie mostra una donna che sceglie la luce nella tenebra, la fede nell'umanità anche quando il mondo la tradisce. Con rigore e delicatezza, Levi costruisce un racconto rarefatto e potente sulla forza della parola e sull'ultimo baluardo della libertà: la coscienza individuale.
ALBANI E SCARLATTI, UN MECENATE PER LA FAMIGLIA DEI MUSICISTI
Nel libro di Luca della Libera lettere e clientelismo nel '700 (di Luciano Fioramonti).
(ANSA) - ROMA, 31 AGO - LUCA DELLA LIBERA, 'CON LA DOVUTA
HUMILTÀ DEL MIO PROFONDO RISPETTO. LE LETTERE DELLA FAMIGLIA SCARLATTI AD ANNIBALE ALBANI' (Libreria Musicale Italiana).
C'era perfino la richiesta di numeri da giocare al lotto nella lista di favori che Annibale Albani, nipote del Papa Clemente XI, si trovò a gestire nel rapporto con la famiglia di
Alessandro e Domenico Scarlatti, musicisti tra i più famosi dell'età barocca. La loro corrispondenza svela non solo la relazione stretta con il mecenate ma anche un caso particolare di clientelismo all'inizio del Settecento.
A portarla all'attenzione degli specialisti e di un pubblico più ampio è Luca Della Libera, docente al Conservatorio Licinio Refice di Frosinone e critico musicale del Messaggero, nel libro 'Con la dovuta humiltà del mio profondo rispetto. Le lettere della famiglia Scarlatti ad Annibale Albani'.
A facilitare la ricerca dell'autore è stata la completa digitalizzazione dell'Archivio Albani che ha permesso il recupero di una collezione straordinaria di cento lettere inedite della famiglia Scarlatti ad Annibale Albani (1682-1751).
Oltre ad Alessandro scrivono ad Annibale Albani la moglie Antonia, i figli Domenico, Pietro, Flaminia e Cristina, per omaggiarlo in occasione di feste e riconoscimenti ma anche per avere sostegno economico, invio di musica, chiedere suoi testi per cantate, sollecitare aiuto riguardo la monacazione delle figlie di Alessandro, raccomandazioni per se stessi e per i propri familiari. Fino, appunto, a farsi dare i numeri del lotto, come testimonia una lettera di Flaminia che nel gennaio 1715 scrive da Napoli di aver saputo che a Roma c'è un ebreo che dà i numeri della lotteria, chiamata "l'estrattione della donzella" perché il lotto abbinava numeri e giovani donne, e tra gli elementi simbolici più importanti della città c'erano le donzelle povere, che se estratte dalla ruota, ricevevano in premio una modica dote.
Le lettere testimoniano anche grandi tensioni familiari. Cristina, l'altra figlia di Alessandro, non vuole assolutamente seguire i genitori che devono tornare a Roma: "Sappia dunque Vostra Eccellenza che se ciò succedeva, era finita per me che fossi più ricondotta qua; venni jeri al monasterio assieme con mia madre e sorelle, ma senza dimostrare, né fori né dentro quello che volevo fare, bussando la porta, chiamai la portinara che si compiacesse di aprirmi per un momento e improvvisamente entrai serrandomi qui e protestandomi che solamente morta mi caveranno di qua, ma, viva, non maià".
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#rassegnastampa - #varie
THE BRUTALIST, IL FILM PLURIPREMIATO, IN PRIMA TV SU SKY
con Adrien Brody, Felicity Jones.
(ANSA) - ROMA, 28 AGO - Arriva in prima TV su Sky Cinema il pluripremiato film con Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce.
The Brutalist, in onda venerdì 29 agosto alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand.
Presentato in Selezione Ufficiale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha conquistato il Leone d'Argento per la Miglior Regia, e vincitore di tre Golden Globes (miglior film drammatico, miglior regia e miglior attore drammatico ad Adrien Brody) e altrettanti premi Oscar - Miglior Attore Protagonista ad Adrien Brody, Miglior Fotografia e Colonna Sonora), The Brutalist è scritto e diretto da Brady Corbet e co-sceneggiato con Mona Fastvold, e racconta la storia di Lßszlò Toth, un architetto ebreo ungherese sopravvissuto all'Olocausto che, in fuga dall'Europa del dopoguerra, emigra negli Stati Uniti per iniziare una nuova vita. Le esperienze di Lßszlò in America riflettono quelle di artisti chiave del movimento brutalista, tra cui Louis Kahn, Mies van der Rohe e, soprattutto, l'ungherese Marcel Breuer.
In fuga dall'Europa del dopoguerra, il visionario architetto Lßszló Toth arriva in America per ricostruire la sua vita, il suo lavoro e il suo matrimonio con la moglie Erzsébet, dopo essere stato costretto a separarsi da lei durante la guerra da confini e regimi mutevoli. Da solo in uno strano nuovo paese, Lßszló si stabilisce in Pennsylvania, dove il ricco e famoso industriale Harrison Lee Van Buren riconosce il suo talento per l'edilizia. Ma potere ed eredità hanno un prezzo elevato.
VENEZIA, LASZLO NEMES PRESENTA ORPHAN "STORIA MOLTO PERSONALE"
VENEZIA (ITALPRESS) - Il film "Orphan" di Laszlo Nemes, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è ambientato a Budapest nel 1957, un anno dopo il fallimento della Rivoluzione Ungherese. La pellicola segue la storia di un giovane ragazzo ebreo cresciuto dalla madre con la speranza che il padre, deportato nei campi d iconcentramento, tornerà presto. "Il mio film - spiega Nemes - racconta i traumi dell'Europa del XX secolo. È una storia molto personale, ma ciò che c'è dietro è enorme e continua ad avere ripercussioni fino ad oggi".
VENEZIA, IN "HOLOFICTION" COME IL CINEMA HA RACCONTATO LA SHOAH
(9Colonne) Roma, 25 ago - "Non voglio raccontare l'Olocausto, ma mostrare come il cinema ha costruito e a volte distorto quell'immaginario. Lo spettatore è portato in una zona ambigua, dove vittima e carnefice possono coincidere, perché interpretati dallo stesso attore in film diversi. È un'opera sull'eco del trauma e sulla responsabilità della rappresentazione". Sono le parole del regista polacco-tedesco Michal Kosakowski sul suo "Holofiction", film muto sperimentale che presentato in anteprima alla 82° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (Lido di Venezia, 27.08 - 6.09.2025). Interamente costruito con frammenti di oltre 3.000 opere audiovisive sulla Shoah raccolti da Kosakowski nell'arco di circa otto anni e montati con un lavoro monumentale tramite la tecnica del found footage, "Holofiction" è un progetto di forte impatto visivo ed emotivo, che spinge lo spettatore a riflettere sul modo in cui la memoria storica è stata filtrata, modellata e spesso stereotipata dal linguaggio filmico a partire dal 1938 fino ad oggi. Ispirato allo scetticismo del documentarista Claude Lanzmann nei confronti della rappresentazione visiva del trauma storico, il film mette in discussione la possibilità stessa di raffigurare un'atrocità di tale portata, interrogandosi su come farlo senza distorcerne il senso o banalizzandola. Attraverso un approccio saggistico, "Holofiction" invita dunque a confrontarsi con le sfide etiche della narrazione cinematografica, sollecitando una comprensione più profonda del modo in cui queste rappresentazioni plasmano la memoria collettiva e la percezione storica. Privo di dialoghi, "Holofiction" si configura come una sorta di film muto contemporaneo, in cui le immagini e la musica costituiscono l'unico asse narrativo. Per raggiungere un risultato ipnotico, profondo e paradossale è stata fondamentale anche la colonna sonora originale composta dal musicista pesarese Paolo Marzocchi. Edita da SZ Sugar, la partitura è concepita come un'ampia drammaturgia che attraversa e collega i frammenti visivi del film, fungendo da "collante" e allo stesso tempo offrendo nuove letture e risonanze emotive. Il materiale musicale si basa su due temi di forte valore simbolico: il tango ebraico Ich hab kein Heimatland di Friedrich Schwarz, e la ninna nanna Wiegala, composta da Ilse Weber nel campo di concentramento di Theresienstadt. La musica in un film muto diventa architettura narrativa racconta Marzocchi. Ho lavorato per creare un percorso emotivo che non spiegasse le immagini, ma le mettesse in crisi. Il tango di Schwarz e la ninna nanna di Weber sono memorie sonore che attraversano il film come fantasmi. Credo che sia importante non dimenticare che, nonostante l'empatia generata dalle immagini, quello cui si sta assistendo sia una gigantesca "meta-fiction", e la musica è a volte utilizzata per rendere palese questo paradosso in cui tutto è finzione». La colonna sonora è stata eseguita dalla WunderKammer Orchestra, ensemble cameristico fondato dallo stesso Marzocchi che in questa occasione figura anche come pianista, e si avvale della partecipazione dei solisti Danusha Waskiewicz (viola), Valentina Coladonato (voce) e del coro di voci bianche "Novello InCanto" di Ravenna diretto da Elisabetta Agostini, mentre le parti elettroniche sono state realizzate in collaborazione con Andrea Veneri. La registrazione e il mixaggio sono a cura del Dipartimento di Musica Applicata del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Ravenna.Le musiche originali di "Holofiction" saranno pubblicate sulle principali piattaforme di streaming da SZ Sugar, che cura l'edizione e la distribuzione del lavoro musicale. L'operazione si inserisce nel percorso di trasversalità che SZ Sugar porta avanti come casa editrice e discografica, valorizzando i linguaggi della musica, della narrazione e dell'immagine in una prospettiva aperta e contemporanea, oltre i confini dei generi.
MOSÈ RINASCEREBBE ISRAELIANO O PALESTINESE?
di Gianfranco D'Anna.
ROMA (ITALPRESS) - Cristo ancora non si sa, ma l'inferno si è già fermato a Gaza, dove l'umanità muore ogni giorno di più. Un inferno dove oltre mezzo milione di persone, soprattutto bambini e adolescenti, stanno affrontando condizioni invivibili caratterizzate da fame, indigenza e malattie. Lo certifica il Global Hunger Monitor, il rapporto delle Nazioni Unite sull'Indice Globale della Fame che incrocia diversi indicatori che rilevano non solo la percentuale di denutrizione, ma anche lo stato di salute della popolazione infantile. "Che fine hanno fatto i colloqui per il cessate il fuoco?" Si chiede il Times di Londra che sottolinea come "l'esercito israeliano controlli circa il 75% del territorio. Secondo le Nazioni Unite, oltre il 90% degli edifici residenziali di Gaza è stato distrutto o danneggiato, insieme a gran parte dei terreni agricoli, rendendo il territorio inabitabile". È davvero incredibile come un popolo plurimillenario, che si definisce eletto da Dio e che suscita nel cuore di ogni Paese libero l'enorme compassione, il sincero affetto, la considerazione ed il totale rispetto per l'immane e disumana tragedia dell'Olocausto, consenta che l'insensibilità e l'ostinazione del suo premier possa rischiare di capovolgere psichiatricamente la storia e provocare, quanto meno in parte e in ben altri modi, quello che storicamente gli ebrei hanno orribilmente subìto. "C'è già profonda indignazione internazionale per la carestia a Gaza" scrive il New York Times. Che aggiunge: "Immagini di bambini affamati, resoconti di operatori umanitari, operatori sanitari e giornalisti troppo deboli per svolgere il loro lavoro e allarmi sempre più urgenti da parte di gruppi umanitari hanno sconvolto le coscienze di tutto il mondo". Una situazione destinata a ripercuotersi a lungo termine su Israele.
"I funzionari israeliani hanno minimizzato la gravità della crisi alimentare e attribuito le sofferenze di Gaza ad Hamas. Una divergenza che - afferma il Wall Street Journal – riflette l'elevata posta in gioco nella valutazione delle condizioni umanitarie a Gaza. Israele è stato sottoposto a un'enorme pressione internazionale per alleviare le sofferenze dei palestinesi. Le immagini di bambini malnutriti hanno provocato indignazione globale e hanno contribuito a spingere paesi come Regno Unito e Francia ad annunciare il riconoscimento di uno Stato Palestinese, mentre la Germania ha sospeso alcune vendite di armi dopo che Israele ha dichiarato che avrebbe ampliato il conflitto". Nonostante l'angoscia per la persistente minaccia del fondamentalismo islamico e tutte le comprovate motivazioni sulla necessità di sradicare il bieco terrorismo di Hamas, che utilizza i palestinesi come scudi umani e li sospinge al massacro, resta il fatto verificato oltre ogni immaginabile dubbio che la catastrofe umanitaria provocata nella striscia di Gaza e l'incontrollato, fanatico espansionismo dei coloni in Cisgiordania rappresentino un vulnus di inciviltà tale da costituire una macchia permanente ed uno stigma internazionale destinato purtroppo a ricadere sull'intero popolo israeliano. Fra l'incudine di Hamas e la mannaia incandescente di Benjamin Netanyahu, la già inestricabile crisi mediorientale, che con conflitti, attentati e massacri si trascina ciclicamente dal dopoguerra è diventata una polveriera moltiplicatrice di odi e vendette che fatalmente si ripercuoteranno negli anni sullo Stato di Israele. Pur con tutte le possibili considerazioni e le ciniche analisi strategiche sul cosiddetto "lavoro sporco" per fare tabula rasa di Hamas, Hezbollah e terrorismo iraniano, le conseguenze più gravi delle ripetute offensive e dei bombardamenti a tappeto su Gaza ordinati dal premier Netanyahu hanno già iniziato a provocare, a torto o a ragione, interessatamente o meno, durissime condanne, pregiudizi e ostracismi da parte dell'opinione pubblica internazionale che si protrarranno negli anni e, quel che peggio, saranno oggetto di strumentalizzazione e amplificazione da parte dell'antisemitismo e della propaganda islamica. Quo vadis Israele?
Perché fai sanguinare il cuore del mondo libero che trepida per la tua sorte? Si chiedono editorialisti e commentatori dei media mondiali. Alcuni dei quali hanno anche avanzato ad Israele un ulteriore interrogativo: "perché stai stravolgendo la tradizione biblica, facendo immaginare che Mosè possa rinascere e lottare per il popolo palestinese?".
MOSTRE: USA, IL VIAGGIO NEL MEDIOEVO TRA SPIRITUALITÀ ED ESPLORAZIONI
Dal 2 settembre al 30 novembre 2025 al Getty Center di Los Angeles.
Los Angeles, 31 ago. - (Adnkronos) - Dal 2 settembre al 30 novembre 2025 il Getty Center di Los Angeles ospita la mostra "Going Places: Travel in the Middle Ages" (Andare lontano: Il viaggio nel Medioevo), un percorso unico tra manoscritti miniati che raccontano il viaggio non solo come esperienza fisica, ma anche come dimensione spirituale, politica e immaginaria nel Medioevo.
Attraverso una selezione di preziosi manoscritti della collezione permanente del J. Paul Getty Museum - molti dei quali esposti raramente - la mostra esplora i numerosi motivi che spingevano le persone a mettersi in cammino e i diversi modi di viaggiare tra XIII e XV secolo.
Tra i pezzi forti dell'esposizione figurano due opere di straordinaria importanza: il "Romanzo di Alessandro" del XIII secolo, recente acquisizione del Getty, e "Il libro delle meraviglie del mondo", entrato nella collezione nel 2022 e già protagonista della mostra del 2024 "The Book of Marvels: Wonder and Fear in the Middle Ages".
"Questa mostra permette al nostro pubblico di connettersi con l'arte medievale attraverso un'esperienza che oggi è diventata quotidiana: il viaggio", ha dichiarato Timothy Potts, direttore del Getty Museum. "Molti dei nostri visitatori arrivano da ogni parte del mondo, e questa esposizione offre loro uno sguardo su come, centinaia di anni fa, il viaggio venisse compreso e rappresentato attraverso l'arte".
La mostra si articola in tre sezioni tematiche. Il primo nucleo dal titolo "Sulle orme di Cristo" indaga il viaggio come esperienza spirituale. Le narrazioni bibliche e la pratica del pellegrinaggio sono al centro di questa sezione, dove spicca l'opera “I malati, i lebbrosi e gli storpi pregano sulla tomba di Santa Edvige”. Nella scena, pellegrini giungono a piedi, a cavallo e su carri per chiedere una guarigione miracolosa presso il santuario della santa, mentre altri già pregano presso la sua tomba.
La sezione "Terre lontane" approfondisce i viaggi legati a commercio, guerre e diplomazia, ma anche quelli dell'immaginazione. Tra i manoscritti più suggestivi troviamo Cina (Seres), in cui mercanti caricano merci su una nave in un porto esotico. Sebbene i contatti tra Europa e Cina esistessero già dal XIV secolo, l'artista rappresenta la Cina come un deserto popolato da draghi, fondendo realtà e fantasia.
In questo spazio si riflette anche sul lato oscuro del viaggio medievale: deportazioni forzate, espulsioni, schiavitù e colonialismo, come l'espulsione degli ebrei dall'Inghilterra o l'asservimento dei popoli indigeni ad opera di Cristoforo Colombo. L'ultima sezione "Modi medievali di viaggiare" si concentra sui mezzi di trasporto - reali e immaginari - nel Medioevo. Camminare, navigare, cavalcare erano i modi più comuni di spostarsi, ma i manoscritti testimoniano anche viaggi leggendari e visioni fantasiose. In Barlaam attraversa un fiume, vediamo il santo eremita che, con un sacco in spalla, attraversa un fiume in barca per raggiungere l'India e convertire il principe Giosafat al cristianesimo. (di Paolo Martini)
NETANYAHU RICONOSCE IL GENOCIDIO ARMENO, IRA DI ANKARA
(ANSA) - ROMA, 27 AGO - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato, in un'intervista al podcast di Patrick Bet-David, di riconoscere personalmente il genocidio armeno come tale.
Bet-David, scrive il Jerusalem Post, aveva chiesto a Netanyahu perché Israele fosse così riluttante a riconoscere il massacro commesso dall'Impero Ottomano dal 1915 al 1917 come genocidio, dato il contesto del riconoscimento mondiale dell'Olocausto.
Netanyahu ha detto che la Knesset ha recentemente approvato una legge che riconosce il massacro come genocidio, ma il giornalista ha insistito sul suo riconoscimento. "L'ho appena fatto", ha detto Netanyahu.
Il ministero degli Esteri turco si è scagliato contro Netanyahu per le sue dichiarazioni definendole un tentativo di nascondere lo spargimento di sangue a Gaza. "La dichiarazione di Netanyahu sugli eventi del 1915 è un tentativo di sfruttare le tragedie del passato per ragioni politiche. Netanyahu... sta cercando di nascondere i crimini commessi da lui e dal suo governo", ha affermato.
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- Scritto da Barbara de Munari
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MEDIA, SAREBBE IN ARGENTINA UN QUADRO RUBATO DAI NAZISTI
L'opera apparteneva al mercante d'arte Jacques Goudstikker (ANSA) - BERLINO, 29 AGO - Il dipinto "Ritratto di una dama" del pittore italiano Giuseppe Ghislandi sarebbe stato ritrovato in Argentina: l'opera era scomparsa alla fine della Seconda guerra mondiale ed era stata rubata dai nazisti al mercante d'arte ebreo olandese Jacques Goudstikker. Lo riporta il quotidiano tedesco Bild Zeitung e quello olandese Algemeen Dagblad.
Singolare la circostanza del ritrovamento: il quadro sarebbe apparso in una fotografia di un annuncio per la vendita di una casa a Mar del Plata. L'immobile appartiene alle figlie di un ufficiale delle SS, Friedrich Kadgien, morto nel 1978, che era stato uno stretto collaboratore di Herman Goering che obbligò la vedova Goudstikker a cedergli la collezione del marito.
In seguito a una segnalazione dell'Interpol la polizia argentina ha perquisito la casa dopo la pubblicazione dell'annuncio immobiliare, ma il ritratto non era più appeso alla parete. Dopo la perquisizione, una delle sorelle è apparsa disorientata, ripeteva di non sapere di quale quadro stessero parlando. Nei suoi confronti è stata avviata un'indagine. La polizia ha, però, ritrovato altre 25 opere d'arte di artisti italiani e tedeschi: secondo gli inquirenti anche questi potrebbero essere opere d'arte saccheggiate durante la Seconda guerra mondiale. Per decenni, l'ottantunenne Marei von Saher, nuora del mercante d'arte Jaques Goudstikkers e unica erede, ha cercato di ritrovare alcuni dei dipinti rubati e perduti.
ARGENTINA: BLITZ PER "RITRATTO DI DAMA", DIPINTO DI FRA GALGARIO TRAFUGATO DAI NAZISTI
Buenos Aires, 28 ago - (Agenzia_Nova) - Le autorità dell'Argentina si sono mobilitate alla ricerca di un ritratto femminile del XVIII secolo, opera del pittore italiano Giuseppe Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario, trafugato 80 anni fa dal collezionista ebreo Jacques
Goudstikker da un ufficiale nazista in fuga. Il dipinto, intitolato "Ritratto di dama" e raffigurante la contessa Colleoni, è riemerso di recente in un annuncio immobiliare in Argentina, ma non è stato rinvenuto durante una perquisizione condotta nei giorni scorsi. Lo ha reso noto ieri, 27 agosto, la procura di Buenos Aires. Secondo quanto riferito, la polizia ha agito su allerta dell'Interpol effettuando martedì 26 agosto una perquisizione in una villa sul mare a sud della capitale, legata ai discendenti dell'ufficiale nazista Friedrich Kadgien, che dopo la Seconda guerra mondiale si stabilì in Argentina portando con sé beni sottratti a famiglie ebree. Nel corso del blitz, gli agenti hanno trovato documenti e stampe tedesche risalenti agli anni Quaranta, ma non il quadro oggetto delle indagini. "Il dipinto non c'è. Sono stati sequestrati soltanto un fucile e un revolver calibro 32", ha dichiarato un portavoce della procura alla stampa locale.
La vicenda è emersa dopo che un quotidiano olandese ha individuato l'opera in una fotografia pubblicata su un annuncio di vendita immobiliare a Mar del Plata, dove il dipinto sembrava appeso sopra un divano di velluto.
Gli studiosi Annelies Kool e Perry Schrier, dell'Agenzia per il patrimonio culturale dei Paesi Bassi, hanno affermato che "sebbene non sia stato possibile esaminare fisicamente la tela né verificarne il retro, è ragionevole ritenere che si tratti del 'Ritratto di dama' di Fra Galgario".
Il collezionista olandese Jacques Goudstikker possedeva una delle più grandi raccolte d'arte private d'Europa, composta di oltre mille opere, che dopo la sua morte fu confiscata e divisa dai funzionari nazisti.
L'ufficiale Friedrich Kadgien prese possesso del dipinto in questione prima di rifugiarsi in Argentina, Paese che negli anni successivi alla guerra accolse numerosi ex gerarchi nazisti e con loro opere d'arte, sculture, mobili, oggetti in oro e depositi bancari sottratti alle famiglie ebree perseguitate.
ARTE: COLLEZIONISTA FA CAUSA A CHRISTIE'S, 'RIVELI DOVE SONO LE OPERE TRAFUGATE DA NAZISTI'
Reclama di conoscere la posizione di alcune opere di Egon Schiele.
New York, 22 ago. - (Adnkronos) - Un nuovo capitolo si apre nella lunga battaglia per la restituzione delle opere d'arte rubate durante l'Olocausto. Milos Vavra, discendente ebreo diretto di Fritz Grünbaum - collezionista e artista viennese deportato e ucciso a Dachau nel 1941 - ha presentato un'azione legale contro la casa d'aste Christie's, accusandola di occultare informazioni cruciali su importanti dipinti di Egon Schiele che un tempo facevano parte della collezione Grünbaum.
Nel documento depositato il 7 agosto presso la Corte Suprema di New York, Vavra chiede che Christie's riveli l'identità dei proprietari e la posizione attuale delle opere, che potrebbero essere oggetto di un accordo di riservatezza con una "famiglia in Svizzera". Secondo Vavra, la divulgazione è urgente poiché il termine previsto dall'Hear Act (Holocaust Expropriated Art Recovery Act), che consente ai discendenti delle vittime di presentare reclami, scadrà nel 2026.
L'azione legale si basa su recenti scambi email tra gli avvocati di Vavra e rappresentanti di Christie's, in cui si menzionano tre opere di Schiele appartenenti alla collezione trafugata. Due di esse, secondo gli esperti interni della casa d'aste, sarebbero tra le più importanti mai viste del maestro espressionista austriaco.
Vavra, che in passato ha già ricevuto il 50% del ricavato dalla vendita di opere restituite della collezione Grünbaum, vuole evitare che ulteriori pezzi finiscano sul mercato senza il dovuto riconoscimento storico e legale. "Mentre era imprigionato, la collezione Grünbaum fu illegittimamente sottratta e dispersa senza il suo consenso", ha dichiarato il suo avvocato Raymond J. Dowd.
Christie's, interpellata da ArNews, ha dichiarato via email: "Abbiamo un record senza precedenti nella gestione e restituzione di opere con storie dolorose legate alla Seconda Guerra Mondiale, sempre nel rispetto della legge e dell'etica. Anche in questo caso stiamo seguendo il protocollo stabilito". La casa d'aste è rappresentata dall'avvocato Joseph A. Patella dello studio Womble Bond Dickinson.
RAI STORIA: "1944, L'ESTATE DI PARIGI"
"Nel secolo breve" racconta la Liberazione della capitale francese.
Roma, 28 ago. (Adnkronos) - La svastica sventola su Parigi quando Hitler ci arriva all'alba del 23 giugno 1940. Il dittatore con la passione per l'arte, l'ex pittore fallito che lì sognava di studiare trascorrerà solo tre ore della sua vita nella Ville Lumière, senza scorta, insieme allo scultore Arno Breker. Tre ore passate alla storia per le foto davanti alla torre Eiffel, che fanno il giro del mondo. È solo la sera prima della resa che costringerà la Francia sotto il giogo nazista per quattro anni. L'occupazione e la Liberazione della capitale francese sono al centro dello Speciale di Elio Mazzacane con la regia di Agostino Pozzi ''1944 l'estate di Parigi'', proposto per ''Nel secolo breve'' con Paolo Mieli e la consulenza del professor Francesco Perfetti, in onda venerdì 29 agosto alle 21.10 su Rai Storia.
La narratrice Charlotte Marincola - anche attraverso gli interventi degli storici Olivier Dard e Olivier Wieviorka, dell'accademico di Francia Maurizio Serra e dello storico dell'arte Giovanni Carlo Federico Villa - ripercorre le tracce della Parigi occupata a partire dal rapido e inatteso crollo della Francia, che si sgretola non appena la Linea Maginot viene aggirata dai nazisti. Un trauma che porta i parigini a fuggire dalla loro città. E con loro, fugge anche la grande arte, in direzione del castello di Chambord, nella Loira, dove oltre 5000 casse piene di capolavori come La Gioconda, la Venere di Milo e la Nike di Samotracia rimarranno fino alla fine della guerra. Parigi viene dichiarata città aperta per evitarne la distruzione. Da Londra arriva l'appello dell'allora sconosciuto Charles De Gaulle a non arrendersi. Nasce la Resistenza francese. Una Resistenza costellata da eroi silenziosi, come Rosa Valland, curatrice del Jeu de Paume, dove i nazisti raccolgono i capolavori sequestrati da musei e da collezionisti ebrei prima di portarli in Germania. Sarà grazie al suo lavoro di spionaggio che alla fine della guerra oltre 60mila opere d'arte torneranno in Francia.Quella di Parigi, è un'occupazione politica, simbolica e restrittiva per gli abitanti della città. E piena di contraddizioni, come la presenza di Picasso che continua a vivere in città indisturbato, nonostante il suo quadro-denuncia dei bombardamenti tedeschi sulla Spagna. È un'occupazione che impone alla città due anime: lo sfarzo della Ville Lumière per occupanti e collaborazionisti, e la fame e i razionamenti per i parigini. Ma anche l'orrore delle deportazioni di uomini, donne e bambini ebrei, culminate nell'episodio del Velodromo d'inverno, dove i gendarmi francesi arrestano oltre 12.000 persone.
Con l'avvicinarsi alla capitale degli Alleati sbarcati in Normandia, Parigi sta per cadere, lo sanno tutti, eccetto Hitler. L'insurrezione popolare e i partigiani danno il via alla Liberazione. Le truppe francesi di Leclerc entrano nella capitale francese seguite da quelle di Eisenhower. È il 25 agosto 1944, il generale Charles De Gaulle finalmente parla alla Parigi liberata dal balcone dell'Hotel de Ville: ''Paris outragée! Paris martyrisée! Mais Paris libérée!''.
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